CNR verso il commissariamento: siamo al controllo politico sulla ricerca? di Rino Falcone

Perché si sta procedendo al commissariamento dell’ente? Così si impone un regime monocratico e di controllo politico del tutto estraneo alle esigenze della ricerca e contrario alla Costituzione


Cosa sta succedendo al Consiglio nazionale delle ricerche? Per quale ragione non si è avviata la procedura per il rinnovo degli Organi ordinari (presidente e consiglio di amministrazione) nei tempi dovuti e si sta procedendo al commissariamento dell’ente? Imponendo così un regime monocratico e di controllo politico del tutto estraneo alle esigenze della ricerca e contrario a ciò che la nostra Costituzione prescrive.

Riassumiamo la situazione.
La prossima settimana il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) verrà commissariato. Questo atto ormai ineludibile, deriva dal mancato avvio da parte del ministero competente (il Mur) della procedura concorsuale per il nuovo presidente del Cnr in concomitanza con la scadenza di quello attuale.

Come è noto il Cnr è il più importante e grande ente di ricerca pubblico del Paese e gode, per ragioni strettamente collegate al funzionamento basilare della scienza, di un’autonomia che gli viene riconosciuta, come per tutte le organizzazioni pubbliche produttrici di nuova conoscenza, dalla nostra Costituzione (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento (…)”).

L’autonomia di cui parliamo è al cuore del funzionamento ordinato e costruttivo del Cnr e si articola su più livelli: scientifica, organizzativa, gestionale-finanziaria.
E’ grazie a questa caratterizzazione che viene garantita quella “libertà della Scienza” a cui fa riferimento il dettato costituzionale.

Attraverso l’autonomia scientifica il Cnr può individuare i programmi di ricerca, i settori e le tematiche su cui investire. Definire, su base scientifica, il giusto equilibrio tra ricerche fondamentali e applicate. Determinare le proprie compatibilità con le linee di indirizzo, definite dal Programma nazionale della ricerca (Pnrr), a cui pure deve adeguarsi e corrispondere.

Attraverso l’autonomia organizzativa -approvando il proprio Statuto e i regolamenti interni che determinano strutture come istituti di ricerca, dipartimenti di coordinamento e il loro conseguente funzionamento- il Cnr caratterizza la propria organizzazione in modo da soddisfare al meglio gli indirizzi scientifici autonomamente individuati.

Grazie all’autonomia gestionale-finanziaria, il Cnr è in grado di gestire in modo autonomo il proprio bilancio, le risorse assegnate dallo Stato e quelle derivanti da finanziamenti privati o europei. Assumere personale, stabilire regole di contabilità e gestione (ovviamente nel rispetto delle leggi dello Stato).

Questa autonomia, ossigeno essenziale per l’evolversi delle ricerche che si svolgono nel maggiore ente di ricerca del Paese, resta comunque “vigilata” da altri, superiori per rango, Organi dello Stato. Nel caso specifico, dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur). E questa vigilanza si esercita tanto sugli “indirizzi” (approvazione di atti fondamentali come lo Statuto, il bilancio preventivo e consuntivo, il piano di fabbisogno del personale), quanto sul “controllo di legittimità” (nel caso di abusi e atti contrari alla Legge).

Il fatto che si stia procedendo alla nomina di un commissario ministeriale, misura assolutamente straordinaria, dovrebbe derivare da un caso di grave irregolarità: amministrativa-gestionale; violazione di legge o dello statuto dell’ente; incapacità di funzionamento del Cnr, motivi di ordine pubblico, interesse nazionale, o tutela dell’interesse pubblico (scandali che coinvolgano la governance o minacce alla regolarità dell’attività scientifica nazionale).

Ma nulla di tutto questo sembra poter essere attribuito al Cnr in questa fase. Il resoconto che la presidente uscente Maria Chiara Carrozza, ha riassunto al personale nel saluto di chiusura di mandato, indica chiaramente un Ente sano ed in espansione. Con un bilancio solido come attestato dall’approvazione con parere positivo da parte dei revisori dei conti del rendiconto del 2024 (che non ha potuto vedere il via libera del cda del Cnr solo in quanto lo stesso cda si trova con tre dei cinque membri scaduti e non rinnovati dal Mur). Un bilancio solido con addirittura un avanzo di gestione da investire sulla missione dell’Ente. Infine anche la valenza scientifica del Cnr non può essere messa in discussione in quanto il Piano di Rilancio (un insieme di azioni realizzate nel mandato presidenziale e volte al rinnovamento del Cnr) è stato valutato positivamente dal Supervisory Board (la Commissione internazionale nominata dal Governo a questo scopo).

Perché allora si è evitato finora da parte del Mur di avviare la procedura per la nomina del nuovo presidente e si sta di fatto convergendo verso il commissariamento?
Non siamo di fronte alla incredibile aggressione alla libertà di ricerca e di insegnamento che il presidente Trump sta esercitando contro le università americane, ma è chiaramente in atto un tentativo di prevaricazione del legittimo funzionamento autonomo del Cnr.

Quali che siano le ragioni, una cosa è certa. La scienza e la ricerca del Cnr, quindi i benefici che da queste traggono gli sviluppi socio-economici-tecnologici e scientifici del Paese ne subiranno un danno. Così come un grave rischio potranno subire alcuni processi di assimilazione del personale ricercatore in fase di consolidamento. Sarebbe un danno pesante tanto per i progetti avviati quanto per il personale con le competenze maturate in queste attività.

Il commissariamento del Cnr viola senza ragioni apparentemente legittime una norma costituzionale e, simbolicamente, adotta un metodo di subordinazione della Scienza pericoloso non solo per la comunità scientifica del Cnr ma per i principi di tutela dei saperi e della conoscenza fondamentali per l’intero Paese.

L’autore: Rino Falcone (già Direttore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR)

fonte: https://left.it/2025/05/25/cnr-verso-il-commissariamento-controllo-politico-sulla-ricerca/

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