La campagna “Ferma il riarmo” promuove insieme a “Stop Rearm Europe” la manifestazione del 21 giugno a Roma ore 14 contro l’aumento delle spese militari in Italia e in Europa Si tiene oggi, 21 giugno, alle 14.00, la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe – No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. Partenza a Roma alle 14 da Porta San Paolo (Piazzale Ostiense). Una mobilitazione in vista del vertice Nato del 2025 che si terrà all’Aja dal 25 al 27 giugno per ridefinire le politiche militari dei componenti il Patto atlantico e proporre all’Italia e all`Ue di aumentare le spese per il riarmo fino al 5%. … Un momento di incontro collettivo nel quale ribadire con forza come la maggioranza dell’opinione pubblica sia contraria a scelte di riarmo e di aumento delle spese militari. Su questo si concentrerà a Roma questo sabato 21 giugno la grande manifestazione “NO guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo“, a cui darà il proprio contributo anche la campagna “Ferma il riarmo”, una delle promotrici della mobilitazione. Lavoriamo assieme da mesi nell’ambito di questa nuova iniziativa per rendere esplicito un preoccupante vuoto di democrazia sulle questioni e le scelte riguardanti gli investimenti militari. La politica continua invece a riproporre come soluzione una strada che (lo dimostrano tutti i dati degli ultimi 25 anni) ci porta solo verso più guerra, più insicurezza, più povertà e disuguaglianza. Per questo motivo saremo in piazza ribadendo i contenuti e le proposte della nostra campagna, che continuerà poi il proprio lavoro quotidiano resa ancora più forte dal sostegno di tanti cittadini e tante cittadine che hanno capito l’insensatezza del riarmo. E’ una tappa importante del nostro impegno pluri-decennale contro l’aumento delle spese militari: con la campagna “Venti di pace” avviata nel 1989; con la campagna Sbilanciamoci che da 25 anni promuove la Controfinanziaria; con la Rete Pace e Disarmo che da 20 anni promuove campagne e iniziative per il disarmo; con Greenpeace da sempre impegnata a difesa dell’ambiente, per la pace e il disarmo; con la Fondazione Perugia-Assisi, che da decenni organizza la Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità. Abbiamo promosso insieme tante campagne, e stiamo continuando: per la cancellazione del programma dei caccia bombardieri F-35, per la riduzione delle spese militari nel mondo, contro il nucleare, per l”Onu dei popoli”, contro il riarmo europeo, per la difesa della legge 185 (che il governo di destra vorrebbe cambiare) che regola il commercio delle armi, per la difesa non armata e nonviolenta, per la riconversione dell’industria bellica. Il nostro impegno non inizia e non finisce il 21 giugno. Dopo aver partecipato all’organizzazione della Marcia di Marzabotto “Save Gaza” per fermare il genocidio di Gaza del 15 giugno scorso, sabato continueremo la mobilitazione contro le guerre e la corsa al riarmo a Roma. E poi il 6 settembre parteciperemo alla “Contro Cernobbio” e domenica 12 ottobre alla Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità per mettere in campo idee e proposte contro la corsa agli armamenti. Dal 21 giugno continui un impegno unitario, inclusivo e plurale di tutto il movimento pacifista, ambientalista, delle associazioni e delle campagne, del mondo del lavoro per far fronte ai rischi immani di una terza guerra mondiale e di un riarmo che fa fare affari ai “mercanti di morte” sulla pelle delle popolazioni civili, le vittime delle guerre. FERMA IL RIARMO – Campagna promossa da Greenpeace Italia, Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, Rete Italiana Pace Disarmo, Sbilanciamoci fonte: https://www.perlapace.it/ferma-il-riarmo-2/
...Con l’obiettivo di promuovere il coinvolgimento attivo dei padri nella cura dei propri figli e figlie, anche attraverso una trasformazione delle politiche aziendali di conciliazione vita-lavoro, il progetto 4e-parent ha realizzato un’attività di raccolta dati mediante survey e focus group all’interno di sei aziende distribuite sul territorio italiano. I risultati forniscono non solo una fotografia utile per comprendere le sfide quotidiane affrontate dai lavoratori e dalle lavoratrici, ma costituiscono anche uno strumento a disposizione delle aziende per orientare eventuali evoluzioni delle proprie politiche interne. In questo modo, le organizzazioni possono acquisire una visione più ampia e inclusiva sul tema della genitorialità, riconoscendo il ruolo fondamentale dei padri e promuovendo una cultura del lavoro più equa e sostenibile. Leggi il documento completo (pdf 1,5 Mb) consulta il sito del progetto 4e-parent. fonte: https://www.epicentro.iss.it/materno/aggiornamenti
...La bozza di riforma preparata dalle Regioni è un primo passo. Fp Cgil: “Occorre investire su contratto e formazione dei professionisti” Quante sono le parti della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, la 833 del 1978, disattese? Certo molte, tra queste quanto previsto dall’articolo 25 che recita, tra l’altro: “Le prestazioni medico-generiche, pediatriche, specialistiche e infermieristiche vengono erogate sia in forma ambulatoriale che domiciliare. L’assistenza medico-generica e pediatrica è prestata dal personale dipendente o convenzionato del Servizio sanitario nazionale operante nelle unità sanitarie locali o nel comune di residenza del cittadino”. In queste poche frasi c’è il cuore della sanità territoriale, quella scritta già allora sulla carta e ancor oggi in gran parte da realizzare. Oggi sono le Regioni ad affermare che l’indicazione che l’assistenza medica generica e pediatrica deve essere prestata da personale dipendente o convenzionato con il Ssn è largamente disattesa, da questa latitanza nasce l’esigenza di modificare l’attuare regime di convenzione tra il Ssn stesso e i medici di medicina generale. Una riforma chiesta da tempo La Cgil e la Fp Cgil da tempo, nei loro documenti ufficiali, chiedono che i medici di medicina generale divengano parte integrante del Servizio sanitario, innanzitutto dal punto di vista contrattuale, ma non solo. Oggi non è così, esiste un Accordo collettivo nazionale, per altro da poco rinnovato dopo anni che non si faceva, tra Servizio sanitario nazionale, cioè lo Stato, e i medici di medicina generale, liberi professionisti che operano in regime di convenzione con il Ssn. La seconda richiesta è che venga istituita la formazione universitaria per accedere alla specializzazione di mmg e non un semplice corso regionale come è attualmente. Un passo nella giusta direzione Lo hanno compiuto le Regioni che hanno scritto una bozza di riforma delle cure primarie ora all’attenzione del ministro della Salute. “Bene la bozza elaborata dalle Regioni in merito alla riforma delle cure primarie: dall’organizzazione dell’assistenza territoriale, ai rapporti di lavoro, fino alla formazione le proposte elaborate vanno nella direzione giusta”: è quanto si legge in una nota del Coordinamento nazionale Fp Cgil Mmg. Un prima passo ma non sufficiente Si legge ancora nella nota: “Però occorre più coraggio, è necessario elaborare un progetto solido e coerente che rilanci il valore sociale dei medici di medicina generale sin dalla formazione e che con il contratto consolidi l’alleanza tra i cittadini ed i professionisti, superando la mistificazione del rapporto fiduciario degli studi privati convenzionati, come unica garanzia di qualità della presa in carico, e ancor più abolendo il sistema cottimista di remunerazione a quota capitaria, in favore di una retribuzione oraria”. Un bozza in 10 punti Il documento delle Regioni parte proprio dalla riforma del percorso formativo e prevede la trasformazione del corso regionale in specializzazione universitaria; e come è giusto che sia si chiedono parametri standardizzati a livello nazionale per la definizione del numero di medici e pediatri necessari e per le risorse economiche da assegnare, garantendo corsi di specializzazione in ogni Regione e Province autonome, con buona pace dell’autonomia differenziata tanto cara alla Lega; si chiede poi una pianificazione regionale flessibile per consentire alle Regioni di decidere se reclutare dirigenti medici o ricorrere al convenzionamento, in base alle esigenze territoriali. C’è bisogno di tempo Come ogni riforma che si rispetti anche questa esige tempo e gradualità. Sono le stesse Regioni a prevedere un regime transitorio introducendo meccanismi che permettano l’ingresso immediato dei dirigenti medici anche prima del completamento del corso di specializzazione, definendo eventuali equipollenze; per fare tutto questo sono necessarie modifiche normative: integrare il Dpr 483/1997 per includere i dirigenti medici delle cure primarie nel sistema di reclutamento, con un percorso contrattuale coerente nel Ccnl dell’Area Sanità. E chi è già in servizio Ciascuno di noi ha un medico di medicina generale, questa è l’unica porta di accesso che il cittadino e la cittadina ha per accedere al Ssn e allora servono facilitazioni per gli attuali Mmg/Pls. Occorre prevedere che quelli che lo vogliono possano scegliere di essere assunti come dirigenti medici con percorsi agevolati di riconoscimento dei titoli; e vien di conseguenza la valorizzazione professionale attraverso l’offerta di aggiornamento ai medici delle cure primarie in specializzazioni di particolare rilievo come geriatria o cardiologia. Il futuro Nell’immediato sarà quello dell’accreditamento al posto del convenzionamento, si tratta cioè di trasformare l’attuale modello convenzionale in forme di accreditamento, preferibilmente per gruppi di medici operanti nelle Case della Comunità. La richiesta dei Regioni, poi, è di obblighi immediati e cogenti. Vorrebbero che da subito vi fossero obblighi normativi vincolanti per i medici convenzionati, ad esempio per garantire il debito orario, l’uso delle tecnologie e la sede prevalente di attività, sottraendoli alla contrattazione collettiva. Infine, chiedono una copertura economica garantita, si tratta cioè di definire le ricadute economiche complessive della riforma, assicurandone la copertura integrale. Cosa non va Secondo il Coordinamento del Mmg della Fp Cgil: “Non possiamo far ricadere sui medici di medicina generale le responsabilità di una politica sanitaria miope e fallimentare, mutilata gravemente da lunghi anni di tagli lineari e precarizzazione, perché questo inasprisce il conflitto invece di potenziare l’alleanza terapeutica. In particolare, quella che nella bozza di riforma è impropriamente definita assistenza ‘medico-generica’, ha bisogno da parte della politica del riconoscimento organizzativo, economico, culturale e politico, che i cittadini e la struttura sociale del Paese da sempre intrinsecamente riconosce ai medici di medicina generale quali garanti della cura e della salute delle persone”. Mmg ovvero dirigenti medici del Ssn Se la questione della formazione è il perno del mmg del futuro, altrettanto rilevante è il reclutamento dei cosiddetti medici di famiglia. “Nessun ulteriore indugio – continua il Coordinamento – nel trasformare l’attuale modello formativo dei medici di medicina generale da corso di formazione, formalmente gestito dalle Regioni, ma di fatto subappaltato alle maggiori corporazioni mediche, in vere specializzazione universitarie. È il momento di reclutare i nuovi medici di medicina generale nella dirigenza come dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Vanno contestualmente riconosciuti titoli abilitanti a quelli che già esercitano la professione, introducendo anche per i neoassunti la possibilità di optare, su base volontaria, per il contratto collettivo nazionale della dirigenza medica. Così come è necessario introdurre l’equipollenza con altre specializzazioni, a partire da quella di Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, le nostre sono proposte chiare e lineari sulle quali chiediamo un confronto con il […]
...I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono i luoghi adibiti in Italia alla detenzione amministrativa delle persone migranti considerate “irregolari”: si tratta di un istituto giuridico che prevede la privazione della libertà in nome di un illecito amministrativo e non di un reato, nel caso specifico delle persone migranti per il fatto di non avere il permesso di soggiorno in regola. La detenzione amministrativa presenta enormi criticità in materia di rispetto della dignità delle persone e dei loro diritti, incluso il diritto alla salute. La stessa World Health Organization (WHO) ne ha denunciato gli effetti in quanto pratica patogena e psicopatogena. Sempre maggiori evidenze descrivono i CPR come contesti di degrado igienico-sanitario, sofferenza fisica e mentale ed abbandono sociale, caratterizzati da un continuum di violenza auto- ed etero-inflitta sui corpi delle persone recluse. Le stesse evidenze, a distanza di 25 anni dalla loro istituzione, confermano che questi luoghi sistematicamente, da sempre, dovunque e a prescindere dal singolo gestore, sono profondamente patogeni e mettono a rischio la salute e la vita delle persone che vi vengono detenute. La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) da più di trent’anni lavora ogni giorno per cercare di assicurare l’accesso alle cure e il diritto alla salute delle persone migranti in Italia, a prescindere da provenienza e status giuridico, come sancito dall’Articolo 32 della Costituzione. Nel corso del tempo si è spesso occupata di advocacy presso i decisori politici e istituzionali per far sì che il dettato costituzionale si traduca in reale diritto alla salute per le persone migranti. Sulla base di quanto espresso, la SIMM si rivolge alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi (FNOMCeO) per una sollecita e chiara presa di posizione affinché: si proceda nell’immediato alla chiusura dei CPR e all’apertura di un dibattito a livello europeo per l’abolizione della detenzione amministrativa, in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita; si dichiari che nessun professionista della salute che operi in rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e del Codice di Deontologia Medica possa fornire e tantomeno essere costretto a fornire le proprie prestazioni professionali in tali luoghi funzionalmente alla loro operatività (ad esempio tramite la sottoscrizione di valutazioni di idoneità alla reclusione nei CPR, richieste dalle autorità di polizia), in Italia e all’estero, in quanto privi delle tutele essenziali per le persone detenute e contrari all’etica professionale della cura. Tale posizione è stata tra l’altro avvalorata proprio da una analoga dichiarazione della FNOMCeO sull’inammissibilità dell’utilizzo del personale sanitario per le pratiche di selezione delle persone migranti destinate ai centri di detenzione in Albania. I professionisti e le professioniste della SIMM, nonché tutti coloro che vorranno sostenere e rilanciare questo appello, sono mossi dal principio umanitario della tutela della vita e della salute delle persone come priorità rispetto a ogni sovrastruttura burocratica e/o securitaria, un principio che si sostanzia nel proposito ippocratico: “in qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario”. Appello della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) Supportato dai seguenti esperti in ambito medico-scientifico: Vittorio Agnoletto, Membro del direttivo nazionale di Medicina Democratica Cristina Cattaneo, Prof. di Medicina Legale, Università degli Studi di Milano Gavino Maciocco, Prof. di Igiene e sanità pubblica, Università di Firenze Monica Minardi, Presidente di Medici Senza Frontiere (MSF) Italia Chiara Montaldo, Responsabile Unità Medica di MSF Italia fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/06/migranti-la-vergogna-dei-cpr/
...L’Agenzia pubblica le Linee di indirizzo relative al percorso evolutivo dei Sistemi Medicali per il Telemonitoraggio, che si pongono l’obiettivo di classificare il grado di maturità dei Sistemi Medicali, in termini di: i) tecnologia; ii) funzionalità; iii) connettività; iv) interoperabilità; v) sicurezza & data protection. L’iniziativa fa parte delle attività previste nella Missione 6, Componente 1 del PNRR, con particolare riferimento ai servizi di Telemedicina e ha quali principali interlocutori operatori economici, strutture sanitarie, Regioni/PP.AA., nonché tutti gli attori coinvolti nei processi di HTA e procurement. Obiettivi Le Linee di indirizzo relative al percorso evolutivo dei Sistemi Medicali per il Telemonitoraggio perseguono due principali obiettivi: Orientare i referenti aziendali nella scelta dei dispositivi medici, favorendo un’integrazione tempestiva e accurata di questi sistemi all’interno del contesto tecnologico complesso delle aziende sanitarie. Guidare l’evoluzione multifattoriale dei dispositivi medici attualmente in produzione o in aggiornamento da parte degli operatori economici. Contenuti Le Linee di indirizzo si propongono di: Esplicitare i requisiti che i Sistemi Medicali devono possedere per garantire l’interoperabilità con le Infrastrutture Regionali di Telemedicina, come stabilito dal Decreto Ministeriale del 21 settembre 2022. Questo include il rispetto degli adeguati livelli di certificazione e sicurezza. La Piattaforma Nazionale di Telemedicina, attraverso il servizio “Gestione Soluzioni di Telemedicina – GST”, consentirà ai Sistemi Medicali di verificare la loro integrabilità con le Infrastrutture Regionali di Telemedicina. Fornire un quadro complessivo delle caratteristiche, dei requisiti, delle raccomandazioni e delle normative che devono essere considerate, sia per l’implementazione attuale sia per il percorso evolutivo dei dispositivi. Gruppo di Lavoro Il documento è stato redatto grazie al Gruppo di Lavoro interno all’Agenzia, coordinato dal dott. Marco Marchetti, e ha visto la partecipazione degli ingegneri Debora Angeletti, Pasquale Arena, Antonio Balsamo e Daniela Catania, rappresentanti di AGENAS. Inoltre, hanno contribuito gli ingegneri Emilio Chiarolla, Mario Lugli, Aldo Mauro e Maurizio Rizzetto, rappresentanti dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC) e l’ingegnere Marco Foracchia, rappresentante dell’Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità (AISIS). I dottori Sandro Girolami e Lorenzo Terranova hanno partecipato come rappresentanti di Confindustria Dispositivi Medici. Si ricorda che, con la Legge 28 marzo 2022 n. 25, è stato assegnato ad AGENAS il ruolo di Agenzia per la sanità digitale, con l’obiettivo di assicurare il potenziamento della digitalizzazione dei servizi e dei processi in sanità. Per leggere il documento: Linee di indirizzo percorso evolutivo Sistemi Medicali per Telemonitoraggio (PDF) fonte: https://www.agenas.gov.it/comunicazione/primo-piano/2574-agenas-pubblica-le-linee-guida-per-l%E2%80%99evoluzione-dei-sistemi-medicali-per-il-telemonitoraggio
...È attivo il Piano Caldo 2025 finalizzato a prevenire gli effetti negativi delle temperature elevate sulla popolazione con un’attenzione particolare ai soggetti più a rischio (anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza). I bollettini sulle ondate di calore, pubblicati dal lunedì al venerdì fino a metà settembre, vengono elaborati dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio nell’ambito del Sistema operativo nazionale di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, coordinato dal Ministero della Salute. Il sistema operativo è attivo in 27 città italiane, consentendo di individuare quotidianamente le condizioni meteo-climatiche dannose per la salute, e si avvale del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG) e del Sistema di sorveglianza degli accessi in pronto soccorso. Dal sito del Ministero è possibile scaricare numerosi opuscoli e materiale informativo sulle ondate di calore rivolti alla cittadinanza e agli operatori del settore sanitario e socio-sanitario. Per approfondire consulta la news sul sito del Ministero della Salute la pagina dedicata ai bollettini sulle ondate di calore sul portale tematico Ondate di calore.
...“E MI NO FIRMO”: APRIRE SPAZI DI LIBERTÀ PER UN LAVORO SOCIALE ANTI-OPPRESSIVO. STRATEGIE, RESISTENZE, INNOVAZIONE PER I DIRITTI E LA GIUSTIZIA SOCIALE. “E mi no firmo”, dice Franco Basaglia, in veneziano puro, quando si rifiuta di firmare il registro delle contenzioni meccaniche. Dall’interno della sua professione – di cui riconosceva a pieno la politicità intrinseca di un lavoro che ha a che fare con esseri umani, giustizia sociale e mandati di controllo – Basaglia poneva un limite non valicabile e apriva a un’alternativa. La sua responsabilità si esprimeva in un unico gesto indivisibile: rifiutare e, insieme, indicare un’alternativa. Fatte le debite differenze di tempo e ambito, si può dire che all’inizio degli anni ’90 abbiamo fatto lo stesso, abbracciando la prospettiva della Riduzione del Danno (RdD), contro il senso unico del paradigma morale-biomedico e rifiutando l’obiettivo dell’astensione come il solo possibile, aprendo a prospettive e pratiche alternative e, infine, riconoscendo la convivenza con le sostanze a costi umani e sociali sostenibili per le persone e i territori come la vera sfida da cogliere. A tratti il nostro “E mi no firmo” si è smarrito nel tempo, fra derive sanitarie e tecnicismi. Il rischio di una patologizzazione strisciante e implicita nel sistema dei servizi, e l’enfasi sulle evidenze scientifiche, necessarie, sì, ma talvolta capaci di liquidare frettolosamente ogni approccio fenomenologico, possono far perdere il focus su autodeterminazione e libertà di scelta nell’uso di droghe. Il conteggio delle vite salvate – importante, com’è importante ogni vita, ed efficace, come ogni politica dovrebbe essere – ha smascherato la retorica ipocrita di proibizionisti e punizionisti salvifici. Ma, al tempo stesso, ha finito per silenziare il potenziale della RdD come politica capace non solo di contenere le manifestazioni più drammatiche del fenomeno, ma di orientarne l’intero governo in direzione anti-oppressiva e non patologizzante. Oggi, in un contesto globale e locale sempre più dis-umano, c’è l’urgente bisogno di restituire alle politiche delle droghe, come a tutte le politiche sociali, il loro umanesimo, oltre alla loro efficacia. Populismi penali e retoriche autoritarie tornano a dividere la società tra meritevoli e non meritevoli, con un welfare che perde ogni sua caratteristica fondativa di promozione dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Nella loro travolgente e rapida ascesa, negano lo statuto di cittadino agli stigmatizzati di ogni sorta, ridisegnando il concetto stesso di umano. La disumanizzazione dei ‘non conformi’ procede, e noi ci troviamo a maneggiare anche questo. Le sfide all’etica, alla responsabilità politica e alle deontologie si moltiplicano. La RdD è una buona bussola per una politica delle droghe umanitaria e non oppressiva. Ma deve ri-calibrasi sul tempo presente, questo tempo presente, che ha cambiato profondamente il contesto nel quale ci muoviamo. È cambiato quasi tutto dal 2011 quando facemmo il punto sulla RdD, concentrandoci soprattutto sui modelli operativi nella Summer di quell’anno ( “Riduzione del danno, fra vecchie derive e nuovi approdi”, https://www.fuoriluogo.it/rubriche/la-rubrica-di-fuoriluogo-sul-manifesto/un-laboratorio-dinnovazione/) ). Si tratta ora di recuperare lo spirito di trasformazione che è fondativo della RdD, così come del lavoro sociale, di esplorare le nostre dissonanze con i mandati istituzionali, e le strategie di resistenza che ogni giorno portiamo avanti nella relazione con le persone che usano droghe (PUD). Si tratta di trovare la via per rompere lo spazio in cui la RdD e il lavoro sociale rischiano di essere chiusi, e di trovare l’equilibrio tra professione e attivismo, nella prospettiva di un lavoro che abbia la responsabilità sociale e politica come linea guida. L’obiettivo formativo della Summer School 2025 è questo: perlustrare la funzionalità, l’adeguatezza e la coerenza politica di questa nostra bussola; riposizionarci sulle sfide del presente, trovare strategie e alleanze con altri campi e attori del lavoro sociale, con gli operatori e le operatrici e con le persone titolari dei diritti che il lavoro sociale deve promuovere, che, come noi, sono minacciati dall’imperversare di leggi nemiche dell’umano. Vogliamo trovare insieme tracce di lavoro sociale e politico all’insegna della promozione dei diritti e della cittadinanza. La Summer School 2025 di Forum Droghe e CNCA – “E mi no firmo. Aprire spazi di libertà per un lavoro sociale anti-oppressivo” è dedicata a Grazia Zuffa e parte dal suo pensiero critico Si propone come una perlustrazione (auto)riflessiva e collettiva per: monitorare lo sviluppo della nostra capacità innovativa coerente, tramite mappatura riflessiva su oggetti di lavoro e percorsi, cogliendone le salienze interrogare i nostri gradi-di-libertà-nel-contesto, nella produzione coerente negli ambiti organizzativi, operativi e politici dati; e allo stesso tempo le nostre strategie di resistenza a mandati e compiti che rompono con lo spirito anti oppressivo e di empowerment mettere al centro una ‘ responsabilità politica e deontologica non oppressiva’ delle professioni e, comunque delle azioni intraprese, con riferimento a diverse dimensioni (verso i destinatari, verso la società, verso i mandati istituzionali, nella ‘costruzione’ dei fenomeni) ri-costruire un rapporto con le PUD che sia alleanza per l’autodeterminazione; fare il punto, scambiare e auto-formarsi sulle pratiche di advocacy a tutto questo mirate. Info iscrizioni e quote
...SCOSSA è il muovo sito che, pltre ad essere un acronimo formato da lettere presenti nella frase “La società civile sostiene il Servizio sanitario nazionale”, dà il nome al documento – SCOSSA – ed è un invito a rilanciare l’azione politica e culturale in difesa del diritto alla salute come interesse della collettività e del Ssn come patrimonio di civiltà. Questo documento nasce dal lavoro congiunto delle associazioni che, aderendo all’appello “Non possiamo restare in silenzio. La società civile in difesa della sanità pubblica”, hanno deciso di riaffermare valori e indirizzi comuni e individuare gli elementi fondamentali per il rilancio del Servizio sanitario nazionale, anche alla luce dell’attuale preoccupante dibattito politico e istituzionale. Associazione Salute Diritto Fondamentale, Associazione Giovanni Bissoni, Laboratorio Salute e Sanità – LABOSS, Associazione Prima la Comunità, Associazione Alessandro Liberati, Salute internazionale, Cittadinanzattiva, Gruppo Abele, Forum Diseguaglianze e Diversità, Fondazione Maratona Alzheimer. —> Le associazioni aderenti al Documento 10 punti chiave per il rilancio della sanità pubblica e contro l’autonomia differenziata delle Regioni SCARICA IL DOCUMENTO 1. Il declino del Ssn non è irreversibile Il secondo pilastro – l’assistenza cosiddetta “integrativa” dei fondi e delle assicurazioni – non è la soluzione. Servono scelte coerenti con il dettato costituzionale, le priorità espresse dalla popolazione e le evidenze scientifiche. 2. Il Ssn deve poter contare su risorse adeguate, 3. Le risorse devono essere destinate agli ambiti prioritari di intervento, 4. I fondi sanitari devono essere riorientati all’interesse generale, 5. È necessario lo sviluppo e una solida riorganizzazione delle Cure Primarie, articolata per Distretti sociosanitari, 6. Il governo dell’assistenza farmaceutica 7. One Health: la salute in tutte le politiche, 8. La sentenza della Corte costituzionale n. 192 9. La sanità deve essere esclusa dall’Autonomia Differenziata. 10. Dopo la sentenza 192/2024 è fondamentale il ruolo del Parlamento. Vai sul sito scossa.net
...Un appuntamento importante di Pace e vicinanza umana con la popolazione di Gaza, sottoposta ad attacchi e privazioni senza precedenti. Bambini, donne, uomini che vanno salvati fermando le scellerate, devastanti e controproducenti politiche del Governo di Israele. Tutto questo si concretizzerà domenica 15 giugno con una Marcia che si snoderà da Marzabotto a Monte Sole, luoghi pieni di significato e dunque scelti dagli organizzatori per concretizzare una sempre più urgenza richiesta di Pace. L’idea di questo appuntamento trae origine dall’Appello “Salviamo Gaza” subito sfociato nella convocazione di una manifestazione di carattere nazionale a cui hanno dato immediatamente un proprio contributo tutte le reti pacifiste italiane. “L’iniziativa si svolge a Marzabotto, teatro degli eccidi nazi-fascisti di Monte Sole che videro in pochi giorni morire trucidati quasi 800 tra donne, bambini e anziani inermi. È da luoghi come questo che fu lanciato a tutto il mondo il grido ‘mai più’! Monte Sole è un simbolo di integrità morale e autorevolezza, per il lavoro quasi quarantennale sulla pace e la nonviolenza che ha coinvolto milioni di cittadini e giovani italiani e di tutto il mondo. Non c’è luogo più giusto per rinnovare oggi quel ‘mai più’ davanti all’uccisione di migliaia di civili, per non ricadere negli abissi della guerra e dell’annientamento della dignità umana” ha sottolineato la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi nella recente conferenza stampa di presentazione della Marcia. Parole a cui hanno fatto eco gli interventi dei rappresentanti della società civile: Luisa Morgantini a nome del coordinamento nazionale delle reti pacifiste ha ricordato quanto grave e profonda sia la rottura del diritto internazionale e del diritto umanitario, nel silenzio della comunità internazionale. Mentre, Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’ANPI è intervenuto rilanciando, così, l’appello: “La vicenda di Gaza è uno specchio: ci mette di fronte alle nostre responsabilità, se far finta di niente o intervenire. La situazione è diventata insopportabile. Non sono crimini di guerra: è una guerra di crimini. Non solo ammazzano i civili, li vogliono anche cacciare dalla loro terra, annullare la loro identità. Basta accordi commerciali con Israele. Basta armi. Tutte e tutti a Marzabotto il 15 giugno!”. L’appuntamento (per cui si stanno predisponendo trasporti speciali e presenze organizzate da parte di diverse realtà) è fissato per le ore 11.00 al Parco Peppino Impastato a Marzabotto, da cui prenderà avvio la camminata di circa 2 ore e mezza verso il Poggiolo di San Martino di Caprara (Monte Sole). Luogo in cui, già dalle 13.30, inizierà la serie di interventi di rappresentanti della società civile, delle Amministrazioni Locali, degli artisti che hanno deciso di essere presenti per sostenere le ragioni dell’Appello e della Marcia “Save Gaza”. Le richieste al Governo italiano e alle Istituzioni Europee sono chiare: sospendere la cooperazione militare e l’Accordo di Associazione UE-Israele, sino a quando non siano cessate le violazioni dei diritti umani e dell’occupazione; di ripristinare il sostegno all’UNRWA per l’assistenza ai profughi palestinesi; l’immediato riconoscimento dello stato di Palestina; chiedere la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tutte azioni sempre più urgenti e necessarie per: porre fine ad ogni tipo di violenza, a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme, in Israele; ottenere l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza; la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri; garantire assistenza alla popolazione civile palestinese; fermare la deportazione della popolazione palestinese e il piano di invasione di Gaza Troveranno spazio tra gli interventi già confermati durante il momento di chiusura della Marcia le voci di: Valentina Cuppi (Sindaca di Marzabotto), Chiara Bardelli (Emergency), Emiliano Manfredonia (ACLI), Flavio Lotti (Coordinamento “Fermiamo le Guerre – Fondazione PerugiAssisi per la cultura di pace), Paola Caridi (Storica, scrittrice, giornalista), Matteo Lepore (Sindaco di Bologna), Tomaso Montanari (Università per stranieri di Siena), Giulio Marcon (Coordinamento Fermiamo le Guerre – Sbilanciamoci), Gianfranco Pagliarulo (ANPI), Maurizio Landini (CGIL), Pasquale Pugliese (Coordinamento Pace Emilia Romagna) Valter Cardi (Presidente del Comitato per le onoranze dei familiari delle vittime di Marzabotto). Per informazioni e dettagli logistici: www.montesole.org/12075/
...Il Coordinamento Nazionale Salute Mentale e il Club SPDC No Restraint invitano all’incontro online sulla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 76 del 30.5.2025 in merito alla tutela della persona sottoposta a TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) lunedì 16 giugno 2025 dalle ore 16.00 alle ore 19.00 il link per il collegamento https://us06web.zoom.us/j/86406925798?pwd=6W7BVyY7CheIFayjFO0PuSFwY1gWQw.1 La sentenza richiede una seria discussione non tanto sul merito, che condividiamo, piuttosto su come questa sentenza verrà applicata su tutto il territorio nazionale, su come tutti i soggetti coinvolti, DSM, Tribunali, Comuni intendono costruire il percorso attuativo. Come spesso accade nella variegata geografia della sanità in Italia già ci sono segnali contrastanti. Ad es. il tribunale di Pistoia chiede al DSM di dell’ASL Toscana Centro di mettere a disposizione una stanza nei 2 SPDC di riferimento dove poter incontrare la persona soggetta a TSO, viceversa il tribunale di Milano chiede ai vari SPDC milanesi di mettere a disposizione un n. di cellulare per una videochiamata. Riteniamo che l’approfondimento delle procedure applicative siano sostanza e , come si dice, la forma è sostanza. Parteciperanno, tra gli altri: Francesco Maisto (Garante delle persone private della libertà del Comune di Milano, già magistrato di sorveglianza dell’Emilia-Romagna); Mauro Palma (già Garante nazionale delle persone private della libertà); Franco Corleone (Società della Ragione); Antonella Calcaterra (avvocata Milano); Martina Zippilli (persona già sottoposta a TSO); Michele Passione (avvocato Firenze); Pietro Pellegrini (psichiatra DSM Parma); Gisella Trincas (UNASAM); Fabrizio Starace (DSM Torino, Presidente SIEP); Alessia de Stefano (psichiatra SIEP); Andrea Filippi (psichiatra FP CGIL Medici; Stefano Roccato (DSM ULSS 9 Scaligera); Tommaso Neri (Brigata Basaglia); Andrea Puecher (Il Cerchio Fareassieme Trento); Alessandro Saullo (psichiatra DSM Gorizia); Michele Miravalle (Antigone), Davide Galliani (docente di diritto costituzionale e pubblico, Università Statale di Milano), Stefano Naim (psichiatra DSM Modena) e … – Tutti gli interventi avranno durata di 10’. Seguirà un dibattito aperto con interventi di 5’ La Locandina 16 giugno 2025 Per INFO: info@conferenzasalutementale.it;
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