Il lavoro, la chiave per l’emancipazione dell’uomo: il manifesto Gruppo Abele, Cnca, Idee in Rete

Una “riflessione seria sulla cooperazione sociale di inserimento lavorativo, perché ne avvertiamo, insieme alla forza e ai valori, anche le fatiche”. Fatiche “delle imprese che devono, in assenza di sostegni, restare a galla e dedicarsi a lavoratori svantaggiati in un mercato sempre più competitivo, fatica degli operatori a ritrovare in questa situazione le motivazioni che li hanno portati alla scelta di operare nelle cooperative”. E ancora, la “necessità di ripensarne la mission in termini adeguati all’evoluzione sociale di questi anni e all’evoluzione dei bisogni, di confrontarsi su una legittimazione della cooperazione sociale incrinata da quanto si legge spesso sui media”. Vengono spiegati così, dalle pagine del sito www.inserimentolavorativo.net, i presupposti teorici che hanno portato Coordinamento Nazionale Comunità di accoglienza, Consorzio Abele Lavoro e il consorzio nazionale Idee in Rete alla redazione del manifesto Rilanciare la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, che può essere sottoscritto qui.
Ne abbiamo parlato con il presidente del consorzio Abele Lavoro, Georges Tabacchi.

Un documento di quattro pagine per rilanciare la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, il frutto di un’ elaborazione collettiva. Quando, come e perché nasce tutto questo?
Raccogli commenti, fatiche, vedi vari smarrimenti, incontri persone, vecchi e nuovi bisogni, vengono fuori scandali, la tua reputazione viene messa in dubbio, gli aspetti imprenditoriali ed economici assorbono la maggior parte delle tue energie, ti accorgi sostanzialmente che la legge 381 frutto di un pensiero storico degli anni 80 non è adeguata all’oggi.
Allora ti chiedi, come te lo sei chiesto 30 anni fa, che impresa sociale di lavoro serve oggi per venire incontro alle varie vulnerabilità, e per farlo cominci a confrontarti con altri ed è dal confronto che nasce questo documento . L’idea di ripartire dalle comunità di accoglienza ci ha permesso di non essere del tutto autoreferenziali e di cogliere  delle tendenze d’azione ritenute necessarie.
Questo non vuol dire che bisogna buttare via tutto. Molto è stato fatto e molte persone ne hanno tuttora dei grandi benefici, vuol dire piuttosto tornare a investire sul modello e sul suo rapporto con la cultura del lavoro, con un occhio al prossimo futuro.

Il tema del lavoro, insieme con quello dell’immigrazione, è l’asse portante della discussione politica, in Italia e non solo. Il mondo del lavoro è oggettivamente cambiato, in parte addirittura stravolto. Quale può essere la risposta del Terzo Settore in questo senso? Che ruolo può giocare?
Il lavoro, il bisogno di riempire la giornata di senso e di economia continuano a essere gli elementi chiave di percorsi di emancipazione dalle mille povertà. Con questo documento vogliamo allargare il campo di azione e le sinergie necessarie della cooperazione sociale d’inserimento lavorativo per offrire più opportunità occupazionale, più opportunità formative, più possibilità di cittadinanza attiva.  Aggiungo poi che il dibattito sul lavoro, su cosa siano le attività occupazionali, le competenze, i diritti, le tutele, gli aspetti legislativi, richiede un salto culturale che in parte è già in atto ma che ha tante possibilità di sviluppo e come per tutti i passaggi culturali ci va tempo, condivisione e impegno.

Che risposte vi aspettate con il lancio di questo documento?
Prima di tutto siamo molto soddisfatti del percorso intrapreso e del raggiungimenti di questo primo step. Non era scontato ne obbligatorio arrivarci. Certo, speriamo non si fermi proprio adesso.
Le risposte che ci aspettiamo sono di due tipi: la prima di resistenza da parte dei nostri mondi che fanno fatica a pensarsi perché schiacciati dalla gestione dell’oggi, la seconda è una speranza, che è quella di aprire un dibattito ampio, di  raccogliere molte sottoscrizioni per arrivare entro un anno a una proposta concreta che si confronti con la politica.

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Fonte: Gruppo Abele

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