Dal 7 ottobre 2023, la Cisgiordania ha visto una drammatica escalation di violenza segnata da prolungate incursioni militari israeliane e da restrizioni più severe alla circolazione. Queste misure hanno ostacolato gravemente l’accesso ai servizi essenziali, aggravando le già terribili condizioni di vita di molti palestinesi. Questa impennata di violenza non è un evento isolato, ma fa parte di una lunga storia di oppressione e colonizzazione sistemica da parte di Israele.
lute Internazionale segue costantemente gli sviluppi della guerra condotta da Israele a Gaza. La rivista ritiene infatti che la tragedia del popolo palestinese non sia un evento cui sia sufficiente dedicare uno o due articoli ma costituisca una lunga e drammatica storia di continua violazione dei diritti umani ai danni di un popolo e che, dunque, meriti un intenso impegno di informazione e denuncia.
Ricordiamo e rendiamo disponibile nella bibliografia una selezione dei numerosi articoli pubblicati dalla rivista su questo tema (1) .
Tuttavia, in questo articolo non parleremo di Gaza ma della Cisgiordania, internazionalmente definita come OPTs (Occupied Palestinian Territories). Infatti, la giusta e necessaria attenzione sulla violenza israeliana a Gaza non deve farci dimenticare la tragica realtà della Cisgiordania. Le forze israeliane e i coloni che abitano gli insediamenti in territorio palestinese hanno aumentato l’uso della violenza fisica estrema contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata da quando la guerra totale contro Gaza è iniziata nell’ottobre 2023.
Secondo un nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (MSF) almeno 870 palestinesi sono stati uccisi e oltre 7.100 feriti tra l’ottobre 2023 e il gennaio 2025. Secondo il rapporto di MSF, intitolato “Infliggere danni e negare le cure” (2), l’escalation di violenza in Cisgiordania ha gravemente ostacolato l’accesso all’assistenza sanitaria e fa parte di un modello di oppressione sistemica da parte di Israele, che è stato descritto dalla Corte Internazionale di Giustizia come equivalente alla segregazione razziale e all’apartheid. Il rapporto di MSF copre il periodo di quattordici mesi, dall’ottobre 2023 al dicembre 2024. Ricordiamo che MSF è presente negli OPTs fino dal 1988. In Cisgiordania, le équipe di MSF, che comprendono 30 membri dello staff internazionale e 140 del personale locale, lavorano nei governatorati di Jenin, Tulkarem, Nablus, Qalqilya, Tubas ed Hebron, fornendo assistenza sanitaria di base attraverso cliniche mobili, servizi di salute mentale e sviluppo delle capacità di assistenza d’emergenza per il personale medico e per i primi soccorritori, pur se in mezzo alla violenza e ai forzati trasferimenti che derivano dall’occupazione militare israeliana. MSF è presente anche nella parte meridionale della Cisgiordania. A Hebron, MSF sostiene ospedali e comunità attraverso cliniche mobili, supporto al reparto maternità, servizi di salute sessuale e riproduttiva e servizi di emergenza.
Dal 7 ottobre 2023, la Cisgiordania ha visto una drammatica escalation di violenza segnata da prolungate incursioni militari israeliane e da restrizioni più severe alla circolazione. Queste misure hanno ostacolato gravemente l’accesso ai servizi essenziali, aggravando le già terribili condizioni di vita di molti palestinesi. Questa impennata di violenza non è un evento isolato, ma fa parte di una lunga storia di oppressione e colonizzazione sistemica da parte di Israele. Le équipe di MSF attive sul campo per sostenere il sistema sanitario sono testimoni delle violazioni commesse contro la popolazione. Il Rapporto MSF, basato interviste approfondite con operatori sanitari e pazienti, nonché sull’analisi di dati provenienti da fonti esterne affidabili, raccolti nell’arco di un anno, esamina gli attacchi e gli ostacoli all’assistenza sanitaria in un contesto di interferenze sistemiche da parte delle forze israeliane e dei coloni nella fornitura di assistenza sanitaria di emergenza: tali interferenze sono in molti casi azioni repressive violenze dirette specificamente alla assistenza sanitaria.
In primo luogo, l’accesso all’assistenza sanitaria è gravemente ostacolato da un sistema di checkpoint e blocchi stradali che ostruiscono i movimenti delle ambulanze a cui si aggiungono le frequenti e violente incursioni militari che, in taluni casi comportano l’uso di tattiche “sproporzionate”, come gli attacchi aerei. Questi raid provocano feriti, vittime e la distruzione di infrastrutture civili vitali, tra cui strade, condutture idriche e sistemi elettrici. La situazione è particolarmente grave nelle aree remote, che spesso sono quasi completamente isolate dalle strutture sanitarie, creando di fatto zone di deserto medico e sanitario. La situazione è soprattutto critica per i pazienti affetti da patologie croniche, che non possono accedere a trattamenti di mantenimento durante le incursioni militari. L’imprevedibile ondata di violenza ha anche generato un’atmosfera di paura e insicurezza, che ha avuto un profondo impatto sulla salute mentale dei palestinesi.
In secondo luogo, i frequenti attacchi contro il personale e le strutture mediche compromettono ulteriormente l’accesso all’assistenza sanitaria. Gli ospedali e le strutture sanitarie sono spesso accerchiati dalle forze militari e talvolta le truppe occupano gli edifici stessi, aggravando i rischi per i pazienti e il personale. I siti medici di fortuna, come i punti di stabilizzazione nei campi profughi, sono spesso danneggiati o completamente distrutti, rendendo inefficaci i mezzi alternativi di accesso alle cure mediche. Inoltre, i primi soccorritori e gli operatori sanitari sono frequentemente molestati, detenuti, feriti e persino uccisi dalle forze israeliane.
In terzo luogo, la violenza dei coloni – spesso tollerata e persino incoraggiata dal governo israeliano, alimentata dalla crescente espansione degli insediamenti, considerati illegali dal diritto internazionale, aggrava in modo significativo la situazione generale già deteriorata. Infatti, la violenza dei coloni crea un’ulteriore barriera all’accesso all’assistenza sanitaria, colpendo ulteriormente la salute della popolazione palestinese.
Israele, in quanto potenza occupante, sta venendo meno ai suoi obblighi, morali e giuridici, ignorando il Diritto Internazionale Umanitario, che si applica in situazioni di occupazione militare, e che sostiene il diritto alla vita e proibisce l’uso eccessivo e sproporzionato della forza.
A causa di queste violazioni, il sistema sanitario della Cisgiordania è sottoposto a un’immensa pressione e costretto a uno stato di perenne emergenza. Il personale medico e le strutture sanitarie sono costantemente minacciati da incursioni militari imprevedibili, attacchi e limitazioni di movimento, tutti fattori che compromettono gravemente i servizi sanitari. I servizi sanitari, con personale medico altamente qualificato, anche se disponibili sono deliberatamente resi inaccessibili proprio quando sono più necessari.
MSF chiede con urgenza nel proprio Rapporto che:
- Israele cessi di fare un uso sproporzionato e letale della forza in Cisgiordania;
- Israele cessi le violenze contro il personale medico e i pazienti e cessi gli attacchi alle strutture mediche;
- indagini indipendenti siano avviate per determinare le responsabilità dietro ai ripetuti attacchi ai civili e all’assistenza sanitaria in Cisgiordania;
- Israele faciliti la fornitura di cure mediche a tutti coloro che ne hanno bisogno, rispettando l’etica medica, prima di qualsiasi arresto o detenzione;
- l’UNRWA sia messa in condizione di continuare efficacemente le sue operazioni negli OPTs, visto il suo ruolo indispensabile nella fornitura di assistenza sanitaria.
Ci sembra che il mondo sia indifferente e che la distruzione sistematica del popolo palestinese, a Gaza e in Cisgiordania, rimanga, tutto sommato, irrilevante nel quadro internazionale. Non sono molti i paesi impegnati a sostenere i Palestinesi, a stigmatizzare Israele, e a chiedere una azione internazionale concreta che non solo ribadisca il diritto ai due stati ma soprattutto garantisca la vita del popolo palestinese all’interno del proprio territorio naturale. È stata perfino è evocata la criminale deportazione del popolo palestinese per potere estendere la presenza territoriale di Israele sia in una Cisgiordania ridotta a una colonia occupata, ove vige un terribile apartheid, sia a Gaza ove Trump vorrebbe costruire una Las Vegas mediterranea.
Tuttavia, fin dall’ottobre 2023 numerose organizzazioni ebraiche europee si sono chiaramente pronunciate contro la violenza israeliana sulla popolazione di Gaza. Il 3 ottobre 2024 è stata annunciata al Parlamento Europeo la Rete degli Ebrei Europei per la Palestina. Un gruppo numeroso ma minoritario del Board of Deputies of British Jews ha pubblicato una lettera aperta sul quotidiano Guardian criticando duramente l’azione di Israele a Gaza e l’incoraggiamento degli insediamenti illegali dei coloni israeliani. Malgrado questa dolorosa e coraggiosa posizione contro Israele di molti ebrei, in Italia, la nostra presidente del consiglio non ha voluto neppure avvalersi delle codificate forme di protesta diplomatica nei confronti del governo israeliano, il vicepresidente del consiglio, interrogato sulla sua posizione sulla situazione a Gaza ha dichiarato che lui si occupa di treni perché è ministro dei trasporti e, infine, il ministro degli esteri ha dichiarato “Sulla Striscia stiamo col Papa”, il che è un po’ poco per esprimere la posizione diplomatica di un grande paese come l’Italia.
Crediamo invece che sia urgente e moralmente ineludibile una mobilitazione dura e continua in difesa del popolo palestinese.
BIBLIOGRAFIA
1.
Gaza tradita dal silenzio e dall’impunità, 2025
Israele scatena l’inferno a Gaza. 2025
Israele blocca l’ingresso di aiuti a Gaza. 2025
Genocidio a Gaza. Le mie responsabilità. 2025
Violenza coloniale a Gaza. 2024
La salute dei bambini a Gaza. 2024
Gaza: la conta dei morti. 2024
Gaza: Giustizia, non pietà. 2024
Il movimento universitario pro Gaza. 2024
Gaza: prevenire un genocidio. 2024
Perché bombardare gli ospedali di Gaza? 2024
Embargo militare a Israele. 2024
Israele e Gaza: fermare il massacro. 2023
Proteggere i bambini di Gaza. 2023
La salute mentale a Gaza. 2023
Gaza sotto i droni israeliani. 2019
A Gaza anche l’acqua uccide 2018
fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/06/non-dimenticare-la-cisgiordania/