Abusi, manganelli e provocazioni. di Vincenzo Scalia

Vincenzo Scalia parte dalle indagini sulla Polizia locale di Genova per tornare sul tema abusi delle forze dell’ordine per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto.


Un anno addietro, la nostra premier, commentando i pestaggi subiti da alcuni studenti medi a Pisa e Firenze, affermò che criticare le forze dell’ordine è pericoloso. È seguito il decreto sicurezza, che fornisce assistenza statale agli esponenti delle forze dell’ordine sotto processo per abusi di potere, e consente loro di usare le armi private che possiedono quando non sono in servizio.

La recente vicenda di Genova, che vede indagati 15 esponenti della polizia urbana del capoluogo ligure per lesioni, peculato, falso ideologico, ci induce a riflettere sui pericoli che conseguono dall’allentare le briglie del controllo sugli apparati deputati all’uso della forza. L’inchiesta è partita dalla denuncia di due loro colleghe, insoddisfatte dell’esito dell’inchiesta interna, dalla quale uscivano come scarsamente credibili.

Se da un lato, in quanto garantisti, preferiamo sospendere il giudizio in attesa dell’esito giudiziario della vicenda, dall’altro lato, gli elementi che sono emersi fino ad ora, non possono non destare preoccupazioni. Si tratta di un copione che ricalca altre vicende che hanno coinvolto le forze dell’ordine. Pensiamo a quanto avvenuto a Piacenza nel 2020, o a Verona un paio di anni fa, e che si ripete a Genova, per non parlare di quanto accertato ad Asti. La retorica delle “poche mele marce” sembra dissolversi di fronte al rosario di una triste routine di vessazioni, violenze, appropriazioni indebite, trasversali a tutti i corpi di polizia. Come affermava lo studioso inglese Maurice Punch, più che alla mela marcia, bisogna guardare al frutteto.

Che non si tratti di un’eccezione, lo evidenzia anche la sistematicità del contesto, con veri e propri codici e rituali che appaiono cementare il gioco di squadra messo in atto dagli agenti implicati. Le percosse definite “cioccolatini” o chiamate “sberlari” in assonanza con la nota marca di caramelle, la chat di gruppo, dove si commentavano i fatti in oggetto, appellata come un noto film di Scorsese, inquietano: gli agenti coinvolti sembrano confondere la distinzione tra realtà e fiction, sentendosi protagonisti di un film in cui il male sta necessariamente dall’altra parte. Così facendo, giustificano i loro comportamenti abusivi, rimuovendo totalmente il fatto che il loro mandato si svolge all’interno della cornice dello Stato di diritto.

A preoccupare è anche il loro modus operandi. Oltre a possedere un tonfa, manganello non in dotazione alla polizia urbana, i soldi e gli stupefacenti sequestrati dagli indagati verrebbero tenuti in un ripostiglio apposito, per essere poi opportunamente utilizzati o per scopi personali. Ma, soprattutto, per costruire delle prove a carico dei fermati. Il più delle volte si tratta di minori o migranti, ovvero le classi pericolose dell’Italia contemporanea. Anche su questo c’è da riflettere, in quanto emerge ancora una volta come, lungi dall’ottemperare alle leggi, le forze di polizia producano la devianza in modo selettivo, facendo leva sui pregiudizi e le rappresentazioni dominanti.

Last but not least, si rende necessaria una riflessione sulla degenerazione delle pratiche messe in atto dalla polizia urbana in questo paese. Almeno dal settembre 2008, quando il ghanese Emmanuel Bunsu venne pestato a Parma nel corso di un’operazione antidroga, è balzato all’evidenza come la polizia locale, a volte, interpreta il suo ruolo non tanto come primo livello di interfaccia tra i cittadini e lo Stato, quanto come primo recettore e interprete del securitarismo. Con le conseguenze negative che conosciamo.

No, signora premier. Non è pericoloso criticare i poliziotti. Anzi, alla luce di quello che emerge continuamente, e dei margini ulteriori di autonomia che, insensatamente, il suo decreto, concede loro, costituisce una pratica sacrosanta.

fonte: https://www.fuoriluogo.it/rubriche/la-rubrica-di-fuoriluogo-sul-manifesto/abusi-manganelli-e-provocazioni/

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