Il welfare, la casa, l’abitare: lo scenario nazionale. Nota introduttiva RPS 4/2018. di Ugo Ascoli, Micol Bronzini

La storia recente e recentissima dimostra come il welfare italiano stia raffinando sempre più il proprio «modello» basato su trasferimenti monetari e agevolazioni fiscali.
Continuano a non crescere, anzi a diminuire, le risorse destinate ai grandi sistemi universalistici di servizi, dalla sanità all’istruzione, mentre si susseguono misure volte a migliorare le condizioni dei pensionati, a prevedere possibili uscite dal mercato del lavoro anticipate rispetto ai limiti di legge, a fornire sussidi economici per contrastare le povertà – anche se in quest’ultimo caso il Reddito di inclusione (Rei) si appoggia su una rete di servizi volta a promuovere l’autonomia dei beneficiari.
Allo stesso tempo tramite i meccanismi di detassazione previsti nelle ultime leggi di stabilità si incentiva con forza il cosiddetto «welfare aziendale»; si spingono cioè le imprese a trasformarsi in «mini welfare state», fornendo ai propri dipendenti tutele pensionistiche e sanitarie aggiuntive rispetto al sistema pubblico, così come servizi alla persona poco o punto reperibili nei territori.
Welfare «occupazionale» sempre più diffuso, a partire dai contratti nazionali di categoria, e welfare «fiscale», misurato da un volume crescente di tax expenditures, si rivelano ormai come percorsi assai affollati, destinati a coinvolgere numeri importanti di cittadini e imprese.
Accanto alle caratteristiche dell’evasione fiscale, che da anni sottrae annualmente alle casse dello Stato oltre 100 miliardi, occorre infatti non passare sotto silenzio quanto lo Stato italiano rinuncia ad incassare per promuovere scenari ritenuti meritevoli di attenzione: le tax expenditures collegate al welfare, da sole, arriverebbero, secondo stime assai recenti, a raggiungere i 47 miliardi nel 2017 (Pavolini e Ascoli, 2019).
Fra le agevolazioni fiscali più significative occorre menzionare proprio il comparto della casa: gli interventi in quel campo, qualora adottassimo la definizione più ampia di welfare fiscale proposta dal Ministero delle Finanze nel 2011, rappresenterebbero la seconda macro-voce più importante (25% nel 2017, con un peso relativo tuttavia in diminuzione rispetto al 2010-11).  […leggi la versione integrale]
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