L’emergenza Covid19 e i bambini: un disastro. di Giorgio Tamburlini

“Il mondo sta perdendo un’intera generazione di bambini” è l’allarme lanciato in settembre da un gruppo di Premi Nobel[1]. Non è un allarme esagerato, se si considera l’impatto della pandemia sulle principali dimensioni della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’impatto sulla salute

Uno studio pubblicato su Lancet Global Health nel maggio 2020[2] ha stimato l’impatto della pandemia sull’aumento di mortalità sotto i 5 anni nel mondo, fornendo cifre impressionanti. Il lavoro si basa su una modellistica costruita su diverse variabili, ciascuna delle quali ha un suo peso valutato con un ampio range di valori e il risultato necessariamente è espresso con intervalli molto ampi. Nello scenario più favorevole, la stima è di 253.500 decessi in più all’anno sotto i 5 anni, in quello meno favorevole la stima è di 1.157.000 decessi, rispettivamente un aumento del 10 e del 44% del tasso di mortalità sotto i 5 anni. Se teniamo conto che il lavoro è del maggio 2020, e che da allora la pandemia ha avuto un’evoluzione ancora peggiore del previsto, dobbiamo ritenere che la realtà sia più vicina alla stima peggiore.

Le cause di un tale drammatico aumento sono molteplici: il venir meno di cure preventive (la copertura vaccinale ad esempio ha subito una riduzione drastica in moltissimi paesi) e delle cure per traumi, patologie acute e croniche. Quanto è stato osservato in Italia, dovuto più ai timori da parte delle famiglie di recarsi in ospedale che ad effettivi ostacoli nell’accesso, va moltiplicato per cento in paesi dove a questi timori si aggiunge la accresciuta debolezza dei sistemi sanitari; l’aumento della malnutrizione infantile e in gravidanza, con ovvie implicazioni per gli outcome neonatali[2-4].

Ai danni sulla salute fisica vanno aggiunti quelli, molto diffusi, sulla salute mentale derivanti da situazioni familiari difficili, dovute a lutti, separazioni, venir meno di entrate essenziali, perdita del lavoro da parte dei genitori, conseguenti stress e conflitti, o alla perdita delle abituali occasioni e reti di sostegno e socializzazione, scuola compresa. Infine, l’adozione di misure di prevenzione del contagio adottate nelle maternità (molte delle quali non giustificate da alcuna evidenza) hanno inoltre comportato, oltre che problemi nell’effettuazione di interventi ostetrici di emergenza, l’abbandono di pratiche ispirate al contatto precoce e alla family-centered care, e ostacoli logistici e soggettivi all’allattamento[3-5].

L’impatto sull’educazione e la protezione sociale

Le misure di contenimento che hanno direttamente interessato le scuole, e altre difficoltà  (economiche, del sistema di trasporto, ecc.) che hanno comunque reso difficile l’accesso alle scuole, hanno privato della frequenza di servizi educativi oltre un miliardo di bambini (ogni anno nascono nel mondo tra 130 e 150 milioni di bimbi, e il numero di bambini in età compresa tra 3 e 18 anni è di oltre 2 miliardi). Per una buona metà di questi non vi è nemmeno la possibilità della formazione a distanza. Per moltissimi, inoltre, la perdita della scuola ha significato la perdita del solo pasto giornaliero adeguato[3-6].

La perdita della scuola e la permanenza obbligata a casa (oppure nelle precarie abitazioni delle baraccopoli come accade nelle grandi periferie urbane della gran parte delle città dei paesi poveri) hanno fatto aumentare i casi di violenza, sfruttamento, abbandono di minori.  In una parte ormai maggioritaria del mondo bambini e ragazzi, impossibilitati a giocare e socializzare fuori casa, stanno trascorrendo una parte ancora maggiore del loro tempo connessi alla rete. Questo fatto, se da una parte può rappresentare un “salvagente sociale” temporaneo, dall’altra implica un rischio aumentato di esposizione alle insidie della rete, dal marketing aggressivo, al cyberbullismo, alle reti pedofile e a quelle complottiste, e alle sette di vario tipo, alla cui fascinazione gli adolescenti sono particolarmente esposti[6].

In alcuni casi, la pandemia è stata usata come pretesto per aggirare leggi e trattati finalizzati a proteggere i bambini. Vedi ad esempio, negli Stati Uniti, il decreto presidenziale che nel marzo 2020 ha autorizzato l’espulsione di minori non accompagnati quando “provenienti da un paese dove è in atto una epidemia” (quindi da ovunque…).

Il Box 1 riassume le stime quantitative delle conseguenze maggiori della pandemia su bambini e ragazzi.

Box 1. Covid-19 e bambini. I numeri di un disastro globale

  •  Almeno mezzo milione di decessi in più all’anno tra i bambini di età inferiore ai 5 anni
  •  Tra 1 e 1.5 miliardi di bambini e ragazzi sono stati esclusi per molti mesi dalla scuola
  •  Diversi milioni di bambini e ragazzi hanno perso un familiare
  •  Oltre la metà dei bambini e dei ragazzi ha sofferto e soffrirà conseguenze significative sulla salute fisica e mentale, sull’ educazione, e sullo sviluppo

La pandemia come moltiplicatore delle diseguaglianze

Come è stato sottolineato da tutti, sotto l’apparente egualitarismo del contagio si è mal nascosto un aggravio drammatico delle diseguaglianze già esistenti, e quindi effetti negativi più diffusi e più gravi per i gruppi già vulnerabili (Box 2).

Box 2. Gruppi vulnerabili per i quali gli effetti diretti (per maggiore rischio di contagio) e soprattutto gli effetti indiretti (per ripercussioni sui contesti familiari e di cura e l’operatività dei servizi) sono più probabili e più severi.

  • Bambini in famiglie in difficili condizioni economiche.
  • Bambini migranti (in particolare migranti recenti e con status e condizioni precarie).
  • Bambini e famiglie già in carico dei servizi sociali.
  • Bambini affetti da patologie croniche, disabilità e problemi di neurosviluppo.
  • Bambini e ragazzi con problematiche di salute mentale e con genitori affetti da problemi di salute mentale o da dipendenze
  • Bambini in cura residenziale (detenzione, comunità, ecc.).

Una visione complessiva degli effetti diretti e indiretti della pandemia su bambini e ragazzi, ispirata a una visione sistemica che consente di cogliere le interconnessioni tra le conseguenze della pandemia nei diversi contesti, dal microcosmo delle famiglie al macrocosmo sociale è proposta nel prospetto allegato [PDF: 89 Kb]e riportato in calce [7]. Una visione d’insieme che può facilitare la previsione degli effetti, il loro riconoscimento, e possibilmente la loro prevenzione e “cura” e che può essere utilizzato per la formazione (curricolare e in servizio) degli operatori dell’infanzia, dagli stessi pediatri agli assistenti sociali, dagli psicologi agli educatori.

Le risposte dei paesi e della comunità internazionale

Se le agenzie internazionali si sono mosse rapidamente, sottolineando le conseguenze sui bambini quando ancora non si conoscevano del tutto le dimensioni del disastro e pubblicando raccomandazioni, appelli e linee guida, questi sono rimasti largamente inascoltati e inattuati da parte dei governi nazionali. I bambini, con poche e parziali eccezioni, sono stati considerati come possibile fonte di contagio (in generale, sovrastimando le stesse evidenze su questo aspetto) piuttosto che come portatori di diritti e bisogni[5,8].  Le risposte dei paesi sono state focalizzate sul breve periodo, nella direzione della protezione sociale delle categorie e delle famiglie colpite dai provvedimenti di restrizione delle attività economiche, educative e culturali, tramite trasferimenti di risorse, benefici fiscali e protezione, per quanto possibile, dell’occupazione. Certo, vi è stato un significativo aumento dei contributi filantropici (di circa 10 volte) ma qualcuno ha fatto notare che l’ammontare complessivo di tali erogazioni ha rappresentato lo 0,062 dei profitti. È stata piuttosto la società civile, il mondo del volontariato, che ha messo in campo azioni che hanno rappresentato in molte situazioni un sollievo immediato per le famiglie: dalla distribuzione di alimenti e altri beni di prima necessità, all’aiuto logistico per quanti impossibilitati a muoversi, al sostegno sociale e psicologico, avvenuto anche o soprattutto attraverso la rete. Se non è certo scomparsa la necessità di misure immediate di sollievo, non vi sono dubbi che vi sia ora l’esigenza di guardare più lontano, curare le storture che la pandemia ha messo in evidenza, investire nell’oggi delle nuove generazioni[1, 8-11].

Bibliografia

  1. Fair share for children Summit.
  2. Roberton T, Carter ED, Chou VB et al. Early estimates of the indirect effects of the COVID-19 pandemic on maternal and child mortality in low-income and middle-income countries: a modelling study. Lancet Glob Health 2020. Published Online May 12, 2020.
  3. Policy brief: the impact of COVID-19 on children. UN, 15.04.2020.
  4. International Child Health Group, Royal College of Paediatrics & Child Health. Impact of the COVID-19 pandemic on global child health: joint statement of the International Child Health Group and the Royal College of Paediatrics. Arch Dis Child, 2020, published on line September 2020.
  5.  Tamburlini G, Marchetti F, Bertino E et al. Bambini e coronavirus: la doverosa ricerca di un equilibrio tra i presunti rischi e i documentati danni collaterali. Medico e Bambino, 2020:6.
  6. Covid-19 impact on education. UNESCO, May 2020
  7. Tamburlini G. L’impatto globale del Covid-19 sui bambini. Medico e Bambino, 2020; XXXIX (10).
  8. Editorial. Prioritising children’s rights in the COVID-19 response. Lancet Child and Adolescent Health, 4 July 2020.
  9. Innocenti research Centre, Florence. A rapid review of economic policy and social protection responses to health and economic crises and their effects on children. Lessons for the COVID-19 pandemic response. UNICEF, June 2020.
  10. Shared responsibility, global solidarity: responding to socio-economic impacts of COVID-19. UN, March 2020.
  11. CSB e ACP. Senza Confini: come ridisegnare le cure per l’infanzia e l’adolescenza, integrando i servizi, promuovendo l’equità, diffondendo le eccellenze. Csbonlus.org, Ottobre 2020

Giorgio Tamburlini, Centro per la Salute del Bambino
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