La forza lavoro globale di migranti, stimata intorno a 170 milioni di persone, rappresenta il 5% della forza lavoro totale. Questo numero è in aumento, con l’Europa che ne detiene la quota maggiore. La pandemia di COVID-19 e i Mondiali FIFA del Qatar del 2022 hanno evidenziato il peso sproporzionato di malattie e infortuni che i lavoratori migranti subiscono. I migranti tendono a lavorare in settori ad alto rischio, ad essere esposti a pericoli sul lavoro, a disporre di minori tutele lavorative e sociali, e ad avere un accesso ridotto alle cure sanitarie, il che aumenta i rischi per la loro salute fisica e mentale. Una Serie del 2023 su “The Lancet” riguardante lavoro e salute, così come un rapporto dell’OMS dello stesso anno, hanno identificato la migrazione lavorativa come una priorità di ricerca. La presente revisione include 44 studi di qualità complessiva elevata (pubblicati tra il 2000 e il 2023), 11 tra questi sono stati combinati in una meta-analisi. I dati provengono da 16 paesi, con 42 studi (95%) condotti in paesi ad alto reddito. L’esito di mortalità più frequente è l’infortunio mortale sul lavoro, che include cadute dall’alto, scosse elettriche e l’essere colpito da oggetti. Otto studi ritenuti sufficientemente omogenei (rispetto a caratteristiche come sesso e settore dei lavoratori migranti) sono stati combinati in una meta-analisi. Il rischio relativo aggregato è di 1,71 (IC 95% 1,22–2,38), indicando che i lavoratori migranti hanno un rischio di morte per infortunio sul lavoro superiore rispetto ai lavoratori locali, nonostante una significativa eterogeneità statistica. Il secondo esito di mortalità più riportato è la mortalità per tutte le cause. Dodici studi riportano la mortalità per tutte le cause, di cui due condotti in paesi a medio reddito e dieci in paesi ad alto reddito. Il rischio relativo aggregato di tre tra questi studi considerati omogenei per essere inclusi nella meta-analisi è di 0,94 (IC 95% 0,88–0,99), suggerendo che i lavoratori migranti hanno un vantaggio in termini di mortalità per tutte le cause rispetto ai lavoratori locali. Diciannove studi hanno riportato altri esiti di mortalità, tutti condotti in paesi ad alto reddito. I risultati hanno evidenziato che i lavoratori migranti hanno una maggiore probabilità di morire per cause esterne (come cadute o aggressioni) rispetto a cause interne (come malattie respiratorie o digestive) rispetto ai lavoratori locali. Inoltre, hanno una maggior rischio di morire per omicidi legati al lavoro, in particolare nei settori del commercio al dettaglio e dell’industria del sesso. È emerso anche un rischio maggiore di suicidio tra i lavoratori migranti, specialmente tra le donne. Sono stati analizzati gli studi per fattore di rischio e gli autori hanno sviluppato un diagramma concettuale basato sui dati che riassume i determinanti sociali intersezionali della mortalità (figura 1) Figura 1: Diagramma concettuale dei determinanti sociali intersezionali della mortalità nei lavoratori migranti Il rischio di mortalità è influenzato anche da fattori come la disparità economica o le differenze culturali tra paesi di origine e di destinazione. Negli Stati Uniti, i lavoratori migranti provenienti dall’America Latina, dall’Africa e dall’Asia sperimentano un rischio più alto di infortuni mortali rispetto ai lavoratori locali, mentre quelli provenienti dall’Europa non mostrano differenze. In Svezia, i lavoratori migranti provenienti da paesi nordici hanno un rischio più alto di mortalità per tutte le cause e di suicidio rispetto ai lavoratori locali, mentre quelli provenienti da paesi non nordici mostrano, generalmente, rischi inferiori. Uno studio ha suggerito che le differenze culturali e sociali in merito al suicidio potrebbero spiegare le diverse incidenze di suicidio tra i lavoratori migranti. Lo status legale è risultato essere un fattore importante ma poco studiato. La maggior parte degli studi non distingue tra migranti temporanei e migranti permanenti. Uno studio statunitense ha rilevato che i lavoratori migranti senza documenti in regola hanno tassi di infortuni mortali sul lavoro più elevati rispetto sia ai lavoratori in possesso dei documenti che di quelli nati negli Stati Uniti. Uno studio condotto in Turchia ha evidenziato che il 94,5% degli stranieri arrivati per lavorare e deceduti non possedeva un permesso di lavoro. Quando si è presa in considerazione la tipologia di visto, gli studi condotti in Canada e Norvegia hanno riscontrato tassi di mortalità inferiori tra i migranti con visti per motivi economici o d’affari rispetto ai rifugiati e ai residenti locali. Cinque studi hanno esaminato la competenza linguistica dei lavoratori migranti. Nei vari paesi analizzati, i lavoratori migranti con una scarsa conoscenza della lingua locale hanno mostrato costantemente tassi di mortalità più elevati. Le possibili spiegazioni risiedono nella difficoltà di comprendere le nozioni sulla sicurezza, nel negoziare i propri diritti sul lavoro e nel seguire le regole e le normative, oltre a una ridotta possibilità di trovare opportunità lavorative. La conoscenza della lingua è stata, inoltre, indicata come un fattore che contribuisce al rischio occupazionale più elevato per i lavoratori migranti senza documenti in regola. I settori economici con maggior rischio di infortuni mortali sono l’edilizia, l’agricoltura e l’estrazione mineraria, mentre le professioni più pericolose quelle di agricoltori, lavoratori dei trasporti e operai meccanici. Gli studi hanno evidenziato il ruolo sia dei datori di lavoro che dei lavoratori migranti. Per quanto riguarda i datori di lavoro, il problema principale è la scarsità di formazione adeguata sia per quanto attiene la lingua sia per gli aspetti culturali, oltre alla mancanza di misure di protezione della salute, in particolare nel settore delle costruzioni. Per i migranti, le problematiche includono la scarsa conoscenza delle misure di sicurezza e una minore adesione alle pratiche di sicurezza sul lavoro, specialmente tra coloro che hanno un livello di istruzione più basso. Inoltre i fattori normativi a monte, in particolare le politiche neoliberiste di deregolamentazione, hanno avuto un impatto sulle condizioni lavorative. Queste politiche spesso hanno indebolito la protezione della salute dei lavoratori e promosso un lavoro più flessibile, come quello part-time e temporaneo. Tali cambiamenti normativi hanno portato i datori di lavoro a fare maggiore affidamento sull’appalto a imprese che si servivano di lavoratori migranti, piuttosto che assumerli direttamente, riducendo la possibilità di formazione. Infine vi sono situazioni di sfruttamento lavorativo, compresi abusi fisici ed emotivi, che contribuiscono a tassi più alti di suicidio tra questi […]
...Come dice il Ministro, gran parte di quelle risorse erano già finanziate e predestinate per i rinnovi dei contratti della sanità pubblica come per tutti i dipendenti pubblici. Non c’è quindi nessun nuovo finanziamento della sanità pubblica da questo Governo, che trova modi nuovi per favorire quella privata” precisa l’Intersindacale”. Ha ragione il Ministro Schillaci sul fatto che i 2,5 miliardi aggiuntivi del FSN previsti dalla legge di bilancio sono in realtà solo gli stanziamenti indispensabili per i rinnovi dei contratti, peraltro non solo dei medici, ma di tutti gli operatori del Ssn”. Lo afferma l’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari composta da Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, FVM Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici, in riferimento alle ultime dichiarazioni del Ministro della Salute in tema di legge di bilancio. “Come giustamente dice il Ministro, gran parte di quelle risorse erano già finanziate e predestinate per i rinnovi dei contratti della sanità pubblica come per tutti i dipendenti pubblici. Non c’è nessun nuovo finanziamento della sanità pubblica, quindi, da questo Governo, che trova modi nuovi per favorire quella privata” precisa l’Intersindacale. “Per gli stipendi si tratta invece solo di automatismi di rivalutazione della massa salariale che nemmeno coprono l’inflazione, di cui oltretutto i Dirigenti medici, veterinari e sanitari non vedranno nemmeno traccia finché non arriverà il rinnovo del contratto, il cui triennio è già scaduto. Il contratto dei medici, dei veterinari e dei sanitari del Ssn relativo agli anni dal 2022 al 2024 è ancora fermo per l’inerzia di Governo e Regioni che ancora non hanno neanche emanato l’atto d’indirizzo, tenendo quindi ferme in cassa risorse delle lavoratrici e dei lavoratori – continuano i sindacati – il minimo segno di vita di una volontà politica seria per la sanità pubblica e per i suoi dirigenti oggi è sbloccare il contratto 2022/2024 fermo al palo. Per tutelare la salute dei cittadini – concludono – occorre poi reperire urgentemente nuove risorse sia per il Fondo sanitario nazionale in termini generali, sia per gli stipendi dei sanitari pubblici che devono essere remunerati concretamente per quello che faticosamente garantiscono alla cittadinanza”. FONTE: https://www.fpcgil.it/2025/01/10/intersindacale-dei-dirigenti-medici-veterinari-e-sanitari-i-soldi-per-la-sanita-sono-sempre-gli-stessi-girano-nei-comunicati-dei-ministri-ma-non-atterrano/
...I fattori di rischio più comuni per le malattie non trasmissibili sono influenzati da determinanti commerciali della salute: tabacco, alcol, alimenti ultra-processati e combustibili fossili. Alcune delle più grandi multinazionali del mondo dipendono dai profitti di questi prodotti e dedicano enormi risorse a lobbying, marketing e intimidazioni legali per interferire negli sforzi di regolamentarli. È stato dimostrato che aumentare le tasse su questi prodotti riduce efficacemente i comportamenti rischiosi dei consumatori, raccogliendo al contempo fondi per espandere le risorse sanitarie (1) Nel 2011, la Dichiarazione politica delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili (NCD) ha annunciato una data obiettivo del 2025 per ridurre i tassi di mortalità prematura per malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche e diabete del 25%, il cosiddetto obiettivo 25 × 25. 10 anni dopo, la probabilità globale di morire prematuramente per una di quelle NCD mirate era migliorata solo dell’1,5%. Le NCD sono le principali cause di morte prematura e disabilità in tutto il mondo, stimate nel 2021 come responsabili della morte di 17,3 milioni di persone e di quasi l’80% di tutti gli anni vissuti con disabilità prima dei 70 anni. Sono state convocate tre riunioni di alto livello delle Nazioni Unite sulle NCD per formulare piani d’azione e pacchetti di intervento, ma non sono riuscite a galvanizzare l’azione necessaria per raggiungere l’obiettivo 25 × 25. L’OMS riferisce che nessun paese raggiungerà gli obiettivi originali del 2025 e solo 14 sono sulla buona strada per la riduzione di un terzo dei tassi di mortalità prematura per malattie non trasmissibili entro il 2030, inclusi nell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 3.4. C’è quindi preoccupazione sul fatto che un quarto incontro di alto livello sulle malattie non trasmissibili, che si terrà a settembre, avrà l’impatto sulla salute di cui c’è così disperatamente bisogno. Gli argomenti di base per un’azione sulle malattie non trasmissibili sono ben consolidati e innegabili. In primo luogo, le malattie non trasmissibili causano un enorme e iniquo onere sanitario. Le malattie non trasmissibili originariamente prese di mira nel 2011 rimangono responsabili dell’80% di tutti i decessi prematuri correlati alle malattie non trasmissibili. I progressi sono stati lenti e irregolari, con la quota maggiore di guadagni nei paesi ad alto reddito, nonostante l’86% di tutta la mortalità prematura per malattie non trasmissibili si verifichi nei paesi a basso e medio reddito. Le popolazioni più colpite rappresentano anche le maggiori opportunità di miglioramento. In secondo luogo, le malattie non trasmissibili più comuni sono anche le più prevenibili. Dei 183 milioni di anni di vita persi a causa dei 36 tumori più comuni nel 2020, il 68% avrebbe potuto essere prevenuto, così come l’80% delle malattie cardiache premature, degli ictus e del diabete, che insieme hanno rappresentato 208 milioni di anni di vita persi. I fattori di rischio per le NCD sono modificabili e spesso si presentano in comorbidità, ad esempio ipertensione, obesità e iperglicemia. Le NCD non devono essere necessariamente le killer che sono. Inoltre, sono disponibili interventi di prevenzione basati sulle evidenze e dal punto di vista economico ha senso implementarli. NCD Countdown 2030 , un’iniziativa congiunta supportata da The Lancet , NCD Alliance e OMS , fornisce chiare indicazioni sugli obiettivi NCD. Ha stimato che i pacchetti più efficienti di interventi sanitari necessari per ridurre di un terzo la mortalità prematura da NCD, come l’aspirina per la sospetta sindrome coronarica acuta, lo screening e il trattamento del cancro cervicale e le politiche di eliminazione dei grassi insaturi (alla base dei cibi spazzatura), costerebbero 18 miliardi di dollari l’anno fino al 2030. Questo investimento salverebbe 39 milioni di vite e fornirebbe un rendimento netto stimato di 2,7 trilioni di dollari. Si stima che 3,7 trilioni di dollari potrebbero essere generati da un aumento del 50% delle tasse sui prezzi del tabacco, dell’alcol e delle bevande zuccherate. Tali tasse genererebbero anche ulteriori risparmi sanitari riducendo il consumo di prodotti nocivi. I programmi per migliorare l’accesso all’assistenza medica di base, come il China Rural Hypertension Control Project, hanno dimostrato come le innovazioni possano essere implementate con successo, anche in contesti con risorse limitate. Date queste prove, il fallimento dei governi nell’agire sulle NCD si dimostra sia miope nella pratica che moralmente indifendibile. Perché, allora, l’inazione persiste? I fattori di rischio più comuni per le malattie non trasmissibili sono influenzati da determinanti commerciali della salute. Lo studio Global Burden of Disease ha stimato che nel 2019 il 41% di tutti i decessi per malattie non trasmissibili, ovvero circa 19 milioni di persone, poteva essere attribuito a soli quattro prodotti commerciali : tabacco, alcol, alimenti ultra-processati e combustibili fossili. Alcune delle più grandi multinazionali del mondo dipendono dai profitti di questi prodotti e dedicano enormi risorse a lobbying, marketing e intimidazioni legali per interferire negli sforzi di regolamentarli e indebolire la scienza scoraggiandone il consumo. È stato dimostrato che aumentare le tasse su questi prodotti riduce efficacemente i comportamenti rischiosi dei consumatori, raccogliendo al contempo fondi per espandere le risorse sanitarie, ma tali tasse si scontrano con forti contrarietà politiche. Continua a persistere la percezione che le malattie non trasmissibili siano il risultato di una scelta personale e di una debolezza individuale piuttosto che il prodotto di un ambiente predatorio e dannoso costruito per massimizzare il guadagno commerciale . Fare progressi su qualsiasi questione sanitaria globale non è mai facile. Se la riunione di alto livello del 2025 sulle malattie non trasmissibili deve raggiungere progressi duraturi laddove i precedenti sforzi hanno fallito, dovrà trovare un modo per affrontare e superare l’influenza perniciosa della lobby delle industrie che continua a minare qualsiasi sforzo della comunità sanitaria. (1) Can we turn the tide on NCDs in 2025 The Lancet, Editorial, Vol. 405, January 4, 2025. Traduzione nostra come sottotitolo e grassetti. (2) China Rural Hypertension Control Project CRHCP-Summary-Slide_SMA-approved Per maggiori informazioni sulla mortalità prematura dovuta a malattie non trasmissibili, vedere https://www.who.int/data/gho/data/indicators/indicator-details/GHO/probability-of-dying-between-exact-ages-30-and-70-from-any-of-cardiovascular-disease-cancer-diabetes-or-chronic-respiratory-(-) Per ulteriori informazioni sui resoconti dell’OMS sulle malattie non trasmissibili, vedere https://www.afro.who.int/sites/default/files/ISD22/International%20Strategic%20Dialogue%20Meeting_Concept%20Note_final_23032022.pdf fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/01/fermare-londata-delle-malattie-croniche/
...Relazione al Parlamento sulle azioni di promozione e sostegno alla medicina di genere – anni 2020-2021 Nell’Indice sulla parità di genere elaborato dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (European Institute for Gender Equality – EIGE) l’Italia ha ottenuto nel 2021 un punteggio di 63,8 su 100, rimanendo sotto la media europea di 4,2 punti. I punteggi dell’Indice di parità di genere dell’Italia sono inferiori a quelli della media europea in tutti i domini ad eccezione di quello della “salute” (dove l’Italia si trova nell’11sima posizione con un punteggio di 88,4 su 100) e in particolare nel sotto-dominio dell’“accesso ai servizi sanitari” nel quale il nostro Paese è all’ottavo posto con 98,6 su 100. Sono alcuni dei dati che emergono dalla “Relazione al Parlamento sulle azioni di promozione e sostegno alla medicina di genere – anni 2020-2021”, predisposta ai sensi della legge n. 3 dell’11 gennaio 2018 e trasmessa alle Camere il 10 dicembre 2024 dal Ministero della Salute. Il documento è composto da diverse sezioni che illustrano la complessità e la trasversalità che caratterizzano i contenuti propri della Medicina di Genere. La ricchezza dei contributi forniti mette in evidenza che tenere in considerazione il sesso e il genere anche in relazione alla salute deve essere considerato un aspetto necessario a garantire efficacia ed equità del sistema sanitario, che si ripercuote anche sull’aderenza ai trattamenti. Per approfondire consulta il documento completo sul sito del Ministero della Salute “Relazione al Parlamento sulle azioni di promozione e sostegno alla medicina di genere – anni 2020-2021” (pdf 3,7 Mb). Medicina di genere: la newsletter di gennaio 2025 Il numero di gennaio della newsletter dedicata alla Medicina di Genere (MdG) si apre con un editoriale sulla Medicina di genere. Il focus scientifico è dedicato ai predittori molecolari di risultato, in un’ottica di genere, della terapia con TKI (inibitori delle tirosin-chinasi) del carcinoma epatocellulare avanzato, mentre il focus clinico è incentrato sulle differenze di genere nell’ambito degli anticoagulanti orali diretti e coagulazione. Tra le altre notizie: prospettive e progressi della medicina di genere in Liguria; disturbi della crescita e dello sviluppo in pediatria e differenze di genere; radiosensibilità e risposta alla terapia radiante in uomini e donne. La newsletter è un prodotto di comunicazione ideato e sviluppato dal Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’ISS in collaborazione con il Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG) e il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere. Leggi la newsletter completa (pdf 1,2 Mb) e l’archivio sul sito del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere. fonte: https://www.epicentro.iss.it/medicina-di-genere/aggiornamenti
...Non Autosufficienza: sperimentazione Prestazione Universale (PU). Report incontro con il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Roma, 7 gennaio 2025 Il 7 gennaio u.s. si è tenuto l’incontro tra SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL e la Viceministro LPS Maria Teresa Bellucci. Nel corso dell’incontro il Viceministro Bellucci ha presentato il punto aggiornato della situazione relativa alla Riforma dell’assistenza agli anziani, a partire dalla sperimentazione della prestazione universale differenziata per i non autosufficienti ultra80enni gravissimi, con ISEE sanitario inferiore ai 6mila euro. Abbiamo segnalato alcune criticità e avanzato proposte: Nella fase attuativa della Riforma sulla non autosufficienza (Legge 33/2023) il Governo non si è confrontato con le organizzazioni sindacali, né nella preparazione del D.Lgs 29/2024 (“Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli articoli 3, 4 e 5 della legge 33/2023”)[1], né in quella successiva che ha visto, come in questo caso, l’approvazione di alcuni provvedimenti riferiti alla PU. Per questo abbiamo richiesto l’apertura di un confronto permanente e preventivo sull’attuazione della Riforma, in specie sui numerosi provvedimenti attuativi il D.Lgs 29/2024. La sperimentazione della PU – come l’intera riforma della non autosufficienza – non è sostenuta da risorse aggiuntive. Lo scarso finanziamento (250 mln/anno nel 2025 e nel 2026) viene prelevato da fondi già esistenti per politiche sociali e non autosufficienza[2] e a fondi europei, per questo i requisiti per accedere alla PU sono stati scelti in modo da ridurre la platea dei destinatari a poche migliaia di persone. Infatti, pur considerando che si tratta di una sperimentazione, i requisiti previsti dal D.Lgs 29/2024 (art. 35) limitano i potenziali destinatari della PU: persone non autosufficienti ultra80enni, con ISEE socio sanitario inferiore ai 6mila euro, titolari di indennità di accompagnamento e con un livello gravissimo di bisogno assistenziale, da definirsi con apposito Decreto. E proprio quest’ultimo Decreto appena approvato (DM LPS 200 del 19.12.2024), stabilisce criteri selettivi per assegnare un punteggio riferito al livello di gravissimo bisogno assistenziale (si veda il questionario del Messaggio INPS 4490/2024 che riprende quanto previsto dal DM LPS 200/2024). Ad esempio, a parità di condizioni (persona ultra80enne con disabilità gravissima, identico ISEE sociosanitario, titolare di indennità di accompagnamento) si assegna un punteggio sfavorevole a chi è assistito da assistente familiare o già riceve cure sociosanitarie domiciliari o semiresidenziali (pur se le cure sono dovute ad una gravissima disabilità!). Inoltre, la quota della PU denominata ”Assegno di Assistenza”[3] si aggiunge all’Indennità di accompagnamento ma sostituisce anziché integrare le eventuali prestazioni regionali/locali[4] destinate alle persone non autosufficienti con gravissima disabilità, alle quali la persona deve preventivamente rinunciare per poter ricevere la Prestazione. Il problema è delicatissimo perché l’interpretazione di quali siano le prestazioni regionali/locali in questione non è semplice, considerando le forti differenze territoriali (si pensi al diverso utilizzo da regione a regione delle quote del Fondo non autosufficienza destinato a persone con gravissima disabilità). In sostanza, si tratta di un trattamento che seleziona l’accesso alla PU con criteri non direttamente connessi al bisogno assistenziale, limitando così il sostegno persino alle persone con disabilità gravissima. L’incontro si è concluso con due impegni da parte della Viceministro Bellucci, che ora dovremo verificare negli atti concreti, e cioè: il coinvolgimento di SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL nelle riunioni del CIPA (Comitato Interministeriale Persone Anziane), organismo previsto dalla Legge 33/2023 del quale è stata nominata Presidente la Viceministro LPS Maria Teresa Bellucci, anche per definire sia il Piano nazionale per l’invecchiamento, che il Piano nazionale per l’assistenza e la cura della fragilità e della non autosufficienza nella popolazione anziana. la richiesta, da parte del Ministero LPS, all’IPNS di modificare il messaggio INPS n. 4490, in particolare assicurando alle persone che chiedono la PU di rinunciare alle prestazioni regionali/locali non al momento in cui si presenta la domanda ma solo successivamente, nel caso di accoglimento della PU, così da avere modo di valutare con calma vantaggi e svantaggi. La Viceministro Bellucci ha confermato l’intenzione di continuare questo metodo di confronto con i Sindacati dei Pensionati, per costruire un percorso necessario ad applicare la Riforma, superando le eventuali criticità che si potranno incontrare nel suo iter. Un caro saluto Le Segreterie nazionali SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL Stefano Cecconi, Girolamo Di Matteo, Francesca Salvatore link al Decreto del Ministro LPS n. 200 del 19.12.2024 (Adozione degli Indicatori dello stato di bisogno assistenziale gravissimo); link al successivo Messaggio INPS n. 4490 del 30.12.2024 (Decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29, recante “Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione [1] Vedi anche “Valutazioni SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL sul D.Lgs 29/2024” [2] a)… 150 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026 mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per le non autosufficienze di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296; b) quanto a 250 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026 a valere sul Programma nazionale «Inclusione e lotta alla povertà» 2021-2027, nel rispetto delle procedure e dei criteri di ammissibilità previsti dal Programma medesimo; c) quanto a 100 milioni di euro per gli anni 2025 e 2026 a valere sulle disponibilità della Missione 5 del PNRR. [3] La PU è composta dalla quota fissa “Indennità di Accompagnamento” e dalla quota integrativa “Assegno di Assistenza”. Nel Messaggio INPS 4490/2024 si ribadisce che: “La quota integrativa è finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto dai lavoratori domestici, con mansioni di assistenza alla persona titolari di rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 o all’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti da imprese e professionisti qualificati nel settore dell’assistenza sociale non residenziale, nel rispetto delle specifiche previsioni contenute nella programmazione integrata di livello regionale e locale”. [4] Si tratta delle prestazioni previste dall’art. 1 comma 164 Legge 234/2021: “Gli ATS garantiscono l’offerta dei servizi e degli interventi di cui alle aree individuate al […]
...la II Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale decide una nuova stagione di mobilitazione e di proposte La II Conferenza Nazionale Autogestita per Salute Mentale promossa, nel centenario della nascita di Franco Basaglia, dalle assemblee del Coordinamento Salute mentale del 22 giugno 2024, del 21 settembre 2024 e da numerose iniziative a livello regionale e locale che hanno coinvolto migliaia di persone, dopo la straordinaria e appassionata partecipazione nei giorni 6 e 7 dicembre 2024, si chiude con la seguente dichiarazione Le/I partecipanti alla Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale 2024 denunciano la crisi delle politiche e dei servizi per la salute mentale, del SSN e dei servizi sociali, il permanere di stigma e pratiche non rispettose dei diritti (come la contenzione), la gravissima situazione nelle carceri e nel sistema di accoglienza per i migranti, in specie nei CPR, l’inadeguatezza del modello di assistenza rivolto alle persone anziane non autosufficienti e alle persone con disabilità, la loro istituzionalizzazione e abbandono, il disagio diffuso dei minori e dei giovani). Una crisi che espone sempre più le persone con sofferenza e i soggetti più vulnerabili, i loro familiari, gli operatori e la comunità tutta ad una condizione di abbandono, di insicurezza, a un’assistenza sociale e sanitaria del tutto insoddisfacente che nega i Livelli Essenziali e quindi i Diritti fondamentali. Situazione ormai insostenibile che non possiamo più accettare. Mentre le terribili guerre in corso procurano sofferenze e morte, alimentando paura e disagio mentale, il riarmo, finanziato anche dal nostro Paese, sottrae risorse ai diritti sociali. Per questo intendono reagire aprendo una nuova stagione di mobilitazione e di proposte; perché l’attualità e l’efficacia dei principi della legge 180 informano numerose esperienze, vecchie e nuove: servizi di salute mentale, associazioni, cooperative sociali, comunità locali. Queste esperienze, in parte raccontate e rese visibili in questa Conferenza, dimostrano come le risorse attuali, pur del tutto insufficienti, possano essere integrate e spese meglio, che costituiscono un riferimento importante per tanti operatori che “resistono” nel servizio pubblico e per coloro che vivono la sofferenza mentale in contesti dove i servizi sono drammaticamente poveri di mezzi e carenti nelle forme organizzative e nelle culture. Questa Conferenza ha voluto dare voce e rappresentanza a tutte le persone e realtà, oltre i confini della psichiatria, che continuano a portare avanti pratiche rispettose della dignità e dei diritti dei più vulnerabili, a costruire dal basso possibilità e reti che fanno circolare pratiche e idee innovative insieme alla speranza e alla spinta al cambiamento. Per questo: richiamando: l’articolo 32 della nostra Costituzione che tutela la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”; la Dichiarazione di Helsinki sulla salute mentale dell’OMS (2005), la Convenzione Onu sui “Diritti delle persone con disabilità” (2006), la Convenzione Onu “Contro la tortura e i trattamenti crudeli, inumani e degradanti” (1984) e la Convenzione Onu “Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (1989); convinti: che per rendere effettivi questi principi occorra intervenire con politiche adeguate a livello nazionale, regionale e locale; che la Legge 180/78, sviluppata con la legge 833/78, abbia allargato gli spazi della cittadinanza e della democrazia sancendo la chiusura dei manicomi, liberando migliaia di uomini e di donne e restituendo diritti, dignità e cittadinanza alle persone con disturbo mentale; consapevoli: che anche oggi – seppure ostacolata, solo parzialmente attuata e persino tradita – la legge 180 – insieme alla legge 833 – continui a essere un potente motore di trasformazione delle istituzioni e di affermazione dei diritti civili e sociali di tutti i cittadini, e in particolare di coloro che vivono condizioni di sofferenza e fragilità; che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, conquistata nel solco della legge 180 grazie alla Legge 81/2014, necessiti di essere sviluppata e correttamente applicata attraverso le misure alternative alla detenzione e, come extrema ratio, il ricovero nelle Residenze (REMS), e affrontando il tema del “doppio binario” riservato ai “folli rei”, dovuto alla loro non imputabilità; richiamando: la Dichiarazione conclusiva della 1° Conferenza nazionale “Diritti Libertà Servizi” del 2019; la Dichiarazione conclusiva della Conferenza “Per una salute mentale di comunità” promossa dal Ministero per la salute nel 2021; il recente Appello “Fermare una tragica nostalgia di manicomio e reagire” sottoscritto da centinaia di organizzazioni e di cittadini; RIVENDICANO a Governo, Parlamento, Regioni/Conferenza e Comuni/Anci, ciascuno per le rispettive competenze, di inserire la Salute Mentale fra le priorità dell’agenda politica dei governi nazionale, regionali e delle città e programmare in modo non episodico e non astratto lo sviluppo delle politiche pubbliche, consapevoli che il diffuso disagio, spesso di origine sociale ed economica, non si risolve con risposte meramente sanitarie ma richiama l’esigenza di azioni di prevenzione e promozione della salute relative alla vita delle persone. E affinché nessuna persona – di qualunque età e condizione – si veda costretta a rinviare le cure, a subire percorsi assistenziali di mero intrattenimento o custodia, a ricevere prescrizioni farmacologiche eccessive e inappropriate, a ricorrere alle prestazioni a pagamento (del privato profit e non profit), a essere sottoposta a trattamenti obbligatori o ad essere di fatto abbandonata senza le cure e l’assistenza dovuta; definire precise misure per assicurare la partecipazione delle persone con disagio mentale, dei familiari, delle associazioni e del sindacato nei servizi e negli organi decisionali territoriali (ad. es. dei DSM e delle Case della Comunità; negli ATS/Conferenze Socio Sanitarie Territoriali); garantire un consistente incremento del Fondo Sanitario Nazionale (esistono più proposte per arrivare al 7,5% e oltre del PIL) oggi tra i più bassi d’Europa, e adeguati finanziamenti ai Dipartimenti di Salute mentale (DSM), aumentando le specifiche risorse fino ad almeno il 5% del FSN (rispetto all’attuale 3%) vincolandole allo sviluppo dei servizi di prossimità; riorientare i DSM e i Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) verso una cultura e una pratica rispettosa delle norme internazionali sui diritti umani delle persone con disabilità e dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Promuovere l’integrazione fra le attività dei Servizi di NPIA e quelli della salute mentale adulti, favorendo la continuità della presa in carico anche al compimento della maggiore età. Garantire con la comunità la presa in cura nell’ambiente di vita, anche durante le fasi acute, attraverso […]
...ASSEMBLEA NAZIONALE RETE NO DDL SICUREZZA – A Pieno regime Sabato 11 e domenica 12 gennaio, Sala Ilaria Alpi, via dei Monti di Pietralata 16 (Arci Nazionale) Il corso politico che questo Governo vuole imporre al Paese punta a indebolire il Parlamento, a soggiogare la Magistratura e a verticalizzare i processi decisionali, oltre che ad investire simbolicamente e non solo sull’idea di Stato retto dalla giustizia in divisa. Basti pensare a quanto accaduto in queste ore in seguito all’uccisione del giovane Ramy, all’idea di Paese che la destra avanza di fronte alla richiesta di verità e giustizia. E’ la stessa concezione presente nel disegno di Legge 1236 nel quale emerge drammaticamente squilibrato il rapporto tra cittadini e forze di polizia, un rapporto che ricorda le stagioni dei regimi autoritari italiani e internazionali. Organizzazioni, realtà, forze politiche e sindacali che hanno realizzato la mobilitazione di questi mesi e la manifestazione di 100.000 persone che ha riempito Piazza del Popolo, si ritrova per coordinare la prosecuzione della mobilitazione che sarà dislocata in tutte le città; ma, soprattutto, per discutere di come assediare la discussione in corso al Senato e rilanciare proposte di ampliamento delle libertà democratiche e della sfera dei diritti civili, umani e sociali. Segui i nostri canali social per seguire tutti gli aggiornamenti https://linktr.ee/rete_apienoregime Vi aspettiamo in tante e tanti! Rete Nazionale NO DDL Sicurezza retenoddlsicurezza@gmail.com
...La presentazione del percorso di educazione sulle droghe per adolescenti promosso da Drug Policy Alliance e tradotto per l’Italia da Forum Droghe con il contributo dell’8 per mille della Chiesa Valdese. Il Corso Safety First: Real Drug Education for Teens (La sicurezza prima di tutto. Una vera educazione sulle droghe per gli adolescenti) è stato sviluppato da Drug Policy Alliance (DPA)[1] per offrire agli adolescenti una informazione onesta e scientificamente accurata, e per sostenerli nel minimizzare i danni potenziali correlati all’uso di droghe. L’approccio adottato ha le sue basi nella critica al fallimentare ‘scared approach’ (‘approccio terroristico’) sulle droghe adottato a lungo negli Stati Uniti, e sintetizzato dallo slogato Just say no! Due pedagogisti – Roger Skager[2] e Marsh Rosenbaum[3] – ne hanno delineato le premesse teoriche e metodologiche già a partire dagli anni. Per essere più sicuri, i giovani hanno bisogno di un’educazione sulle droghe che sia accurata, onesta e che si ponga in ascolto. Safety First: Real Drug Education for Teens è stato il primo programma educativo statunitense basato sulla riduzione del danno rivolto agli studenti delle scuole superiori. Il curriculum è emerso dal programma Safety First che la DPA ha fornito ai genitori. DPA ha gestito il programma Safety First dalla sua creazione nel 2016 fino a marzo 2023, quando è stato trasferito al REACH Lab di Stanford Medicine. Secondo l’approccio Safety First, i giovani hanno bisogno di informazioni concrete sulle droghe per essere più sicuri. Tuttavia, la maggior parte delle scuole offrono programmi di educazione alle droghe basati esclusivamente sulla logica dell’astinenza, nonostante l’evidenza della diffusa esperienza di consumo, anche sperimentale, tra gli studenti. Questi programmi non forniscono agli studenti gli strumenti di cui hanno bisogno per prendere decisioni sicure, per evitare i rischi, o per ottenere aiuto se si verificano problemi con alcol e altre droghe. Inoltre, l’educazione basata esclusivamente sull’astinenza ha troppo spesso l’effetto di rendere gli adolescenti cinici riguardo a qualsiasi informazione sulle droghe proveniente dagli adulti. Il percorso Safety First risponde ai seguenti principi: Il percorso più sicuro per gli adolescenti è evitare le droghe, inclusi alcol, sigarette e farmaci da prescrizione al di fuori delle raccomandazioni del medico. Alcuni giovani sceglieranno comunque di provare una o più sostanze, indipendentemente dai rischi. Per ridurre i potenziali danni, dobbiamo insegnare ai giovani strategie per mantenere sé stessi e i loro amici più sicuri quando incontrano la droga. L’educazione alla droga dovrebbe essere: – scientificamente accurata; – onesta, non cercando né di minimizzare né di esagerare i rischi delle droghe, e riconoscendo il fatto che non tutte le sostanze comportano gli stessi rischi; – interattiva; – comprensiva e accogliente, compassionevole, tenendo conto del fatto che alcun* giovani avranno usato e/o venduto droghe – o avranno amici intimi e familiari che lo hanno fatto. Dalla valutazione del percorso ad opera di insegnanti, studenti e ricercatori[4], si evince che il corso aiuta gli studenti a: adottare un pensiero critico nell’accedere e valutare le informazioni su alcool e droghe sviluppare capacità nel prendere decisioni e porsi obiettivi che li mettano nelle condizioni di fare le scelte migliori per il loro benessere in relazione all’uso di droghe sviluppare strategie personali e sociali per gestire rischi, benefici e danni dell’uso di alcool e altre droghe comprendere l’impatto delle politiche delle droghe sulla salute individuale e della comunità imparare come agire in favore di politiche delle droghe alternative La proposta in Italia Forum Droghe ha introdotto presso operatori e insegnanti italiani il pensiero e il metodo di Skager e Rosenbaum già nel 2005, con la traduzione e la pubblicazione dei testi citati, con l’obiettivo di avviare una riflessione critica e un confronto attorno a quale drug education fosse più efficace e onesta nei confronti dei ragazzi e delle ragazze, partendo dal dato di realtà delle loro culture e dei loro consumi. Nel 2023, riconoscendo il crescente e ampio divario tra i comportamenti giovanili e gli approcci prevalenti[5] di intervento, e la conseguente crescente difficoltà del mondo adulto e della pratica educativa ad essere credibili, funzionali e ascoltati, Forum Droghe ha deciso di tradurre il percorso Safety first e di adattarlo, laddove necessario, al contesto italiano grazie al finanziamento dell’8 per mille della Chiesa Valdese. La versione di Safety First proposta è quella del 2019, aggiornata nel 2021. Il percorso completo consta di 15 incontri della durata di 45-50 minuti e include interventi dell’insegnante / educatore, esercizi interattivi per gli studenti e compiti per preparare i passi successivi. Tuttavia, ogni incontro ha una sua coerenza e completezza, e l’insegnante o l’educatore può comporre il percorso adattandolo all’interesse degli student*, a specifici obiettivi, a vincoli di tempo del contesto scolastico. Mentre si suggerisce di mantenere in ogni percorso sartoriale quelle lezioni che forniscono una prospettiva (per esempio sulla riduzione del danno o su come valutare la qualità delle informazioni ricevute o trovate), è possibile focalizzare in modo mirato sulle diverse sostanze, sui diversi modi di prevenire o limitare rischi e danni, sui diversi aspetti critici delle politiche scolastiche e generali nel merito. Per ogni lezione sono forniti: percorso e esiti attesi, informazioni di base, strumenti e indicazioni per gli esercizi e il lavoro interattivo con e tra gli student*, link a eventuali video a supporto. Progetto realizzato con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese Note [1] Drug Policy Alliance, https://drugpolicy.org/resource/safety-first-real-drug-education-teens [2] R. Skager, Oltre la Tolleranza zero e Loro meritano rispetto, in Oltre la Tolleranza Zero, a cura di G. Zuffa e F. Corleone, Fuoriluogo, Quaderno 1, 2005 [3] M. Rosenbaum (2007), safety First. A reality based approach to teens and drugs, https://www.acluok.org/sites/default/files/wp/wp-content/uploads/2011/04/Safety-First-Teens-and-Drugs.pdf [4] N.R. Fisher (2022), School-based harm reduction with adolescents: a pilot study, Substance Abuse Treatment, Prevention, and Policy volume 17 https://substanceabusepolicy.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13011-022-00502-1 [5] Vedi anche i risultati dei focus Group condotti con student* delle medie superiori nel 2023, nell’ambito del progetto ‘Conoscere prima’, Forum Droghe con il sostegno dell’8×1000 della Chieda valdese. Il progetto mira a diffondere l’approccio Safety first in Italia ed ha supportato l’edizione 2023 della Summer School di Forum Droghe e CNCA dedicata al lavoro con gli adolescenti, https://www.fuoriluogo.it/home/formazione/la-scuola-estiva-di-forum-droghe- summer-school/just-say-know/
...Approvata definitivamente la Legge di bilancio 2025 il 28 dicembre scorso. Il testo entra in vigore il 1 gennaio. Ecco in sintesi le principali novità per la sanità. Fondo Sanitario nazionale La manovra stanzia risorse per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale che si aggiungono a quelle già assegnate dalla legislazione vigente. Nel complesso, il livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale passerà dai 136,5 miliardi del 2025 ai 141,3 miliardi del 2027. vedi tabella (articoli denominati prima del maxi emendamento del Governo che comunque non ha cambiato la sostanza del provvedimento) ➔ la variazione del livello del FSN è sempre inferiore alla variazione del PIL nominale: non copre l’inflazione né utilizza parte della crescita del PIL (vedi grafico). ➔ La nostra spesa sanitaria è già al di sotto di tutti i Paesi del G7 e OCSE (vedi a pagina 4 i dati), con questa manovra si conferma che restiamo gli ultimi nella classifica G7 e sotto la media UE e OCSE. ➔ Gran parte degli incrementi FSN si disperde in svariate, troppe, voci di spesa vincolata, soprattutto negli anni successivi al 2026: vedi scheda a pagina 3. Consulta: Legge 30 dicembre 2024 , n. 207. Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027. (G.U. Serie Generale , n. 305 del 31 dicembre 2024) la Nota CGIL sulla legge di Bilancio 2025
...- VALUTARE L’ASSISTENZA SANITARIA: strumenti e risultati di cinque Progetti CCM per la salute pubblica
E&P 2024, 48 (6) novembre-dicembre Strumenti per valutare l’assistenza sanitaria e risultati di cinque Progetti CCM per la salute pubblica Epidemiologia&Prevenzione chiude il 2024 con due temi ricorrenti: la crisi del SSN e il cambiamento climatico. L’editoriale di Cesare Cislaghi mette in luce la necessità di una riflessione profonda e immediata sul futuro del SSN. La crisi attuale non è solo economica, ma sistemica e culturale, con il rischio di perdere i valori fondativi di universalità ed equità. La proposta di un “Nuovo Servizio Sanitario Nazionale” (NSSN) di Cislaghi richiede una visione politica chiara, una mobilitazione delle competenze epidemiologiche e un impegno collettivo per difendere e rilanciare un sistema che ha garantito per decenni il diritto alla salute. Questo dibattito non solo è urgente, ma rappresenta una delle sfide più rilevanti per il futuro della sanità pubblica italiana. Il contributo di Fabio Forgione sottolinea gli aspetti più rilevanti dei sei Rapporti pubblicati dall’IPCC a partire dal 1990 e segnatamente le novità del capitolo sulla salute dell’ultimo Rapporto. Questo rappresenta una svolta importante nel modo in cui il cambiamento climatico viene affrontato in relazione alla salute umana. Viene adottato un approccio sistemico, che include i determinanti sociali della salute e l’attenzione alle disuguaglianze, riflette una comprensione più completa e integrata degli impatti climatici. La decisione di includere il benessere mentale, seppure con low confidence, è particolarmente significativa, poiché riconosce non solo gli effetti diretti del cambiamento climatico sulla salute fisica, ma anche le conseguenze indirette sulla psiche e sulla partecipazione sociale. L’analisi di Forgione mostra ancora una volta che non è possibile tracciare una separazione netta fra scienza e politica, ma è sempre attiva una dialettica tra i due versanti che merita di essere esplorata. I lettori troveranno diversi articoli interessanti e attuali. Sui temi ambientali, Rossella Murtas et al. hanno condotto un’interessante disamina delle raccomandazioni per limitare l’esposizione individuale all’inquinamento atmosferico. È vero che l’onere dell’azione in questo caso ricade sull’individuo piuttosto che sulla comunità, ma è anche importante chiedersi che fare, specie nel caso di popolazioni suscettibili. Impressionanti i dati sulle malattie correlate all’amianto in Campania ben illustrati nell articolo di Luca Taiano et al. Sul piano della pianificazione degli interventi del SSN, Deborah Testa et al. descrivono il contributo del gruppo di epidemiologi della ASL di Milano. Si tratta di un’iniziativa nell’ambito della sanità pubblica lombarda finalizzata a migliorare il monitoraggio e la gestione dell’assistenza territoriale attraverso l’implementazione dei profili di salute basati su indicatori compositi. È un progresso significativo nell’integrazione tra assistenza territoriale e ospedaliera che offre un metodo dinamico per valutare processi ed esiti sanitari. Si prende come esempio il “profilo tumori” con l’attenzione per una patologia di rilevante impatto sociale. L’uso di una piattaforma web per diffondere i risultati sottolinea l’importanza della trasparenza e dell’orientamento agli utenti, promuovendo decisioni di sanità pubblica basate sull’evidenza. Un’altra lettura di grande interesse è offerta dalla rassegna di Anna Acampora et al., che esplora l’efficacia dell’audit&feedback nel miglioramento dei servizi sanitari, riportando i risultati del progetto EASY-NET. Si tratta di un esempio concreto di come la ricerca e la pratica possano collaborare per generare impatti positivi sul sistema sanitario. Da non perdere anche i cinque contributi basati sui progetti finanziati dal CCM del Ministero della Salute. Questi studi, che affrontano temi di grande attualità e rilevanza, spaziano dagli effetti a lungo termine del COVID-19 alle linee guida per lo screening neonatale uditivo e visivo, fino a nuove strategie per affrontare le infezioni sessualmente trasmesse e il monitoraggio delle colonizzazioni da batteri resistenti ai carbapenemi. Ogni progetto è il risultato di una rigorosa revisione scientifica e rappresenta un importante avanzamento per la sanità pubblica. Infine, il numero si arricchisce con EpiChange, che questa volta dà voce alle “Mamme per la Salute e l’Ambiente” di Venafro e fornisce una riflessione su giustizia ambientale e valorizzazione delle conoscenze locali. Non mancano le rubriche e le recensioni che i lettori più affezionati conoscono e apprezzano. Allegato a questo fascicolo, il supplemento contenente l’aggiornamento del repertorio delle esposizioni ad amianto della Regione Toscana, che include i nuovi casi fino al dicembre 2023. Buona lettura! Francesco Forastiere Documenti scaricabili EP6-2024 – Intero volume ep48-6_2024.pdf Indice EP6-2024 398_indice.pdf Invito alla lettura 397_invitoallalettura.pdf Intero volume – File divisi interovolume-filedivisi.zip Contenuto per abbonati (Login)
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