OMS, Oltre la crisi. di Benedetto Saraceno

Abbiamo bisogno di una OMS più forte, più credibile, più competente e meglio governata e abbiamo anche disperatamente bisogno di ribadire con forza l’importanza fondamentale di una agenzia tecnica globale che lavori per la salute di tutti, poveri e ricchi, e che si impegni a combattere anche le malattie che non interessano ai paesi ricchi e che continui a servire quelle popolazioni abbandonate, povere e escluse dal mainstream del neoliberalismo sanitario.


Immediatamente prima della annuale assemblea 2025 degli Stati Membri, il Direttore generale della OMS Tedros Ghebreyesus ha annunciato una radicale ristrutturazione della agenzia, recentemente privata dei fondamentali contributi finanziari e tecnici degli Stati Uniti, secondo la sprezzante volontà anti-multilateralista di Donald Trump (1). Si tratta di una ristrutturazione che colpisce singoli, gruppi di lavoro e programmi globali. Due importanti figure della salute pubblica globale hanno dovuto lasciare l’organizzazione, Mike Ryan, irlandese, vicedirettore generale e storico e apprezzatissimo leader delle operazioni di Health Emergency e Bruce Aylward, canadese, competente responsabile delle operazioni connesse alla pandemia Covid -19, anche se al centro di polemiche a proposito della opaca relazione OMS/Taiwan/Cina. Al di là di queste decisioni che toccano figure significative dell’ultimo decennio della OMS e della acquisizione di nuove figure senior quali il nigeriano Ihekweazu alla guida delle Emergenze e dell’inglese Jeremy Farrar alla guida del gigantesco cluster Health Promotion Disease Prevention and Control, quello che più interessa alla comunità globale di Sanità Pubblica sono le conseguenze della ristrutturazione.

Innanzitutto, i clusters tematici della OMS sono stati ridotti da dieci a quattro. Se in precedenza le aree tematiche della OMS erano:

  • Relazioni Esterne e Governance
  • Business Operations
  • Analisi dei dati
  • Science Division (che includeva Quality Assurance, Digital Health e Ricerca)
  • Universal Health Coverage Life Course (che includeva la Primary Health Care e tutta l’area dei Vaccini)
  • Universal Health Coverage Malattie Trasmissibili e Non Trasmissibili (che includeva i grandi temi dell’AIDS, della Tubercolosi, della Malaria e delle Neglected Tropical diseases così come tutte le malattie Non-communicable come Cancro, Diabete, Cardiovascolare e la Salute Mentale)
  • Universal Health Coverage Populations (che includeva la Salute Ambientale e i Determinanti Sociali)
  • Resistenza Antimicrobica
  • Accesso ai farmaci e ai prodotti sanitari
  • Emergenze, Preparadness e Risposta

Attualmente le aree sono ridotte a:

  • Business Operations
  • Health Promotion Disease Prevention & Control (un cluster che riunisce tutte le malattie esistenti dalle infettive alle non trasmissibili)
  • Sistemi Sanitari
  • Emergenze, Preparadness e Risposta

Le conseguenze di questi accorpamenti non sono di sola ingegneria istituzionale ma sono significative perché implicano una riduzione sostanziale dei dipartimenti tecnici (da 76 a 34). I dipartimenti tecnici costituiscono il nucleo pensante e operativo della OMS sia nel suo lavoro di natura normativa sia in quello di assistenza tecnica ai paesi. Cosicché, ad esempio, Salute Mentale, Tumori, Diabete, Cardiovascolare saranno una unica entità, e ci si può legittimamente domandare quale sarà il livello possibile di specialismo e produzione di top science all’interno di strutture che avranno da affrontare più problemi gestionali e finanziari che tecnici.

Ovviamente la riduzione sostanziale del budget causata dalla uscita degli Stati Uniti (con una perdita del 18% del bilancio annuale dell’OMS, pari a circa 3,4 miliardi di dollari) sta costringendo  a una radicale riduzione del personale con conseguenze devastanti su alcuni programmi faro (2):

  1. Eradicazione del vaiolo.
  2. Iniziativa Globale per l’Eradicazione della Polio.
  3. Sistema globale di sorveglianza e risposta all’influenza.
  4. Controllo delle malattie tropicali trascurate (Neglected Tropical Diseases).
  5. Controllo ed eliminazione della malaria.
  6. Fine della pandemia di HIV-AIDS

In sintesi, il rischio maggiore di questa ristrutturazione, degli accorpamenti, della riduzione dei dipartimenti tecnici e della riduzione del personale sarà quello di creare grandi e talvolta incoerenti conglomerati tematici dotati di un personale tecnico significativamente ridotto.

Infine, un altro possibile esito della ristrutturazione è quello della delocalizzazione di alcuni programmi della OMS in sedi meno costose e ove i salari siano meno gravosi di quelli della sede di Ginevra: ad esempio, il dipartimento delle Emergenze delocalizzato a Berlino o le Malattie Infettive delocalizzate a Pretoria o Nairobi o Addis Ababa).Il rischio di questa frammentazione è quello dell’indebolimento della massa critica polispecialistica concentrata nella sede di Ginevra: minori costi ma anche minore collaborazione fra dipartimenti e programmi. Se la grave responsabilità morale e politica di Trump non ha bisogno di commenti e resta da sola una ragione sufficiente per considerare l’amministrazione statunitense responsabile di una significativo futuro aumento della mortalità globale, tuttavia non va dimenticato che  in apertura della riunione del Consiglio esecutivo dell’OMS (gennaio 2025),  lo stesso direttore generale Tedros aveva dichiarato che, anche prima dell’ordine esecutivo di Trump, l’OMS stava pianificando una riduzione della spesa a causa di un deficit causato dalle difficoltà economiche di molti Paesi donatori.

L’annuncio degli Stati Uniti ha aggravato la situazione e abbiamo annunciato una serie di misure con effetto immediato”, ha dichiarato.

Dunque, una crisi aggravata da una successiva crisi.

Se la seconda crisi ha un solo responsabile, ossia Trump, dobbiamo chiederci quali siano le responsabilità che stanno alla base della prima crisi. Senza volere semplificare troppo una questione complessa possiamo dire che alla base della crisi della OMS (crisi finanziaria e crisi reputazionale) stanno almeno quattro fattori:

  • Una diminuzione dei contributi volontari dei paesi membri (ricordiamo che il budget della OMS è costituito da due distinti portafogli, quello dei contributi obbligatori dovuti dai singoli stati membri e calcolati sul loro PIL e quello delle contribuzioni volontarie sia dei paesi membri sia di altre entità private). Malgrado la ammirevole costanza dei contributi volontari dei paesi nordici (Norvegia, Svezia, Finlandia, Olanda) e del Regno Unito, altri paesi hanno diminuito significativamente il loro impegno a sostenere la OMS (e l’Italia è uno degli esempi meno onorevoli). In controtendenza va segnalato l’annuncio della Cina che ha deciso di aumentare il proprio contributo a parziale compensazione della perdita dei fondi USA. Ovviamente questa generosità cinese implicherà anche una maggior controllo della Cina sulle politiche della OMS.
  • La progressiva frammentazione delle agenzie dedicate alla salute globale (UNAIDS, Global Fund /HIV/Tubercolosi/Malaria, Global Alliance for Vaccines) ha determinato un aumento della competizione per i fondi pubblici e privati impoverendo la quota destinata a OMS.
  • Una perdita di credibilità della OMS dovuta a scandali connessi a figure senior (ricordiamo il licenziamento nel 2022 del direttore regionale dalla regione dell’estremo oriente (Western Pacific), il giapponese Takeshi Kasai, accusato di condotte abusive e razziste o la inaccettabile presenza nel ruolo di direttrice della regione del Asia del Sud Est (South Eastern Asia), la psicologa Saima Wazed del Bangladesh, accusata di frode, abuso di potere e falso.
  • Infine, una gestione finanziaria della sede di Ginevra della OMS quantomeno definibile come incauta (va ricordato che più della metà dell’attuale deficit della OMS è nel budget dell’ufficio centrale di Ginevra): troppi consulenti, troppe iniziative costose e di scarso impatto.

Dunque, un insieme complesso di fattori che impongono ai paesi che sono ancora motivati e fieri di contribuire al multilateralismo e alla salute globale di rafforzare la loro presenza critica e costruttiva, di aumentare il loro sostegno economico e soprattutto di potenziare il loro apporto tecnico alla OMS. A questo proposito è opportuno ricordare il Piano Pandemico Globale approvato nel mese di maggio dalla Assemblea Generale della OMS e che rappresenta un punto di svolta epocale nella governance sanitaria globale. L’accordo è il risultato di un lungo negoziato fra paesi uniti dall’impegno a contribuire alla salute globale: è composto da 35 articoli e stabilisce un quadro giuridico per prevenire, prepararsi e rispondere a future pandemie con maggiore equità, cooperazione e trasparenza.

Paradossalmente l’uscita degli Stati Uniti oltre a essere un danno economico e un danno tecnico (si pensi ai fondamentali dati di sorveglianza epidemiologica forniti alla OMS dalle agenzie americane di ricerca come il National Institute of Health/NIH e il Center for Diseases Control di Atlanta/CDC, potrebbe avere il benefico effetto di silenziare uno storico oppositore alle iniziative di salute pubblica che colpiscono la grande industria dell’alcol, della industria alimentare, del junk food e delle bevande dolcificate. Tale possibile benefico effetto collaterale sarà comunque mitigato dal fatto che ormai tutta la grande industria alimentare è in mano a multinazionali che hanno poteri di lobbying globali.

In conclusione, oggi in questo momento di crisi della OMS, la comunità globale di Sanità Pubblica deve scegliere fra un atteggiamento di critica radicale e distruttiva oppure di sostegno politico e tecnico che possa aiutare la organizzazione a superare questo impasse storico. La critica non solo è legittima ma è utile quando non sia consapevolmente o inconsapevolmente al servizio della volontà politica di smontare la grande costruzione del multilateralismo creata alla fine della Seconda guerra mondiale. Tale rischio, ossia buttare il bambino insieme all’acqua, è presente e alimentato dai paesi più conservatori e sovranisti (si pensi al disprezzo mostrato in numerose occasioni dal vicepresidente del consiglio Salvini nei confronti della OMS o alle minacce del presidente argentino Milei).

Al contrario, abbiamo bisogno di una OMS più forte, più credibile, più competente e meglio governata e abbiamo anche disperatamente bisogno di ribadire con forza la importanza fondamentale di una agenzia tecnica globale che lavori per la salute di tutti, poveri e ricchi e che si impegni a combattere anche le malattie che non interessano ai paesi ricchi e che continui a servire quelle popolazioni abbandonate, povere e escluse dal mainstream del neoliberalismo sanitario.

 

Bibliografia:

1.     https://healthpolicy-watch.news/who-director-general-shakes-up-agency-with-brand-new-leadership-team/

2.     Saraceno B. (2025). OMS orfana degli USASalute Internazionale. 2 aprile.

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