L’Internet delle cose e i servizi per gli anziani. di Lorenzo De Michieli

L’Internet of Things si inserisce a pieno titolo nel filone della ricerca medica e tecnologica finalizzata al sostegno della terza età. Le innovazioni potranno garantire un cambio di paradigma in tutti i settori sanitari.

L’innovazione tecnologica e le conquiste della scienza medica hanno notevolmente migliorato l’aspettativa di vita. Secondo le Nazioni Unite (Onu) la percentuale della popolazione mondiale di età pari o superiore a 65 anni aumenterà da circa il 9% nel 2019 a circa il 16% nel 2050. Anche se la tendenza all’invecchiamento interessa praticamente tutti i paesi, essa ha il maggiore impatto in Europa e Nord America, dove si prevede che una persona su quattro avrà più di 65 anni entro il 2050. Con l’età, l’entità dei problemi di salute tende ad aumentare e l’inevitabile declino delle capacità funzionali richiede soluzioni in grado di far fronte alla riduzione delle capacità fisiche e mentali. Una società che invecchia rapidamente ha bisogno di soluzioni efficaci per il suo invecchiamento sano, che aiutino a rimanere in buona salute, a mantenere l’indipendenza e a migliorare il benessere delle persone anziane e dei soggetti fragili con patologie croniche. Il cambiamento di età della società è riconosciuto internazionalmente come una sfida globale, anche per le sue implicazioni sul sistema economico e sul mercato del lavoro. Gli anziani sono i principali utenti del sistema sanitario pubblico e, man mano che la loro quota percentuale crescerà, ne aumenterà la pressione economica sulla popolazione più giovane e occupata.

Un matrimonio promettente
Le tecnologie assistive e la loro integrazione con l’Internet delle cose (Internet of things – IoT) saranno fattori chiave per affrontare la maggiore domanda di servizi sanitari e migliorare la qualità della vita degli anziani. L’IoT è un concetto che racchiude una serie di oggetti, chiamati “cose”, in grado di raccogliere e condividere informazioni su reti private o pubbliche. L’IoT include una vasta gamma di dispositivi quali sensori ambientali che, ad esempio, possono controllare l’illuminazione di casa e gli elettrodomestici, rilevare diverse tipologie di attività nella stanza e segnalare un’emergenza; dispositivi indossabili che misurano la frequenza cardiaca di una persona, la pressione e l’ossigenazione del sangue; smartphone, telecamere e qualsiasi oggetto connesso ad internet che scambia dati.

L’industria sanitaria è uno dei domini molto promettenti per le soluzioni IoT, perché queste possono consentire un cambiamento di paradigma da un sistema sanitario centralizzato, in cui l’ospedale è sostanzialmente l’unico luogo di cura, a un modello di cura pervasivo sul territorio, preventivo e personalizzato. Grazie all’introduzione di queste tecnologie, in un futuro prossimo sarà possibile costruire ambienti di vita teleassistiti in cui viene svolto un monitoraggio continuo, remoto e non invasivo della persona, che consente ai medici di raccogliere e interpretare, grazie anche all’aiuto dell’intelligenza artificiale, i dati sullo stato di salute, sull’autonomia personale e sulla dimensione socio-relazionale dell’anziano. Per conseguenza, sarà possibile attivare servizi assistenziali su misura e terapie personalizzate in supporto di una vita più sana, più sicura, più indipendente e più attiva, anche sul piano della partecipazione sociale.

I luoghi della sperimentazione
La sperimentazione di queste nuove infrastrutture, integrate in abitazioni private o in strutture assistite quali Rsa (Residenze sanitarie assistite) e case di cura, è già iniziata su scala internazionale. La Comunità europea sta già finanziando alcuni progetti pilota che hanno lo scopo di progettare e sperimentare queste nuove infrastrutture di telemedicina per valutarne l’efficacia, la sostenibilità economica e l’impatto sociale.

Anche l’Italia è all’avanguardia in questo settore: per esempio, il progetto MultiplatAge, finanziato dal ministero della Salute, ha lo scopo di aiutare i geriatri a identificare condizioni di fragilità attraverso un monitoraggio continuo e non invasivo della persona anziana in ambiente non ospedaliero. Nel sistema sanitario corrente la cartella clinica si basa su resoconti aneddotici del paziente tra le visite mediche, mentre molte malattie croniche richiedono un monitoraggio continuo piuttosto che valutazioni episodiche. Il sistema di monitoraggio basato su IoT è in grado di colmare questa lacuna fornendo dati utili per una valutazione continua e più accurata della salute, consentendo anche di prevenire infortuni o l’insorgenza di complicazioni.

Per questo progetto sono stati pensati diversi sensori per il monitoraggio della persona, quali ad esempio sensori a pavimento per monitorare la capacità di deambulare della persona durante l’espletamento delle attività di vita quotidiana, o per rilevare cadute. Altri sensori potranno registrare la durata e la distribuzione del peso delle persone sdraiate a letto o sedute su una sedia, fornendo dati utili alla valutazione della motilità, dell’equilibrio, della funzionalità motoria della persona. Il letto sarà anche fornito di un sensore balistocardiografico per valutare la qualità del sonno e per misurare senza contatto la frequenza cardiaca e respiratoria. Anche il bagno potrà essere sensorizzato in modo “invisibile” per ricavare informazioni dell’espletamento delle attività quotidiane, del peso della persona, e di comportamenti anomali che possano indicare incidenti.

Una condizione di base
Appare evidente che le caratteristiche pervasive di questi sistemi IoT del prossimo futuro sollevano problemi che devono essere affrontati puntualmente far sì che questi sistemi siano realmente accettati dall’utente. Essi dovranno essere progettati in modo appropriato, considerando con attenzione tutti gli aspetti della vita della persona anziana, in primis il diritto alla privacy. Ciò potrà avvenire soltanto attraverso uno sforzo importante di co-progettazione, in cui gli utenti finali, ossia le persone anziane e i soggetti fragili, dovranno esser poste al centro del processo di ricerca, progettazione e test di questi nuovi promettenti strumenti per un nuovo e più inclusivo modello di assistenza sanitaria e sociale.

Lorenzo De Michieli è il Direttore del Rehab Technologies Lab, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)

fonte: Collettiva

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