in PRIMO PIANO

  • Il Libro Azzurro propone di trasformare questo impianto in una vera specializzazione universitaria di medicina generale, di comunità e delle cure primarie: con teaching practice nei servizi territoriali, formazione interprofessionale, studio dei determinanti sociali di salute, ricerca sul campo e apprendimento riflessivo. Solo così si costruisce una medicina generale, di comunità e delle cure primarie capace di abitare la complessità, non di inseguire protocolli. In un momento in cui la riforma della medicina generale è al centro del dibattito pubblico è fondamentale ribadire che non può essere affrontata con un intervento isolato. Va invece inserita in una più ampia visione di sistema, orientata a una trasformazione profonda dell’intera assistenza territoriale. Serve una riforma strutturale, guidata da una vera “grammatica del cambiamento”: coerente, concreta e capace di rispondere in modo integrato alle sfide attuali. Troppo spesso il dibattito si arena su formule logore e polarizzazioni sterili, che deviano l’attenzione dai veri nodi della trasformazione necessaria. Si rincorrono mantra screditanti, come: “Le Case della Comunità sono solo edifici vuoti che il PNRR vuole riempire, non hanno alcun significato”, oppure si alimentano paure disorganiche, come: “Bisogna colmare i debiti orari, ma non è chiaro facendo cosa, né dove trovare altro tempo”. Anche la discussione sul contratto del medico di medicina generale – tra convenzione e dipendenza – tende a ridursi a una contrapposizione ideologica, come se la scelta di uno status giuridico1 potesse, da sola, risolvere le criticità strutturali dell’assistenza territoriale. In realtà, la riforma dello status giuridico è uno strumento, necessario ma non sufficiente, per avviare una trasformazione più ampia e sistemica. Come Campagna PHC Now or Never2, in questo articolo vogliamo evidenziare come la proposta contenuta nel Libro Azzurro3 offra una visione capace di incidere concretamente sull’agire quotidiano nel territorio, con particolare attenzione al ruolo del medico di medicina generale, oggi al centro del confronto. In un clima spesso polarizzato, i MMG rischiano di sentirsi più nel mirino che protagonisti del cambiamento. Eppure, una riforma autentica non si costruisce a colpi di slogan: richiede una nuova grammatica del lavoro sanitario, fondata su relazioni solide, organizzazione evoluta e visione sistemica dell’assistenza. Rilanciamo qui la visione delineata nel Libro Azzurro per affermare che una riforma reale delle Cure Primarie richiede molto di più: un ripensamento profondo dei modelli, dei ruoli, degli immaginari e, soprattutto, una trasformazione del sistema in cui tali ruoli sono inseriti, riconosciuti e messi nelle condizioni di lavorare – bene – insieme. Il medico di medicina generale: non il centro ma snodo chiave Nel modello proposto dal Libro Azzurro3, il medico di medicina generale non è il centro della riforma, ma uno snodo fondamentale per renderla possibile. Non si può innovare l’assistenza territoriale senza ridefinire il ruolo, la formazione e il posizionamento istituzionale del MMG. La dipendenza pubblica è per noi essenziale (ne parlammo già nel 20214), ma non risolutiva di per sé. Siamo favorevoli al superamento della convenzione e al passaggio alla dipendenza pubblica, non come fine, ma come strumento di sistema per: collocare il lavoro del MMG dentro l’organizzazione pubblica del SSN, insieme agli altri operatori/operatrici delle cure primarie garantire tutela del lavoratore/delle lavoratrici come MMG (es. malattia, maternità, possibilità di part-time, ferie, TFR), corresponsabilità e orizzontalità tra professioni superare la logica prestazionale individuale in favore di un lavoro in équipe territoriale stabile migliorare la governance, e quindi anche la qualità, dei servizi di salute territoriali. La dipendenza da sola non basta ma è condizione fondamentale per attuare il DM 77 che sancisce il superamento del modello di primary medical care (centrato sul medico) verso la primary health care. Formare per trasformare: l’università nel territorio, con il territorio Non si può parlare di riforma senza affrontare il nodo cruciale della formazione. Attualmente,  il percorso formativo in medicina generale non è riconosciuto nella cornice di una scuola di specializzazione medica universitaria, bensì è organizzato a livello regionale, con regole gestionali poco trasparenti, una retribuzione inadeguata e obiettivi formativi non chiaramente definiti5-6. A quasi quarant’anni dalla sua istituzione, manca ancora un core curriculum nazionale allineato ai principi e ai valori europei, in grado di raccogliere e tradurre in pratica le prospettive che essi aprono. In più, il programma formativo non è integrato con il mondo universitario7-8 e alla medicina generale non è riconosciuta la stessa dignità delle altre discipline nel corso di laurea in medicina e chirurgia9-11. Questo la rende marginale sia nella formazione dei futuri medici, sia nella produzione di sapere e ricerca, rendendo meno attrattivo il percorso per le nuove generazioni. Tutto ciò va superato. Riformare davvero la formazione significa costruire un’alleanza stabile tra servizi, comunità e università. Le Case della Comunità e i Distretti devono diventare luoghi di ricerca e formazione situata, con il coinvolgimento strutturato del mondo accademico e un approccio prassiologico legato ai contesti reali. Il Libro Azzurro3 propone di trasformare questo impianto in una vera specializzazione universitaria di medicina generale, di comunità e delle cure primarie: con teaching practice nei servizi territoriali, formazione interprofessionale, studio dei determinanti sociali di salute, ricerca sul campo e apprendimento riflessivo. Solo così si costruisce una medicina generale, di comunità e delle cure primarie capace di abitare la complessità, non di inseguire protocolli. L’équipe come unità minima della riforma Il cuore della riforma è l’équipe di base, non il singolo professionista. La presa in cura efficace e la risolutività degli interventi nelle Cure Primarie dipende strettamente dal lavoro integrato e in équipe. Il MMG lavora assieme a agenti di comunità, infermieri, psicologi, OSS, segretari clinici, assistenti sociali e specialisti. Ogni équipe: opera all’interno di una microarea condivide strumenti, dati e obiettivi interagisce con altri professionisti assegnati alla stessa popolazione si interfaccia con i cittadini attraverso il front office della Casa della Comunità Prendersi cura diventa un processo condiviso, superando la logica della mera prestazione. Microarea e coorte territoriale: cambiare il modello di presa in carico Nel Libro Azzurro3, la coorte degli assistiti non è basata sulla libera scelta, intesa come libero mercato dove il paziente è cliente-consumatore di prestazioni e visite. Al contrario, ogni persona è presa in carico da un équipe di riferimento all’interno della sua microarea geografica (4.000-10.000 residenti), secondo un’organizzazione che si basa sulla lettura di bisogni e risorse locali, e […]

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  • In un tempo buio, che uccide la fiducia e la speranza, noi vogliamo suscitare un sogno, antico e moderno:  “il sogno di una società fraterna”. Organizziamo assieme la più grande Marcia PerugiAssisi per la pace e la fraternità In un mondo devastato dall’individualismo, dall’egoismo e dall’indifferenza che uccide e lascia uccidere, mentre lo scontro di interessi alimenta spietate guerre di ogni genere, mentre guerre sanguinose si accaniscono ferocemente contro bambini, donne, malati e anziani, in un mondo intriso di violenza, pieno di muri e confini, mentre si accelera un’incontrollata corsa al riarmo, di fronte ai segni sempre più marcati della “terza guerra mondiale”, noi vogliamo reagire con “un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale”. In un pianeta in fiamme, in un mondo in guerra, noi vogliamo spingerci in una direzione e in un mondo diverso. Al mondo dell’inevitabile, della guerra inevitabile, della corsa al riarmo inevitabile, dello scontro inevitabile, della competizione inevitabile, delle disuguaglianze inevitabili, dello sfruttamento inevitabile noi rispondiamo con la fraternità e l’amicizia sociale. La fraternità è l’alternativa alla guerra: l’altro orizzonte possibile. Noi lo vogliamo immaginare, sognare, desiderare e costruire. Facciamolo assieme! Se condividi questo sogno, se vuoi tornare a sognare insieme, aiutaci ad organizzare la più grande Marcia PerugiAssisi per la pace e la fraternità. Domenica 12 ottobre 2025 Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità IMAGINE ALL THE PEOPLE Immagina tutte le persone vivere insieme in pace SCARICA L’APPELLO INFO PER PARTECIPARE DOMANDE FREQUENTI COMITATO PROMOTORE SCARICA IL MANIFESTO Per ADERIRE leggi tutto su: https://www.perugiassisi.org/marcia-2025/

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  • I Il Rapporto Snpa “Il clima in Italia nel 2024”. Il mare è sempre più caldo: picchi di temperatura nel 2024. Surplus di pioggia al Nord (+38%), siccità al Sud e Isole Il 2024 è stato in Italia l’anno più caldo della serie storica. Sono stati raggiunti due nuovi record in Italia: +1,33°C per la temperatura media e +1,40°C per la temperatura minima, entrambe calcolate rispetto alla media di riferimento 1991-2020 (il trentennio climatologico più recente, assunto come riferimento a livello internazionale). Particolarmente alte le temperature nel mese di febbraio 2024 con un’anomalia positiva di +3,15 °C. Si conferma nel 2024 anche nel nostro Paese il trend osservato a livello europeo. Su scala annuale, le precipitazioni sono state abbondanti al Nord rispetto alla media climatologica (+38%), ma inferiori al Sud e sulle Isole maggiori (-18%), dove si è determinato un peggioramento progressivo dello stato di severità idrica nel corso dell’anno. Sono risultate, invece, prossime alla media al Centro Italia. Numerosi eventi idro-meteo-climatici e meteo-marini estremi, in alcuni casi eccezionali, hanno interessato diverse aree del nostro Paese, causando danni al territorio. È il quadro che emerge dal Rapporto “Il clima in Italia nel 2024” di SNPA – Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, composto dall’Ispra-Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dalle Agenzie per l’ambiente di Regioni e Province autonome (Arpa/Appa).Il documento fornisce una descrizione dello stato del clima e della sua evoluzione nel nostro Paese, con analisi e valutazioni a scala nazionale, regionale e locale. Il Rapporto contiene alcuni approfondimenti sugli eventi più critici che si sono verificati nel corso dell’anno. Guardando alla serie della temperatura dal 1961 (anno di inizio delle elaborazioni del Rapporto), a partire dal 2000 le anomalie sono state quasi sempre positive nel 2024 tutti i mesi dell’anno sono risultati più caldi della media di riferimento. Su base stagionale, l’anomalia positiva più elevata è stata registrata in inverno, che, con +2,18°C sopra la media, si colloca al primo posto fra i più caldi della serie storica. Analogamente alla temperatura dell’aria, la temperatura superficiale dei mari italiani nel 2024 si colloca al primo posto della serie, con un’anomalia di +1,24°C rispetto alla media climatologica 1991-2020 (quasi 0,3°C superiore al precedente record del 2022). A partire dal 2007 le anomalie sono state sempre positive, con l’eccezione del 2010. Le anomalie medie sono state positive in tutti i mesi del 2024, con massimi ad agosto (+2,16°C) e luglio (+1,74°C). Le precipitazioni cumulate annuali in Italia nel 2024 sono state complessivamente superiori alla media climatologica 1991-2020 di circa l’8%. L’anomalia di precipitazione è stata positiva al Nord (+38%), dove il 2024 ha rappresentato il secondo anno più piovoso della serie storica, prossima alla media al Centro e negativa al Sud e Isole (-18%). I mesi relativamente più secchi sono stati novembre (-71%), normalmente tra quelli più piovosi, e luglio (-35%), mentre i mesi con l’anomalia di pioggia più elevata sono stati febbraio (+85%) e marzo (+72%). L’analisi su base stagionale indica che l’estate è stata meno piovosa rispetto alla norma (-12%), mentre le altre stagioni sono state più piovose della media di riferimento. L’indice CDD-Consecutive Dry Days, che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare valori elevati su gran parte della Sardegna e della Sicilia, dove si sono avuti fino a 146 giorni secchi consecutivi. Mediamente, su scala annuale, quasi il 50% dell’Italia (prevalentemente Sud Italia e Isole maggiori) è stato colpito da siccità, da estrema a moderata, per effetto combinato della riduzione di precipitazione e dell’aumento della quota di evapotraspirazione dovuto alle alte temperature. A livello nazionale, grazie all’abbondanza di piogge al Nord, la disponibilità di risorsa idrica, stimata in 157,9 miliardi di metri cubi, è tornata a valori superiori alla media annua storica (+18,3%), sebbene rimanga negativo il trend dal 1951 a oggi. Fra gli eventi idro-meteo-climatici estremi più rilevanti è da menzionare l’alluvione del 29-30 giugno 2024 che ha interessato la Valle d’Aosta e il Piemonte settentrionale, causata da precipitazioni che hanno raggiunto localmente e in poco tempo valori molto alti ed eccezionali. Molteplici sono stati gli effetti al suolo: fenomeni di esondazione, colate detritiche, erosioni dei torrenti e alluvioni. Nel corso dei primi mesi dell’autunno, l’Emilia-Romagna è stata nuovamente colpita da importanti fenomeni alluvionali a seguito di quantitativi di precipitazione localmente eccezionali che, in un contesto di suoli generalmente già saturi, hanno causato ingenti danni al territorio. Comunicato stampa Rapporto Il clima in Italia nel 2024         fonte: https://www.snpambiente.it/in-primo-piano/come-in-europa-anche-in-italia-nuovo-record-di-caldo-133-c/

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  • Questa è una campagna sul diritto ad abitare Avere un tetto sopra la testa è giusto,no? Per questo non abbiamo un’unica bandiera. Proveniamo da mondi diversi, abbiamo età differenti, a qualcuno piace il mare, altri non si muovono dalla montagna. Ma una cosa ci accomuna: crediamo che la casa debba essere riconosciuta concretamente come un diritto fondamentale della persona. Alcuni di noi hanno dato corpo alla protesta delle tende contro il caro affitti, altri si battono per la giustizia abitativa in associazioni, sindacati o amministrazioni locali. Da queste esperienze abbiamo imparato che alzando la voce si attira l’attenzione, ma è parlando piano che si cambiano le cose. Le nostre esperienze, però, sono solo un piccolo mattone in questo enorme tema che, se ci pensi, riguarda tutte e tutti. Riduciamo ai minimi termini il problema italiano dell’abitare: nei centri maggiori le case sono inaccessibili; nei piccoli comuni molte sono vuote. Noi abbiamo un’idea, e ci pare buona. Abbiamo però bisogno dell’aiuto di tutti e di tutte voi. Seguici, sostienici, scrivici. INFO E ADESIONI su https://www.maqualecasa.it/  

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  • La giustizia minorile è in crisi. Le associazioni lanciano un appello urgente: “torni la cultura educativa” La giustizia minorile italiana sta vivendo una fase di regressione drammatica. Un sistema un tempo all’avanguardia in Europa sta oggi rinnegando i suoi stessi principi fondativi, virando verso una logica esclusivamente punitiva e abbandonando il suo approccio educativo. L’Associazione Antigone, Defence for Children Italia e Libera, hanno lanciato un appello urgente per fermare la deriva repressiva e riaffermare il ruolo della giustizia minorile come spazio di accompagnamento, reinserimento e tutela. Dal 2022 a oggi, il numero di giovani detenuti negli Istituti Penali per Minorenni (Ipm) è aumentato del 55%, passando da 392 a 611 presenze. Un’impennata dovuta in larga parte al cosiddetto Decreto Caivano che, entrato in vigore nel settembre 2023, ha ampliato la possibilità di custodia cautelare per i minorenni e ridotto l’utilizzo delle misure alternative al carcere. Numeri che sarebbero ben superiori se non fosse che molti giovani anche quando hanno compiuto il reato da minorenni e che potevano permanere in Ipm fino ai 25 anni sono invece stati trasferiti in carceri per adulti al compimento della maggiore età, pratica che il Decreto Caivano ha grandemente facilitato in chiave punitiva nel totale disinteresse per il percorso educativo del giovane. Tutto questo, nonostante nel 2023 le segnalazioni a carico di minorenni siano diminuite del 4,15%. Oggi 9 Ipm su 17 soffrono di sovraffollamento. A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, mentre a Milano e Cagliari il tasso di affollamento tocca il 150%. Ragazzi costretti a dormire su materassi gettati a terra, privati di percorsi educativi, lasciati per ore in cella senza attività. Un quadro che non si era mai registrato prima nel sistema della giustizia minorile. Per ovviare al sovraffollamento si è scelto di trasformare in Ipm una sezione del carcere bolognese per adulti della Dozza, transitata repentinamente sotto la gestione del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità con un atto amministrativo, che non ne muta tuttavia le caratteristiche strutturali: un carcere minorile imprigionato in un carcere per adulti che rompe in maniera plastica il principio internazionalmente riconosciuto della netta distinzione che sempre deve esserci tra la risposta penale destinata agli adulti e quella destinata ai ragazzi. Sempre di più, al contrario, la nostra giustizia minorile va assomigliando a quella degli adulti tradendo principi ed impegni internazionali assunti dalle nostre istituzioni in relazione alle persone minorenni e alla loro relazione con il sistema di giustizia. «Le carceri minorili si stanno trasformando in luoghi di abbandono. La risposta dello Stato è la punizione, la repressione, l’isolamento – affermano i promotori dell’appello – ma così si viola la Costituzione, si tradiscono gli impegni internazionali e si spezzano vite in crescita». In linea con i principi e le norme della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, in particolare art. 37 e 40, ulteriormente specificati dal Comitato ONU CRC nel suo Commento Generale n°10 del 2007 e n°24 del 2019, tenendo presente l e linee guida del Consiglio d’Europa per una giustizia a misura di minorenne, alla luce della Direttiva UE 2016/800 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali nell’appello sono state avanzate diverse richieste: – l’abolizione del Decreto Caivano; – l’assunzione di educatori e assistenti sociali adeguatamente formati anche in relazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alle loro specifiche vulnerabilità; – la formazione adeguata, costante e verificata della polizia penitenziaria basata sui principi e le norme relative ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; – la realizzazione di una valutazione individuale per ogni minorenne che entra in Ipm e di un piano educativo integrato che renda efficace il percorso rieducativo; – la presenza costante in Ipm di competenze e risorse per la mediazione culturale; – la chiusura immediata della sezione Ipm nel carcere per adulti di Bologna; – la costituzione di sezioni a custodia attenuata, come previsto dal D. Lgs. n. 121/2018; – l’effettiva possibilità di far usufruire i giovani in Ipm delle visite prolungate previste dal D. Lgs. n. 121/2018; – l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2024 sull’affettività in carcere; – l’ abolizione della sanzione disciplinare dell’isolamento penitenziario, come previsto dalla Regola 45 delle Mandela Rules delle Nazioni Unite; – il raccordo degli Ipm con le scuole e i servizi del territorio anche prevedendo la frequentazione di scuole esterne da parte dei ragazzi; – i l maggiore impegno da parte delle Regioni nell’offerta di formazione professionale per i ragazzi nel circuito penale; – il potenziamento del sostegno alle comunità che ospitano ragazzi del circuito penale, garantendo reale integrazione socio sanitaria; – il monitoraggio della salute psico fisica e adeguata presa in carico per garantire sempre il superiore interesse delle persone minorenni; – il supporto e il rinforzo di meccanismi per il monitoraggio indipendente di tutti i luoghi di detenzione dove sono presenti persone minorenni; «È tempo di tornare a una giustizia che accompagna, non che punisce. Una giustizia che crede nei ragazzi, nelle loro possibilità, nel loro futuro», concludono i promotori dell’appello. QUI l’Elenco delle associazioni e delle persone che hanno aderito Qui trovate la versione in PDF dell’appello.  

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  • L’associazione EFPC è lieta di annunciare la sua conferenza annuale del 2025, incentrata su Ricerca e Pratica nelle Cure Primarie. Si terrà a Vienna (Austria) dal 7 al 9 settembre 2025. “Suonare la sinfonia dell’assistenza primaria interprofessionale: armonizzare ricerca e pratica” Registrazioni APERTE! QUI PROGRAMMA E INFO Scadenza: 25 agosto 2025

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  • Giovedì 10 luglio alle ore 9.30 l’Istat ha presentato l’ottava edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) adottati, nel 2015, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il Rapporto Istat presenta l’aggiornamento e l’analisi delle misure statistiche per il monitoraggio degli SDGs per l’Italia, contribuendo alla realizzazione di un importante progetto globale. La nuova edizione del Rapporto arricchisce di elementi originali le analisi sull’andamento degli SDGs, descrivendone l’evoluzione temporale e territoriale rispetto ai target dell’Agenda 2030. Evento Ebook online Nota stampa rapporto SDGs Sezione dedicata Infografiche Dashboard Leggi le slide: Calogero Carletto | Senior Manager in the Development Data Group | World Bank Marcello Chiodi | Presidente Società Italiana di Statistica Leopoldo Nascia | Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali | Istat Andrea Ciarini | Presidente del Corso di Laurea magistrale in Sociologia per la Sostenibilità e Analisi dei Processi Globali | Sapienza Università di Roma Paola Ungaro | Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali | Istat fonte: https://www.istat.it/evento/presentazione-del-rapporto-sdgs-2025-informazioni-statistiche-per-lagenda-2030-in-italia/

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  • Tax and price policies – the economic approach to reducing alcohol harm Il secondo dei quattro webinar su alcol e cancro organizzati dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/Europa) e dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) si è svolto il 18 giugno 2025. Il webinar, dal titolo “Tax and price policies – the economic approach to reducing alcohol harm”, si è focalizzato sugli interventi economici che riducono l’accessibilità economica dell’alcol (affordability) nel contrasto ai danni alcol-correlati. A tal riguardo, la tassazione e le politiche sul prezzo di vendita rimangono tra gli strumenti di salute pubblica più efficaci ed economicamente vantaggiosi per ridurre il consumo di alcol, con evidenze che aumentano anche a sostegno del ruolo del prezzo minimo dell’alcol (“minimum price”) come strategia complementare. Nonostante ciò, entrambe le misure rimangono sottoutilizzate nella Regione Europea dell’OMS. L’incontro del 18 giugno fa parte del progetto Evidence into Action Alcohol (EVID-ACTION) dell’OMS e dell’Unione europea (UE), finanziato dalla Commissione europea. L’obiettivo di EVID-ACTION è quello di utilizzare prove scientifiche per promuovere e facilitare l’attuazione di politiche efficaci sull’alcol nell’UE, in Islanda, Norvegia e Ucraina. I ricercatori dell’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) partecipano agli eventi e garantiscono il consueto supporto tecnico-scientifico, l’expertise epidemiologica e di sorveglianza: —> favorendo la diffusione delle evidenze scientifiche sull’importanza delle politiche sull’alcol a livello nazionale —> fornendo le evidenze sull’impatto mondiale dell’uso di alcol e sull’efficacia di strategie e interventi e facendo il punto sullo stato attuale della ricerca relativamente alle politiche sull’alcol —> realizzando le traduzioni e gli adattamenti dei materiali utili per la prevenzione in coordinamento con l’Ufficio Regionale EURO di Copenaghen e l’azione congiunta OMS-EU EVID-ACTION che ha promosso la campagna OMS REDEFINE. L’obiettivo del webinar è stato quello di fornire un aggiornamento delle evidenze scientifiche sulla tassazione, i prezzi di vendita delle bevande alcoliche e l’accessibilità economica dell’alcol, come riportato nel recente rapporto tecnico dell’OMS “Alcohol taxes, prices and affordability in the WHO European Region in 2022” (Tassazione dell’alcol, prezzi e accessibilità economica dell’alcol nella Regione Europea dell’OMS nel 2022), disponibile online dal 21 maggio 2025. Questo secondo webinar ha rappresentato un’occasione per fornire spunti pratici da parte di Paesi che hanno implementato con successo politiche di prezzo e tassazione e presentare il kit di strumenti creato dall’OMS per l’implementazione delle politiche di tassazione e prezzo dell’alcol, una guida pratica progettata per supportare i decisori politici e le parti interessate nello sviluppo, adozione e valutazione di misure di prezzo dell’alcol. Di seguito sono riassunte le principali presentazioni del webinar: —> la prima presentazione, a cura di Mindaugas Stelemekas, ha fatto il punto sugli interventi economici valutati nel volume 20B della IARC, in particolare sul legame tra gli interventi (accise, imposta sulle vendite, prezzo minimo di vendita, divieto di sconti sulle bevande alcoliche) e il consumo di alcol evidenziando che, ad eccezione del divieto di sconto per il quale non ci sono sufficienti studi ed evidenze scientifiche a supporto, per tutti gli altri interventi in esame le evidenze disponibili dimostrano questo legame —> la seconda presentazione, a cura di Daniela Correira, ha riassunto le evidenze del nuovo rapporto tecnico dell’OMS su tassazione, prezzi di vendita e disponibilità economica. A tal proposito, risulta che 21 paesi della Regione Europea dell’OMS o non applicano accise sulle bevande alcoliche oppure non le applicano per il vino pur essendo stato calcolato che un aumento delle accise porterebbe a una riduzione della mortalità totale del 2,5%. Per quanto riguarda la disponibilità economica, tutte le tipologie di bevande alcoliche sono circa il 60% più disponibili nei Paesi dell’UE rispetto a quelli della Regione Europea dell’OMS —> la terza presentazione, a cura di Jurgen Rehm, ha introdotto il kit dell’OMS degli strumenti per l’implementazione delle politiche di tassazione e prezzo dell’alcol di recente pubblicazione. Il kit è progettato per supportare i funzionari governativi che lavorano alla selezione, attuazione e valutazione delle politiche di tassazione e determinazione dei prezzi degli alcolici. Offre indicazioni su come coinvolgere diversi settori governativi, tra cui i ministeri della Salute, delle Finanze, del Benessere Sociale, dei Servizi per l’Infanzia, del Commercio e dell’Agricoltura. Progettato per offrire una guida pratica su un argomento complesso, l’obiettivo del kit è quello di consentire agli addetti ai lavori di avviare discussioni sulle politiche di tassazione e determinazione dei prezzi. Il prossimo webinar, anch’esso rivolto principalmente a decisori politici, professionisti della sanità pubblica, specialisti della prevenzione, operatori sanitari, rappresentanti di organizzazioni della società civile, giovani ricercatori e accademici, è previsto per il 3 settembre 2025 e verterà sulla disponibilità fisica delle bevande alcoliche e sulle politiche di controllo. Risorse utili la pagina di EpiCentro dedicata ai webinar IARC-OMS 2025 la pagina di EpiCentro dedicata al webinar IARC-OMS del 27 maggio 2025 la pagina del sito dell’OMS Europa dedicata ai webinar 2025 da cui ci si può registrare ai singoli eventi la pagina di EpiCentro dedicata al progetto “Evidence into Action Alcohol Project – EVID-ACTION” il documento completo della IARC “Handbooks of Cancer Prevention Volume 20A: Reduction or Cessation of Alcohol Consumption” l’articoloche anticipa il documento completo della IARC di prossima pubblicazione: “Handbooks of Cancer Prevention Volume 20B: The IARC perspective on the effects of alcohol policies on reducing alcoholic beverage consumption”.Gapstur SM, Mariosa D, Neamtiu L, Nethan ST, Rehm J, Huckle T, et al. The IARC perspective on the effects of policies on reducing alcohol consumption. N Engl J Med. Published online 30 April 2025. il rapporto tecnico dell’OMS “Alcohol taxes, prices and affordability in the WHO European Region in 2022” (2025) il rapporto tecnico dell’OMS “Alcohol taxation and pricing policies implementation toolkit: a practical guide for selecting, implementing and evaluating policies” (2025). fonte: EpiCentro ISS Testo scritto da: Emanuele Scafato, Claudia Gandin – Osservatorio Nazionale Alcol, Centro Nazionale Dipendenze e Doping, ISS

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  • Malattie rare: online RaraMente n. 92 L’editoriale del n. 92 della newsletter RaraMente è dedicato ai volontari delle 33 associazioni Fiagop (Federazione italiana associazioni genitori oncoematologia pediatrica) che anche in estate continueranno a supportare le famiglie dei bambini ricoverati nei reparti di oncoematologia pediatrica. Nel focus, invece, si dà spazio all’XI Rapporto MonitoRare che offre l’opportunità di riflettere sul sistema delle malattie rare in Italia, tra punte di eccellenza e criticità. Nella sezione “Cronache rare” si racconta la storia di Elisa Marini e del suo bambino Francesco, affetto da cistinosi. Elisa, consigliera dell’Associazione Cistinosi Italia Odv, sottolinea la necessità di creare un centro di transizione pediatrico che accompagni questi pazienti nella cura anche da adulti con la speranza che la ricerca possa offrire nuove terapie. Tra le diverse news segnaliamo: “Mi hai mai visto triste? Storia di Irene, rarissima tra i rari” di Emanuela Piedimonte, un testo che racconta di una bimba con sindrome di Marfan e che vuole essere anche una guida pratica per le famiglie che si trovano ad affrontare questa malattia la RETE Associazioni di Malattie Rare Piemonte e Valle d’Aosta, un network che unisce 24 realtà associative attive nel campo delle malattie rare e orfane in queste due Regioni la campagna “Angioedema Real Life – Diario di bordo, direzione ITACA”, promossa da Takeda Italia, esplora la realtà quotidiana dei pazienti affetti da angioedema ereditario attraverso un docu-vlog in sei episodi. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico, gli operatori sanitari e le istituzioni sull’importanza di una diagnosi tempestiva e di un accesso equo alle cure. La Joint Action JARDIN: il 24 giugno 2025 a Vienna si è svolta la “midterm review” del progetto europeo che supporta l’integrazione delle Reti di Riferimento Europee (ERN) nei sistemi sanitari nazionali. Nella seconda metà di ottobre 2025 si terrà il quarto Face-to-Face meeting della componente italiana di JARDIN, organizzato dall’Istituto Ortopedico Rizzoli. Per maggiori informazioni consulta il numero completo di RaraMente.

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  • In un momento di grave sofferenza del Servizio Sanitario Nazionale, dove le lunghe liste d’attesa costringono molti cittadini a rinunciare ad accertamenti essenziali è davvero intollerabile assistere alla crescente diffusione di test di diagnosi precoce che alimentano gli sprechi, senza garantire alcun beneficio per la salute, nell’indifferenza delle istituzioni sanitarie. Sempre più spesso laboratori, cliniche private, farmacie, società scientifiche, assicurazioni sanitarie integrative, anche all’interno di accordi nell’ambito del welfare aziendale, offrono a pagamento o gratuitamente, senza la prescrizione di un medico, “pacchetti prevenzione”: un insieme di esami ematochimici, accertamenti strumentali e visite specialistiche, spacciando per prevenzione gli screening, i check-up e la diagnosi precoce. Il messaggio, che viene veicolato con espressioni seducenti, consiste nel far credere che, sottoponendosi ad esami periodici a prescindere dallo stato di salute, si può individuare la presenza di una malattia prima che provochi manifestazioni cliniche. In tal modo si potrà iniziare un trattamento che eviterà la comparsa di sintomi e complicanze. Idea suggestiva senza dubbio, ma anche troppo semplice per sfidare la complessità biologica dell’interazione tra l’organismo e le malattie. Con questo documento non si vuole mettere in discussione l’utilità si eseguire esami mirati per indagare particolari condizioni o fattori di rischio di singoli pazienti in base alle specifiche indicazioni cliniche, ma la ricerca sistematica, indifferenziata e generalizzata di eventuali indicatori di malattie. Screening o diagnosi precoce Nel capitolo “Screening e diagnosi precoce” del testo di Slow Medicine “Le parole della medicina che cambia” Antonio Bonaldi spiega “La diagnosi precoce si basa sull’assunto (sbagliato) che tutte le malattie progrediscano da una fase asintomatica, caratterizzata da minime alterazioni biologiche, fino ad uno stadio di malattia conclamata. Perciò, tanto prima riconosciamo la malattia, tanto più semplice ed efficace sarà la cura. Il problema, però, è che non tutte le malattie seguono un percorso così lineare: in alcuni casi, evolvono lentamente, in altri presentano un andamento tumultuoso e incontrollabile, in altri casi ancora (la maggioranza) regrediscono in modo spontaneo (vis sanatrix naturae). I fattori in gioco sono tanti, e nessuno al momento è in grado di prevedere quello che succederà nel singolo caso. […] Molte persone, però, non hanno alcuna consapevolezza che la ricerca di malattie in soggetti asintomatiche potrebbe avere delle conseguenze negative. In genere le informazioni tendono ad esaltare i benefici e a sottostimare i danni associati agli screening e nessuno parla dei rischi correlati a un eccesso di diagnosi” [[1]]. I “pacchetti prevenzione” I “pacchetti prevenzione” possono riguardare genericamente la salute dell’uomo o della donna (di base o estesi, per individui giovani o anziani), la nutrizione, il benessere, l’Alzheimer, la stanchezza, la sindrome metabolica, l’identificazione di intolleranze nascoste, la salute sessuale, patologie della pelle o dell’apparato digerente, della vista, del sistema endocrinologico. Vengono presentati con attraenti dépliant che sollecitano la preoccupazione per la possibile comparsa di malattie anche in persone apparentemente sane. Come per qualunque prodotto in vendita, alcuni offrono pagamenti rateizzati e sconti se si “mettono nel carrello” più pacchetti. Scegli, paghi, ottieni una sorta di certificato di buona salute o un segnale di pericolo che richiederà visite e ulteriori accertamenti. Se i risultati appaiono “normali” si può continuare a fumare, a mangiare prodotti ultra-processati, a seguire diete sbilanciate, a consumare cibi troppo dolci o troppo salati, a bere bevande alcooliche, a evitare di svolgere attività fisica. Screening utili Nell’ambito della diagnosi precoce, nonostante la vasta offerta di test diagnostici, quelli sicuramente utili per finalità preventive non sono molti. A titolo esemplificativo si possono ricordare le indicazioni dell’US Preventive Services Task Force [[2]], una commissione di esperti che propone raccomandazioni relative alle misure di prevenzione, sulla base di una rigorosa e trasparente valutazione delle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Secondo questo organismo, le patologie per le quali ci sono prove certe che gli screening garantiscano benefici, oltre agli screening neonatali e all’ipertensione arteriosa a partire dai 18 anni, sono: il cancro della cervice uterina per le donne da 21 a 65 anni, il cancro del colon da 50 a 75 anni e il cancro del seno da 50 a 74 anni. Per poche altre procedure abbiamo a disposizione molti dati scientifici che non sono dirimenti. Le innumerevoli e variegate proposte di controlli offerti come “preventivi” non si basano su valide prove scientifiche, si rivolgono, per lo più, a persone in grado di pagare le prestazioni o a persone attente alla propria salute e quindi a minor rischio di ammalarsi. Suscita pertanto notevole perplessità che laboratori, cliniche e farmacie, deputate a curare le malattie e a migliorare la salute, si facciano capillarmente promotrici di una serie di prestazioni sulla popolazione sana, a prescindere dalla loro reale efficacia, spacciandoli viceversa come coerenti con le linee guida di società scientifiche nazionali e internazionali.  Screening fuorvianti e pericolosi Gli screening non riducono il rischio di ammalarsi Eseguire screening induce l’illusione che i controlli periodici possano ridurre il rischio di ammalarsi, ma non c’è alcuna prova scientifica che uno solo di questi “pacchetti” offra qualche vantaggio. Un gruppo di ricercatori danesi ha individuato 15 ricerche randomizzate nelle quali era stato confrontato un gruppo di adulti sottoposti a screening con un gruppo di controllo. Sono state seguite per 4-30 anni 251.891 persone riscontrando 21.535 decessi. “Gli screening hanno un’influenza scarsa o nulla sul rischio di morte per qualsiasi causa (evidenza di elevata certezza), o sul rischio di morte per cancro (evidenza di elevata certezza), e probabilmente hanno un’influenza scarsa o nulla sul rischio di morte per cause cardiovascolari (evidenza di moderata certezza). Allo stesso modo, i controlli sanitari hanno un’influenza scarsa o nulla sulle malattie cardiache (evidenza di elevata certezza) e probabilmente hanno un’influenza scarsa o nulla sull’ictus (evidenza di moderata certezza)” [[3]]. Investendo tempo e risorse per individuare precocemente qualche malattia, si rischia di trascurare l’adozione di corrette abitudini di vita (prevenzione primaria) che hanno dimostrato di ridurre il rischio di patologie metaboliche, eventi cardiovascolari e tumori. Gli screening non forniscono risultati oggettivi Contrariamente a quanto si pensi, qualunque esame fornisce una quota di risultati errati o imprecisi. Se il risultato è erroneamente normale (falso negativo) non ci preoccupiamo, ma verrà ritardata la diagnosi; se invece è […]

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