Contro la stretta repressiva del dissenso carcerario un simbolo nonviolento e un digiuno a staffetta. Sgomenta la grande spregiudicatezza nell’inventare norme. Un’inventiva che sconfina nell’illegalità”. Queste le parole di Grazia Zuffa, pronunciate durante la conferenza stampa al Senato il 23 gennaio per contestare il disegno di legge nella parte riguardante le donne arrestate incinte o con figli di meno di un anno, con le quali ho esordito nella audizione come rappresentante della Società della Ragione alla Camera dei deputati il 23 aprile scorso.
Va sottolineato il paradosso incomprensibile per cui una proposta di legge alla vigilia di essere approvata dal Parlamento, viene ritirata e riproposta come decreto legge, senza i requisiti costituzionali di necessità e urgenza. Un segno ulteriore della crisi istituzionale e della protervia del governo. Senza pudore si peggiora il Codice Rocco e si arriva a prevedere norme di inciviltà, razziste e contro il principio di uguaglianza; addirittura 14 nuovi reati di controllo e repressione sociale e innumerevoli circostanze aggravanti. Tra le tante perle, colpiscono per la gratuita stravaganza, tre in particolare.
La criminalizzazione delle forme di protesta pacifica dei detenuti (rifiuto di rientrare in cella, battitura delle sbarre o di pentole, sciopero del carrello del cibo o delle terapie, forse anche il digiuno se attuato in forma collettiva) per rivendicare i propri diritti comporterà denunce e una previsione di pena fino a otto anni di carcere. Si tratta di una vera e propria istigazione alla violenza. Il divieto di coltivazione e commercializzazione della canapa tessile, equiparata abusivamente a quella con capacità stupefacente, con lo scopo di mettere al bando l’erba come causa di depravazione morale. Infine la possibilità per i servizi segreti non solo di infiltrarsi in associazioni terroristiche, ma addirittura di promuoverle e dirigerle, come se non avessimo avuto esperienze tragiche nel nostro Paese con stragi devastanti.
Il confronto interessante si è svolto con rappresentanti dell’opposizione, in assenza della maggioranza. Ma la cosa più imbarazzante era la presenza in spirito di Papa Francesco che il giovedì prima di Pasqua si era recato nell’inferno di Regina Coeli per offrire speranza ai disperati della terra. La sollecitazione di un gesto di clemenza è stata finora respinta con iattanza in nome della vile ragion di Stato e di fronte al sovraffollamento e ai suicidi si risponde con la minaccia di inserire negli spazi verdi delle carceri moduli prefabbricati in cemento armato, di puro contenimento di corpi ammassati. Un gruppo di detenuti di Rebibbia ha accolto la bara di Bergoglio all’ingresso di Santa Maria Maggiore con in mano una rosa bianca che è il simbolo della lotta nonviolenta al nazismo e ovviamente a tutte le forme di potere autoritario.
A Udine alla vigilia di Natale si svolse una marcia dal Duomo al carcere di via Spalato e centinaia di persone portavano una rosa bianca: furono tutte consegnate ai detenuti. Il 29 aprile è iniziato un digiuno a staffetta come forma di resistenza civile contro la conversione in legge del decreto sicurezza, promosso da un cartello di associazioni che vogliono realizzare una catena di solidarietà e costruire una comunità che non si arrende. Durerà fino al 31 maggio, giorno in cui si terrà una manifestazione nazionale a Roma. Prevarrà il senso di umanità?
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