Lunghi corridoi e file di letti. La vita segreta nelle residenze per disabili

Un tempo li chiamavano istituti, oggi quasi nessuno usa più questo termine. Ma sotto nuove etichette resistono vecchi stili di vita, che non tengono conto della volontà di chi li abita. Un libro della Fish ci racconta che quei luoghi non sono scomparsi. Anzi, sono più presenti e popolati che mai

Nunzia aveva undici anni e due giorni quando mise per la prima volta piede al Cottolengo di Roma, Casa della divina provvidenza, un istituto che somigliava a un ospedale e accoglieva 600 persone con disabilità, quasi tutte donne. Fu collocata in un reparto di bambine e ragazze fino a 20 anni di età, ma era una delle più piccole. In quell’istituto ci rimase dal 1959 al 1974, 15 lunghi anni durante i quali non proseguì gli studi, fermandosi alla quinta elementare.

Nunzia Coppedè oggi è presidente della Fish (Federazione italiana superamento dell’handicap) Calabria, ma la sua presa di coscienza sul diritto delle persone disabili a un’esistenza quanto più autonoma e ricca è cominciata proprio tra le mura di quella struttura, dove veniva sfamata e accudita, senza che nessuno si domandasse cosa quella bambina sventurata potesse desiderare per la sua vita. Nunzia ha scelto di raccontare la sua esperienza di “istituzionalizzazione” all’interno di un volume realizzato dalla Fish e appena pubblicato dall’editore Maggioli Leggi tutto 

Fonte: SuperAbile

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