Chi sono i firmatari per il referendum su eutanasia e cannabis. di Leonardo Madio, Francesco Principe

Sebbene dichiarati inammissibili dalla Consulta, i due referendum su eutanasia e cannabis hanno ridestato un senso di partecipazione alla politica dei giovani. Tuttavia il supporto mostra una forte eterogeneità di genere, età, e territoriale.

La decisione della Consulta rispetto all’ammissibilità dei quesiti referendari su cannabis ed eutanasia, sostenuti rispettivamente da 600 mila e 1milione 200 mila (di cui solo 850 mila depositate) firmatari, ha fatto molto discutere. Nonostante il parere contrario della Consulta, il dato politico è particolarmente importante: i due referendum hanno mostrato una forte partecipazione popolare, anche grazie alla possibilità, per la prima volta, di poter sottoscrivere la piattaforma referendaria in forma digitale, attraverso l’identità digitale (Spid). Una misura approvata dalla Commissione Affari Costituzionali e Ambiente della Camera, al fine di semplificare la partecipazione dei cittadini anche durante il periodo delle restrizioni anti-Covid.

Grazie alle informazioni sulle firme depositate e rese disponibili dal comitato promotore dei due quesiti referendari, con capofila l’Associazione Luca Coscioni, abbiamo comparato i dati sulla partecipazione alle due piattaforme referendarie per area territoriale, genere ed età. Un risultato molto interessante che emerge da una prima analisi meramente descrittiva delle firme raccolte è legato alla significativa eterogeneità presente nel supporto alle due piattaforme referendarie. E questo non solo a causa del fatto che il quesito referendario sull’eutanasia ha goduto di un arco temporale per la raccolta firme più lungo, nonché del doppio canale di raccolta, sia fisico che digitale.

Un primo dato che emerge è la marcata eterogeneità territoriale. Più del 50 per cento dei firmatari risiede nei comuni del Centro-Nord. La figura in basso mostra il rapporto esistente fra firme raccolte digitalmente e popolazione residente in ogni singolo comune. Pur controllando per la popolazione residente, le zone urbane mostrano una maggiore partecipazione politica.

Figura 1 – Distribuzione territoriale dei firmatari (solo firme digitali)

Inoltre, osservando le due mappe, emerge una netta divisione Nord/Sud (con la Sardegna parte del Nord). La mappa a sinistra mostra come, nel caso del referendum sul fine vita, la partecipazione (online) sia stata molto consistente nel Nord e nelle zone urbane, evidenziando una netta separazione rispetto al Sud del Paese. Diversamente, il sostegno al quesito sulla cannabis legale è stato prevalente nelle zone urbane del Centro-Nord  (in particolare Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna) e parte della Puglia. Inoltre è interessare notare come, al Sud, il tema della cannabis legale abbia raccolto relativamente maggior sostegno rispetto a quello dell’eutanasia.

Una seconda divisione che emerge è quella generazionale. Utilizzando l’intero universo delle firme depositate dal comitato referendario, il picco di sottoscrizioni si raggiunge fra i giovani nella fascia d’età 18-25 per il quesito sulla cannabis e nella fascia d’età 25-34 anni per il quesito sul fine vita.

Il quesito referendario sulla cannabis è inoltre apparso più divisivo sia per età che per genere. La partecipazione dei meno giovani crolla molto più velocemente rispetto a quella per il quesito sull’eutanasia, mentre la partecipazione maschile è solo leggermente più elevata sul tema dell’eutanasia rispetto alla partecipazione femminile e segue lo stesso trend per le diverse fasce d’età. Sul tema della cannabis, il divario di genere è molto più marcato fra i giovanissimi e tende ad appiattirsi con l’aumentare dell’età, anche alla luce della limitata partecipazione al referendum dei meno giovani.

In conclusione, l’analisi dei dati sui firmatari delle due proposte referendarie, eutanasia e cannabis, mostra un sostegno eterogeneo fra i diversi territori italiani. Tuttavia, emerge una forte e chiara spinta generazionale (in particolar modo della generazione Z e dei Millennials) per una risposta politica su questi temi. Una richiesta alla quale il Parlamento dovrebbe dare una risposta a prescindere dall’inammissibilità tecnica dei quesiti referendari.

fonte: lavoce.info

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