LA VOCE DEGLI STUDENTI INASCOLTATI NELLA CRISI: l’apprendimento durante la pandemia

Save the Children pubblica il Rapporto sui primi sei mesi di attività del programma “Riscriviamo il futuro”.

Secondo l’ONU, la pandemia ha causato “la più grande interruzione dei sistemi educativi della storia”. La fruizione della didattica a distanza dovuta alla chiusura delle scuole, e le misure adottate per garantire la sicurezza degli ambienti quando queste hanno riaperto, hanno cambiato il concetto dell’istituzione scuola così come bambini e ragazzi la conoscevano.

In considerazione della gravità e complessità della crisi e delle ricadute anche nel medio e lungo periodo per il benessere e le condizioni di vita dei più giovani, Save the Children sin dai primi giorni della crisi pandemica ha avviato un programma organico di ampio respiro “Riscriviamo il Futuro” con un approccio multidimensionale e con un primo obiettivo, tra gli altri, di contrastare la povertà educativa e ridurre i rischi di dispersione scolastica. Così come tutta la strategia di Save the Children, anche il programma “Riscriviamo il Futuro” si ispira all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile con particolare riferimento ad alcuni Obiettivi: sconfiggere la povertà e la fame, promuovere il diritto alla salute, benessere, istruzione di qualità e parità di genere, ridurre le disuguaglianze, in partnership per gli Obiettivi.

Il programma si realizza grazie al dialogo diretto con gli studenti e la comunità educante, composta non solo dalle scuole, ma anche da famiglie, privato sociale, enti culturali e istituzioni locali. L’iniziativa ha raggiunto nei primi sei mesi più di 66 mila persone, da un lato con interventi destinati a garantire un sostegno educativo nel contesto scolastico ed extrascolastico e assicurare agli studenti con maggiori difficoltà un intervento personalizzato sulla base delle loro necessità e dall’altro a supportare le famiglie più vulnerabili dal punto di vista socio-economico nell‘

Nel Rapporto vengono riportati i risultati di un’indagine in collaborazione con IPSOS che ha coinvolto 1000 studenti tra i 14 e i 18 anni con l’obiettivo di dare voce agli adolescenti, gruppo che durante la pandemia è quasi sparito nel dibattito pubblico. La valutazione dell’esperienza della didattica a distanza (DAD) è principalmente positiva, anche se un 38% la valuta negativamente e un 35% afferma che la DAD abbia peggiorato la propria preparazione scolastica. Inoltre, per il 70% di studenti la DAD rende più complicato concentrarsi durante le lezioni, imparare nuove cose e socializzare con i compagni. Per quanto riguarda la continuità dell’esperienza di didattica digitale, i risultati indicano che le assenze sono aumentate rispetto allo scorso anno scolastico. I motivi principali di questo aumento sono i problemi di connessione (il 28%) e i problemi di concentrazione durante le lezioni (il 26%). Più di 7 ragazzi su 10 (72%) dicono di avere almeno un compagno che sta facendo più assenze rispetto allo scorso anno (+ 16-18enni: 75% vs 69% dei 14-15enni). Ancora più allarmante il fatto che più di un ragazzo su 4 (28%) affermi che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni (1 su 3 al Centro, meno fra i più giovani: 24% fra 14-15enni vs 30% fra i 16-18enni). Di questi, il 7% afferma che i compagni di scuola “dispersi” durante il lockdown sono tre o più di tre. Questo dato appare particolarmente preoccupante in relazione al rischio di un aumento repentino della dispersione scolastica: stando alla percezione dei giovani intervistati si possono stimare prudenzialmente circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado come potenziali nuovi dispersi, ai quali va assicurato un intervento precoce e mirato.

Oltre alle conseguenze sul fronte educativo, bisogna tener conto degli effetti legati alla socialità e alla sfera emotiva. La maggior parte degli intervistati (60%) concorda sul fatto che il periodo a casa abbia avuto ripercussioni negative sulla propria capacità di socializzare e sul proprio stato d’animo e umore, ma ancora più preoccupante e la quota del 24% che afferma ripercussioni negative sulla salute, essendo la stanchezza lo stato d’animo più provato tra gli intervistati. Quasi il 50% dei giovani vede questo anno di pandemia come un anno sprecato.

Nel Rapporto, Save the Children raccomanda di procedere al più presto:

  • Alla individuazione e al recupero dei potenziali dispersi.
  • Al potenziamento dell’offerta scolastica.
  • Alla definizione di un Programma di sostegno educativo, ricreativo e di socialità per l’estate.
  • Al potenziamento del sistema educativo, anche attraverso i finanziamenti previsti dal Next Generation Eu, come richiesto anche da EducAzioni, network di nove reti impegnate nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Leggi Il Rapporto Riscriviamo il futuro sui primi sei mesi di attività

fonte: SAVE THE CHILDREN

vedi anche “I giovani ai tempi del coronavirus”

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