Il personale del SSN, un patrimonio dell’umanità. di Saverio Proia

La sanità è, comunque, un mondo che affascina sia per la sua missione vicina ai bisogni e alle speranze di donne e uomini sia  perché in continua evoluzione scientifica e tecnologica che fa sperare sempre più interventi per prevenire e curare anche quello che ora sempre incurabile ma soprattutto perché vi operano oltre 30 professioni con una ricchezza formativa, scientifica in continuo progresso ma sempre, di norma, con una carica  umana che difficilmente si riscontra in altri comparti.

In questi decenni di attività ho conosciuto tanti sindacalisti, amministratori, politici, giornalisti che si sono occupati di sanità, non occupandosene poi più a loro è rimasta la nostalgia quasi come il mal d’Africa che colpiva e colpisce che è andato in quel continente e poi è dovuto ritornare in Europa.

C’è un Paese, l’Italia, che dopo il Giappone ha l’aspettativa di vita più lunga del mondo; per anni ci hanno detto che potrebbe essere ricercata la causa nella cosiddetta dieta mediterranea…(ma ancora si rispetta?) oppure nel clima…ma non è più quello di una volta…

Rimane come causa positiva il Servizio Sanitario Nazionale quale produttore di salute, può starci se facciamo la prova del nove: nel centronord l’aspettativa di vita è maggiore rispetto al sud…si afferma che da Roma in su la sanità sia più efficace ed efficiente, mentre da Roma in giù sia meno efficace ed efficiente e quindi si riduce di qualche anno l’aspettativa di vita rispetto alla media nazionale.

La classifica Blomberg Health Care Efficiency 2018, pone il nostro SSN al 4^ posto per efficienza, secondo solo alla Spagna in Europa e quarto nel mondo dopo Hong Kong e Singapore, classifica calcolata in base ai dati di Banca Mondiale, Oms, Nazioni Unite e FMI fra i sistemi sanitari più efficienti al mondo analizzando il rapporto tra costi e aspettativa di vita. Se poi analizziamo l’aspetto economico in Italia 
il finanziamento per la sanità, pubblico 
e privato insieme, è intorno al 6,5 per cento del Pil, mentre la Germania spende oltre il 10 per cento, la Francia il 12 una spesa sanitaria, quella italiana che rispetto all’andamento della spesa è cresciuta meno della metà della media europea.

Per paradosso si ha che pur facendo economia, la sanità italiana consegue però risultati in termini di salute tendenzialmente migliori degli altri paesi; è certamente una situazione che, prima o poi, non sarà più sostenibile.

È evidente che di questo miracolo italiano i protagonisti maggiori e più rilevanti non possano che essere le centinaia di migliaia medici, infermieri e gli altri professionisti ed operatori che nel loro ciclo produttivo riescono a “produrre salute individuale e collettiva, questa è la vera risorsa della sanità italiana.

Ciclo produttivo che li vede impegnati in ritmi di lavoro sempre più stressanti con retribuzioni largamente inferiori alla media almeno della parte occidentale dell’Unione Europea, con ricorso a forme di lavoro esternalizzato sottopagato e supersfruttato, con rientri in produzione di medici già pensionati, con attacchi sempre più estesi alla loro sicurezza ed integrità psicofisica individuale.

Solo ora si inizia a scorgere sia una stabilizzazione di precari che riapertura con numeri non più ridotti di assunzione, ma i vuoti d’organico perdurano ancora e la media dell’anzianità del personale rimane ancora elevata mentre i percorsi di carriera e la valorizzazione professionale sempre più difficili da realizzare.

Siamo in presenza di un imbuto formativo in particolare per la professione medica con la presenza di  metà dei  medici neo laureati e abilitati a cui viene negato l’accesso alla formazione successiva specialistica o in medicina generale, negando loro la prospettiva di un lavoro nel SSN.

Si scopre che i nostri medici ed infermieri sempre più emigrano all’estero dove non solo hanno retribuzioni più elevate e prospettive di carriera migliori che in patria (nell’età nella quale in Italia, se va bene, un medico diventa precario, all’estero “rischia” di divenire primario) ma sono apprezzati e ricercati.

Per chi rimane in Italia rimane solo la prospettiva di divenire gli eroi di questo miracolo italiano: un SSN sotto finanziato di gran lunga rispetto a quasi tutti i partners europei e non solo, ma che, paradossalmente, produce la migliore aspettativa di vita del mondo, Paese del Sol Levante escluso.

Non sarebbe ora che a questo esercito di nuovi eroi, per la loro originale impegno lavorativo e per le riconosciute ed apprezzate capacità di “produrre salute” miracolosamente pur in presenza di tutti i fattori negativi sopra decritti l’UNESCO riconosca  che il personale del SSN italiano quale patrimonio materiale ed immateriale dell’umanità…non è una boutade ma una convinta proposta di petizione.

Riconoscimento che non deve essere il surrogato di contratti più dignitosi, di condizioni di lavoro migliori, di formazione che dia occupazione e di aumento dell’occupazione nel SSN.

fonte: Saverio Proia

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