Letizia Lo Giudice commenta la lettera contro le decisioni della CEDU sui migranti a prima firma Italia e Danimarca per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto.
“Cara Corte Europea, anche un po’ meno”.
Questo è più o meno il contenuto del documento nato dalla zelante iniziativa delle Prime Ministre di Italia e Danimarca – paesi noti per l’intolleranza in materia di protezione dei diritti umani – cui si sono accodati altri otto stati, per professare a gran voce che nessuno ama la democrazia più di loro e, per questo, è ora che li si lasci lavorare mentre risolvono con metodi “fai da te” l’annoso problema delle migrazioni irregolari.
Se non facesse orrore farebbe persino ridere.
Il pretesto – falso – da cui muove questa lettera, è che le democrazie europee, a causa dell’eccessiva tutela che la Corte Edu attribuisce ai migranti, non riescono neppure a espellere i criminali che commettono gravi reati.
In realtà, in Italia lo straniero che commette crimini viene trattenuto in carcere fino all’espiazione pena, e poi accompagnato alla frontiera. Sulle condizioni inumane e degradanti degli accompagnamenti alla frontiera – persone legate mani e piedi, tenute al guinzaglio – ha già scritto lo scorso anno il Garante nazionale delle persone private della libertà personale.
Nessuno finora aveva mai sentito parlare dell’impossibilità di espellere i criminali dal nostro paese.
Basti pensare ad Almasri, che è stato riaccompagnato in Libia su un volo di stato, sottraendolo persino a un mandato di cattura internazionale.
Ma forse, i nove stati-nazione firmatari del documento, si riferivano all’impossibilità di espellere i migranti irregolari che non hanno commesso alcun reato? Cioè, quelli che arrivano dal mare o alloggiati negli interstizi degli autocarri e che, se sopravvivono, una volta toccato terra richiedono la protezione internazionale?
Perché se così fosse, ci troveremmo di fronte al tentativo di sovvertire l’intero ordine delle convenzioni internazionali e non solo quello facente capo al Consiglio d’Europa che comprende 46 stati, di cui la Corte di Strasburgo è un organo. La Convenzione Europea è una fonte di natura sovraordinata alla legge ordinaria e l’Italia, avendola firmata e ratificata, è tenuta a conformarvisi.
In tema di migrazioni, il Belpaese ha riportato numerose condanne per aver sistematicamente dato luogo a respingimenti collettivi, aver violato il diritto di difesa e di assistenza ai migranti, per averne illegittimamente limitato la libertà personale pur in assenza di ragioni che lo giustificassero ai sensi dell’art. 13 della Costituzione.
Ci sono degli incisi di questo documento che riecheggiano come spari – “the protection of the wrong people” (la protezione della gente sbagliata) – e danno la misura dell’abnorme vizio di prospettiva da cui sono state generate: anche i criminali, ammesso si parli di loro, hanno diritto a espiare la propria pena nel rispetto dei loro diritti fondamentali e della dignità umana. Le pene non devono sfociare in trattamenti inumani e degradanti e tutti hanno diritto a un giusto processo e a non essere respinti verso un paese che li sottoporrebbe a persecuzione o alla pena di morte.
Ma l’esplicito intento di questi Primi Ministri, alludendo ai migranti delinquenti, è esercitare indebite pressioni sulla Corte Europea affinché quest’ultima smetta di fare la Corte dei diritti e attenui un po’ la tutela di quegli ultimi, perseguitati e poveri che arrivano a frotte alle nostre frontiere, rei di essere fuggiti dall’inferno e di non poter essere espulsi perché – udite udite – richiedenti asilo ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951.
Fino a che punto si spingeranno queste iniziative, tutt’altro che sostenibili giuridicamente, di delegittimazione dei giudici che rimangono saldi al timone della tutela dei diritti fondamentali? Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset ha rimandato al mittente la provocazione italo-danese. È ora che anche la società civile faccia sentire la propria voce, o non rimarrà più nessuno da salvare.
Scarica qui la lettera aperta (in inglese, formato pdf)