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  • Dal Rapporto OIL: lo stress termico colpisce sempre più lavoratrici e lavoratori nel mondo. implicazioni Il caldo è un killer silenzioso che minaccia la salute e la vita di un numero crescente di lavoratrici e lavoratori in tutto il mondo. Lo dimostra un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), Heat at work: implications for safety and health (“Alte temperature sul lavoro: implicazioni per la salute e sicurezza”), evidenzia il numero sempre crescente di lavoratrici e lavoratori nel mondo che sono esposti allo stress termico. I nuovi dati rivelano che i rischi aumentano nelle regioni che non erano finora esposte al caldo estremo, mentre nei climi già caldi, le condizioni di lavoro diventano sempre più pericolose. Lo stress termico è un killer invisibile e silenzioso che può causare malattie, come l’esaurimento da calore o il colpo di calore, e provocare persino la morte. Nel lungo periodo, le lavoratrici e i lavoratori contraggono malattie croniche gravi e debilitanti, che colpiscono il sistema cardiovascolare e respiratorio, così come i reni. Nel complesso, il rapporto indica che in Africa, negli Stati arabi e in Asia e nel Pacifico, le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più esposti al caldo eccessivo. In Africa, la percentuale dei lavoratori colpiti da questo fenomeno è del 92,9 per cento, negli Stati arabi è l’83,6 per cento, mentre in Asia e nel Pacifico la percentuale è del 74,7 per cento del complesso delle lavoratrici e lavoratori.. Secondo gli dati disponibili che risalgono al 2020, le percentuali in queste regioni superano il tasso medio globale del 71 per cento. Il rapporto osserva un rapido cambiamento delle condizioni di lavoro anche in Europa e in Asia centrale. Dal 2000 al 2020 questa regione ha registrato il più forte aumento del 17,3 per cento della proporzione di lavoratrici e lavoratori colpiti dal caldo eccessivo: un incremento quasi doppio rispetto a quello medio globale. Nel ventennio analizzato dal rapporto, le Americhe e l’Europa e l’Asia centrale registrano l’aumento più significativo degli infortuni sul lavoro dovuti allo stress termico, rispettivamente del 33,3 e del 16,4 per cento. Il rapporto nota che il maggiore incremento in queste regioni è probabilmente dovuto alla ’aumento di temperature in contesti nei quali le persone non sono abituate. Il rapporto stima che 4.200 lavoratrici e lavoratori in tutto il mondo hanno perso la vita a causa delle ondate di calore nel 2020. Nel complesso, 231 milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati esposti alle ondate di calore nel 2020, registrando un incremento del 66 per cento rispetto al 2000. Il rapporto segnala che nove casi su dieci di esposizione al caldo eccessivo e l’80 per cento degli infortuni sul lavoro causati dal caldo eccessivo si verificano in periodi nei quali non vi sono ondate di calore. “Mentre il mondo continua a lottare contro l’aumento delle temperature, è necessario proteggere le lavoratici e i lavoratori dallo stress termico durante tutto l’arco dell’anno. Il caldo eccessivo sta ponendo delle sfide senza precedenti e di portata mondiale per le lavoratrici e i lavoratori durante tutto l’arco dell’anno e non solo durante i periodi di intense ondate di calore”, afferma Gilbert F. Houngbo, Direttore Generale dell’OIL. L’accelerazione della crisi legata allo stress termico che si estende a tutte le regioni del mondo richiede un’azione di rafforzamento delle misure di salute e sicurezza sul lavoro per la prevenzione degli infortuni sul lavoro legati al caldo eccessivo. Lo evidenzia che un miglioramento di queste misure potrebbe produrre un risparmio di oltre 361 miliardi di dollari su scala mondiale. Questo risparmio si estrinseca in una diminuzione del reddito perduto e delle spese mediche. Le stime dell’OIL mostrano che le economie a basso e medio reddito sono le più colpite dal caldo eccessivo, con costi degli infortuni sul lavoro che possono raggiungere circa l’1,5 per cento del Prodotto interno lordo. “È una questione di diritti umani, una questione di diritti del lavoro e una questione economica. Sono le economie a reddito medio a sopportare il peso maggiore. Abbiamo bisogno di piani d’azione contro il caldo da implementare durante tutto l’arco dell’anno, di una legislazione per proteggere le lavoratrici e i lavoratori e di una collaborazione maggiore a livello globale tra esperti, al fine di armonizzare i sistemi di valutazione dello stress termico e definire gli interventi nell’ambito del lavoro”, aggiunge Houngbo. “L’impatto del caldo sulle lavoratrici e lavoratori diventa sempre più una questione globale che richiama all’azione. Se c’è una cosa che unisce il nostro mondo diviso, è che tutti patiamo sempre più il caldo. La terra sta diventando sempre più calda e pericolosa per tutti. Dobbiamo affrontare la sfida dell’aumento delle temperature e garantire alle lavoratrici e ai lavoratori una protezione fondata sui diritti umani che sia più forte e efficace”, ha spiegato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il rapporto dell’OIL esamina la legislazione nazionale di 21 paesi per individuare le caratteristiche comuni che possono guidare la definizione di piani efficaci per la sicurezza termica nei luoghi di lavoro. Il rapporto descrive anche i concetti chiave di un sistema di gestione della salute e sicurezza per proteggere le persone da malattie e infortuni legati al calore. I risultati del rapporto si collegano a quelli del rapporto pubblicato dall’OIL ad aprile di quest’anno che indicava che il cambiamento climatico stava creando un “cocktail” di gravi rischi per la salute di 2,4 miliardi di lavoratrici e lavoratori esposti al caldo eccessivo. Il rapporto di aprile indicava che il caldo eccessivo causa da solo 22,85 milioni di infortuni sul lavoro e la perdita di 18.970 vite ogni anno. Principali dati per regione Africa In Africa l’esposizione al caldo eccessivo sul lavoro è superiore alla media globale e colpisce il 92,9 per cento dei lavoratori. La regione ha la più alta percentuale di infortuni sul lavoro attribuibili al caldo eccessivo, pari al 7,2 per cento di tutti gli infortuni sul lavoro. Americhe La regione delle Americhe registra l’aumento più rapido dal 2000 della percentuale di infortuni sul lavoro legati […]

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  • INTRODUZIONE La compassionate care è stata definita come la capacità di comprensione e di risonanza emotiva del professionista sanitario rispetto al malessere/malattia dei pazienti, unitamente alla decisione di agire al fine di alleviare le loro preoccupazioni, lo stress, il dolore e la sofferenza. La compassione implica/richiede empatia, e con molta probabilità è una componente di un sistema adattivo più complesso, evolutosi (non solo tra gli esseri umani) per stimolare e motivare comportamenti di aiuto nei confronti di chi soffre. I pazienti/utenti si aspettano un atteggiamento “compassionevole” – caratterizzato da gentilezza, accoglienza, attenzione – da parte del medico e dell’operatore sanitario in generale, e la stessa professione medica la richiede per una pratica clinica efficace. È stata infatti individuata come una caratteristica fondamentale per il professionista sanitario, atta a garantire l’erogazione di interventi di cura e assistenza di alta qualità, grazie a studi che hanno evidenziato gli esiti clinici positivi quali ad esempio la riduzione del tasso di complicazioni gravi per i pazienti diabetici (40 – 50%), la diminuzione dell’incidenza di casi di disturbo post traumatico da stress in persone con malattie potenzialmente letali, e risultati di altro tipo quali ad esempio il miglioramento della comunicazione paziente – operatore, la riduzione del burnout del caregiver, la diminuzione dei costi per le cure e delle denunce per errori medici. Nonostante venga descritta come un pilastro dell’identità professionale degli operatori sanitari, l’impatto di una dimensione compassionevole dell’assistenza e della cura è ancora poco noto e compreso. Tra le criticità: alcuni studi hanno evidenziato che solo il 48% di professionisti sanitari dichiara di adottare la compassionate care, pur avendola studiata all’interno di specifici programmi universitari e corsi di specializzazione medica; il veloce turnover dei pazienti, l’aumento del volume di pazienti, la carenza di personale, e la pandemia di covid19 sono alcuni dei fattori che hanno reso sempre più difficile l’utilizzo della compassionate care nella pratica quotidiana dei sevizi. Molta della letteratura attuale si è concentrate sull’importanza della compassionate care nella medicina palliativa e del fine-vita, ma il ruolo della compassione andrebbe allargato a tutte le branche della medicina, a tutto il settore sanitario, e alla medicina olistica (omeopatia, medicina ayurvedica, agopuntura, ecc). IL RUOLO DELLA COMPASSIONE IN AMBITO MEDICO E SANITARIO Una recente revisione (Watts E et al, 2023)  ha cercato di chiarire il ruolo della compassionate care nel setting sanitario, in particolare in ambito medico. Oggetto di indagine è appunto la pratica dell’assistenza e della cura “con compassione”, e i suoi intrecci con temi quali la formazione medica, la comunicazione medico – paziente, l’attenzione al paziente (patient care), gli esiti clinici, le caratteristiche dei servizi/professionisti sanitari e dei pazienti, la telemedicina e l’intelligenza artificiale, la compassion fatigue, e i costi dell’assistenza. I risultati hanno evidenziato una correlazione tra gli esiti clinici favorevoli e il grado di empatia e compassione percepite dai pazienti. Al miglioramento degli esiti di salute si affiancano altre evidenze: la riduzione del costo delle cure, della compassion fatigue e del burnout, e del numero di denunce per negligenza/errore medico. Gli autori della revisione evidenziano inoltre che la mancanza di una formazione specifica per i professionisti delle discipline mediche (chirurgiche e non chirurgiche) può limitare la possibilità di erogare interventi assistenziali/terapeutici improntati alla compassione e ridurne l’efficacia, e aumentare il rischio di compassion fatigue/burnout. Uno studio qualitativo (Lane CB, Brauer E, Mascaro JS, 2023)  dell’Università di Atlanta (Dipartimento di medicina preventiva e Dipartimento di medicina spirituale) ha cercato di individuare un collegamento tra la compassione e la formazione universitaria dei medici: sono stati svolti dei focus group on line con stakeholder con ruoli formativi importanti, con oggetto le credenze e i fattori ostacolanti/facilitanti rispetto alla compassione, nel contesto dei compiti e delle responsabilità del lavoro quotidiano di formatori e studenti. I partecipanti ai focus hanno descritto la compassione come qualcosa di più dell’empatia, che spinge ad attivarsi, e che deve essere mantenuta/sostenuta. Gli stakeholder hanno identificato come fattori facilitanti l’auto-gestione delle cure, le esperienze di vita, e i modelli/standard riguardanti il ruolo professionale; ostacoli alla compassione sono invece i vincoli temporali, gli aspetti culturali, il burnout. Sia gli studenti sia i docenti/formatori concordavano: sulla definizione di compassione, e sul fatto che fosse possibile svilupparla e alimentarla durante l’attività lavorativa; sullo scarso – intenzionale – investimento sulla competenza “compassionevole” dei programmi di formazione universitaria medica, e in generale della “cultura sanitaria” (che avrebbe contribuito in maniera diretta a sminuirne l’importanza a livello teorico e pratico). Prevedere programmi formativi nella facoltà di medicina mirati allo sviluppo e consolidamento della compassione potrebbe senza dubbio rinforzare la cultura professionale dell’assistenza/cura in sanità, garantendo maggiore resilienza e una modalità di accudimento più “calorosa”: questa è la conclusione degli autori, che hanno registrato l’esigenza di studenti e formatori riguardo a un cambiamento del contesto culturale, formativo, lavorativo facilitante l’espressione della compassione. LA SCIENZA DELLA COMPASSIONE Il termine “compassionomics” si riferisce alla scienza della compassione: sintetizza e diffonde le evidenze scientifiche inerenti all’impatto – misurabile – della compassione sulla salute e il benessere di utenti e operatori dei servizi e sulla qualità dei servizi stessi; e fornisce indicazioni sulle strategie per sviluppare/rinforzare la competenza “compassionevole” e trasmetterla ai pazienti. Una recentissima revisione ha preso in esame gli studi sulla compassione in ambito medico-sanitario, in particolare riguardanti i fattori che impediscono agli operatori di manifestarla/esprimerla, gli effetti positivi sulla salute dei pazienti, sul benessere degli operatori, sulla qualità/sicurezza dei servizi e sulla riduzione dei costi correlata (Lains I, Johnson TJ, Johnson MW, 2024). Sono stati analizzati anche i metodi di formazione migliori per “insegnare” la compassione, e le strategie più adeguate per inserire tale competenza/atteggiamento nella prassi medica. I risultati mostrano che un atteggiamento compassionevole – ossia una risposta emozionale alla sofferenza dell’altra persona, accompagnata dal desiderio autentico di alleviarla – da parte del medico/operatore sanitario migliora gli esiti di salute a livello fisico e psicologico e previene il burnout dell’operatore, grazie anche al miglioramento dell’alleanza terapeutica e dell’organizzazione dei servizi. Gli studi di psico-fisiologia in particolare mostrano che l’empatia e la compassione possono essere sviluppate/rinforzate attraverso una formazione specifica e attraverso l’esperienza e la pratica. Modelli validati di interazioni medico – paziente basate sulla compassione possono facilitare la possibilità di manifestare e trasmettere la compassione nella prassi medica quotidiana. Stanford Medicine 25 è un gruppo di ricerca e formazione della […]

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  • Autonomia differenziata: partita campagna referendaria le INFO per FIRMARE CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA Contro l’Autonomia differenziata. Sì all’Italia unita, libera, giusta La Legge Calderoli va abrogata perché aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutta la collettività e, in particolare, di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne. ► DIVIDE IL PAESE L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. E questo non è un problema solo del Mezzogiorno, ma anche del sistema produttivo del centro-nord. ► IMPOVERISCE IL LAVORO Mette in discussione il contratto collettivo nazionale, che rappresenta un pilastro dell’unità e della coesione del Paese, per rispolverare le gabbie salariali che determinerebbero un ulteriore impoverimento dei salari. ► COLPISCE LA SICUREZZA Regionalizza e frammenta la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alimentando una competizione territoriale al ribasso sulla pelle di lavoratrici e lavoratori. ► SMANTELLA L’ISTRUZIONE PUBBLICA Regionalizzando la scuola, infligge un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Difendiamo il diritto di studentesse e studenti a una scuola pubblica, nazionale, aperta al mondo. ► PRIVATIZZA LA SALUTE Compromette definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le Regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto. ► DEMOLISCE IL WELFARE UNIVERSALISTICO Lasciando il “residuo fiscale” alle Regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini. ► FRENA LO SVILUPPO Sottrae totalmente allo Stato la competenza su materie strategiche: politiche energetiche; reti e infrastrutture; telecomunicazioni; porti e aeroporti; trasporti; ricerca scientifica; ambiente; cultura; rapporti con l’Ue; commercio con l’estero; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; etc., pregiudicando le prospettive dell’intero sistema economico nazionale. ► FRAMMENTA LE POLITICHE AMBIENTALI Rendendo impossibile un efficace contrasto al cambiamento climatico e la conversione ecologica del nostro sistema produttivo. L’ITALIA DEVE ESSERE UNITA, LIBERA E GIUSTA le INFO per FIRMARE CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA Materiali grafici

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  • Il disegno di legge 1179/2024 “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale” presentato il 27 giugno dal senatore Zaffini (da altri ventidue senatori di Fratelli d’Italia e due di Noi Moderati), preoccupa e indigna chi, come noi, ha a cuore il diritto alla salute mentale di ogni persona, sancito dalla nostra Costituzione e affermato con la legge 180/78, la cosiddetta Legge Basaglia, che ha posto fine a secoli di abusi nei confronti di migliaia di persone obbligate all’internamento nei manicomi, restituendo loro libertà, dignità e accesso ai diritti. Sappiamo bene che la riforma Basaglia, pur positiva e ricca di successi, non è stata pienamente applicata. Mentre oggi una grave crisi colpisce il nostro Servizio Sanitario Nazionale, indebolito da tagli e spinte privatistiche, e si sfalda la rete, spesso ancora precaria, dei servizi sociali nei territori. Lo stato di debolezza dei Dipartimenti di Salute Mentale che devono assicurare il diritto alla salute mentale e alle cure, espone sempre più le persone con sofferenza e i loro familiari a un’inaccettabile condizione di abbandono, di prestazioni frammentate, per lo più farmacologiche, di internamento in strutture residenziali istituzionalizzanti e cronicizzanti. Crescono stigma e pratiche non rispettose dei diritti, la più estrema è la contenzione meccanica. Gravissima è la situazione nelle carceri e nei centri per migranti. Mentre crescono povertà e insicurezza, le operatrici e gli operatori del servizio pubblico, delle cooperative sociali, dell’organizzazioni del terzo settore operano in condizioni difficili, di estrema debolezza e precarietà che si riflettono sulla qualità dell’assistenza. Così anche le esperienze più qualificate e avanzate rischiano di arretrare. Di fronte a questa situazione, che espone a grandi bisogni e a gravi problemi le persone con sofferenza mentale, i loro familiari e gli stessi operatori, invece di potenziare e finanziare le tante opportunità offerte dalla legge 180, sperimentate con successo in molte realtà del nostro paese, il disegno di legge Zaffini offre vecchie, fallimentari ricette. Soluzioni che propongono, di nuovo, la pericolosità della persona con sofferenza, che ritorna ad essere oggetto di controllo e custodia. Ritornano “misure di sicurezza” speciali (in capo a “Ministro dell’interno e Ministro della Giustizia, sentito il Ministro della Salute), che riportano ai tempi di una psichiatria manicomiale controllata da Viminale e Potere giudiziario. Infine vengono sdoganati per legge “misure e trattamenti coattivi fisici, farmacologici e ambientali” (con modalità che evocano senza nominarlo il regolamento manicomiale del 1909), invece di valorizzare ed estendere le pratiche di alcuni servizi che operano da tempo senza il ricorso alla contenzione. Il TSO raddoppia la durata a 15 giorni, “prolungabile”. Vengono previste, per gli ASO e i trattamenti urgenti in attesa del TSO, non ben definite “strutture idonee per l’effettuazione di osservazioni cliniche”, un possibile aumento del numero degli SPDC, quindi di servizi ospedalieri, invece di potenziare i servizi territoriali previsti dalla Legge 180. Si prevede l’istituzione in carcere di non ben identificate “sezioni sanitarie specialistiche psichiatriche” … dove é possibile effettuare il TSO – in contrasto con la Legge 833/78 che lo prevede negli ospedali generali. Viene aumentato il numero di posti in ogni Rems – invece di abolire il Codice Rocco “doppio binario” – non imputabilità – e di strutture speciali per i folli autori di reato, invece che misure alternative alla detenzione e al carcere, luogo patogeno e criminogeno. Insomma un disastro, e proprio nel centenario di Franco Basaglia. Noi non intendiamo subire questa deriva repressiva e neomanicomiale: da subito – con questo Appello – respingiamo i disvalori e i contenuti del DdL Zaffini e quindi con un richiamo alla mobilitazione, anche in vista della II Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale convocata a Roma il 22 e 23 novembre 2024, che deve diventare un grande momento di lotta e di proposta per affermare “Salute Mentale per Tutti: riprendiamoci i Diritti”. LE PRIME ADESIONI: Associazioni – Coordinamento nazionale per la Salute Mentale; ConF.Basaglia; UNASAM; Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica; ass. Franca e Franco Basaglia; Lisbon Institute of Global Mental Health; ass. Salute Diritto Fondamentale; ass. Archivio Basaglia; Psichiatria Democratica; ass. Antigone; StopOpg; SOS Sanità; Salute Internazionale, Rete Salute Welfare Territorio; La Società della Ragione; Club SPDC No Restraint; Forum Droghe; Campagna per la Salute Mentale Milano; Cipes Centro d’Iniziativa Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria; Fondazione Zancan; ass. Forum Salute Mentale; Medicina Democratica; Curiosamente APS (LO); LiberaMente OdV Lovere (Bg); Coop. Clarabella Iseo; Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica; Associazione Insieme per la Disabilità ODV;  Dedalus Cooperativa Sociale; Associazione Festiva dei Matti, Associazione “Tutti in Volo”(FG); Progetto “Sportiva…Mente”(FG); “Rete Italiana Noi e le Voci”; Associazione 180amici Puglia; Coordinamento Associazioni pugliesi “Oltre il Silenzio”; Movimento pugliese “Rompiamo il Silenzio”; Associazione Meravigliosa Mente ODV; Consulta di Utenti e Familiari del Dipartimento dì Salute Mentale di Palermo; Ass.Casa del Popolo APS Campobasso; Associazione 99%; AFASM APS; Rosa Spina del Mah,Boh!; AFADIPSI;RCA – Rete per la Costituzione e l’Antifascismo; Associazione Prima la Comunità; ARCI Valle Susa-Pinerolo; Laboratorio sociale “la Città di sotto”; … Persone – Benedetto Saraceno, Giovanna Del Giudice, Mauro Palma, don Virgilio Colmegna, Giovanni Rossi, Nerina Dirindin, Maria Grazia Giannichedda, Gisella Trincas, Alberta Basaglia, Fabrizio Starace, Francesco Maisto,  Antonello D’Elia, Pietro Pellegrini, Cristiano Zagatti, Stefano Cecconi, Valentina Calderone, Stefano Anastasia, Patrizio Gonnella, Grazia Zuffa, Franco Corleone, Peppe Dell’Acqua, Sandra Zampa, Pietro Barbieri, Tiziano Vecchiato, Andrea Morniroli,  Stefano Vecchio, Daniele Pulino, Anna Maria Accetta, Vito D’Anza,  Gavino Maciocco, Anna Poma, Gianfranco Rizzetto, Macio Fada, Giulio De Nicola, Giovanni Galluccio, Michele Passione, Domenico Tancredi, Raffaele Barone, Guido Pullia, Stefania Amato, Felicia DiFrancisca, Enrico Cavalli, Anna Garbelli, Massimo Mari, Eros Lamaida , Roberto Buoninconti, Enrico Tresca, Gaetano De Mattia, Donato Morena, Enzo Cuomo (Vocidal Manicomio), Giancarlo Pera, Mario Novello, Maria Bagnia, Emilio Lupo, Domenico Castronuovo, Roberta Meazzi, Doralice Malanchin, Stefano Naim, Sara Manzoli, Simona di Rosa, Vittorio Agnoletto, Antonio Luchetti, Gianfranco Pitzalis, Carla Rizzo, Natalia Barillari, Roberto Pezzano, Günther Plaickner, Ermelinda Zeppetelli, Fausto Antonio Campanozzi, Carmína Conte, Emanuela Ferri, Eleonora Garofalo, Denise Amerini, Simonetta Duretto, Antonello Murgia, Maria Antonella Barbagallo, Anna Felcher, Gabriella Ferrari Bravo, Silvia Lorenzini, Margherita Medugno, Paola Borghesi, Fiamma Negri, Giuseppe Aragno, Mirco Zanaboni, Antonio Barbone, Michele Tancredi, Grazia Turchi, Alfio Stefanic, Mario Varrucciu, Piero […]

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  • In data 16 luglio 2024 è stato diffuso il primo Rapporto Nazionale sull’acqua potabile. Allegati Primo Rapporto Nazionale Acqua Potabile   …leggi tutto su ISS

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  • IL SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO E’ INDISPENSABILE Giovedì 5 – Sabato 7 Settembre 2024 (San Domenico, Fiesole) a cura del Laboratorio su salute e sanità, con la collaborazione di Salute diritto fondamentale,  Salute internazionale e Sbilanciamoci. Informazioni  e programma  Un modo immediato ed efficace per descrivere il declino del nostro Servizio sanitario nazionale (SSN) è quello di registrare nel tempo l’andamento della spesa sanitaria pubblica come % del PIL (Figura). Questo semplice indicatore riflette le scelte di allocazione delle risorse che sono state adottate ed è utilizzabile anche in fasi di elevata inflazione come quella sperimentata di recente. La Figura, che riporta per il periodo 2024-27 le previsioni del Governo (Documento di economia e finanza 2024), mostra il picco di spesa registrato nel corso della pandemia (anche per la caduta del PIL), ma anche la successiva rapida discesa, che ci sta portando a livelli di spesa sanitaria inferiori a quelli degli anni precedenti all’esplosione del Covid-19. Il grave sotto finanziamento del SSN ha suscitato la recente mobilitazione di un gruppo di scienziati che con un appello, in dieci specifici punti, hanno spiegato “perché non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico”. Nel loro documento, tra l’altro, si legge: “Dal 1978 – data della sua fondazione, al 2019 il SSN in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il SSN, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del PIL (meno di vent’anni fa). Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (medicina generale, urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. Progredire su questa china, oltre che in contrasto con l’Art.32 della Costituzione, ci spinge verso il modello USA, terribilmente più oneroso (spesa complessiva più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di sei anni)”. Ma non solo di sottofinanziamento può morire un servizio sanitario nazionale e può essere distrutto il suo universalismo. Fin dalla prima ondata di Covid-19 fu evidente che l’epidemia poteva avere effetti letali sulle persone anziane con patologie croniche, con conseguenze catastrofiche nei confronti dei soggetti più fragili ricoverati in RSA. Si parlò allora di una “sindemia”, dell’interazione di un’epidemia infettiva con un’altra, apparentemente meno esplosiva, quella delle malattie croniche, di cui fecero le spese i gruppi di popolazione in condizioni di svantaggio socioeconomico con un maggior rischio di infezione, di ricovero in terapia intensiva e di decesso. L’Italia si trovò impreparata di fronte alla pandemia infettiva, e questo lo sappiamo. Ma si trovò impreparata anche di fronte alla forte diffusione delle malattie croniche. Con le risorse del PNRR e con l’approvazione del DM 77 del maggio 2022 sembrava aprirsi l’irripetibile occasione di riformare le cure primarie e di allestire una più razionale e efficace organizzazione della sanità territoriale basata su Case della comunità, integrazione socio-sanitaria, team multidisciplinari, sanità d’iniziativa per la prevenzione e il controllo delle patologie croniche. Una prospettiva del tutto estranea al Governo Meloni, che ha infatti messo la riforma delle cure primarie su un binario morto (avendo tra l’altro tagliato di quasi un terzo i fondi per le Case della comunità). Su un binario morto è finita anche la Legge 33/2023 sulla non-autosufficienza che aveva come priorità quella di creare un nuovo sistema di sostegni e di cure a domicilio, per assicurare il diritto e la libertà di vivere assistiti a casa propria, pur con l’ambiguità di istituire un Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa) i cui rapporti con il Servizio sanitario nazionale (Ssn), e le sue garanzie consolidate, rimangono da definire. In un paese come l’Italia, ad elevato e crescente tasso d’invecchiamento, con alte e crescenti percentuali di anziani soli, è un vero crimine non disporre di politiche sanitarie e sociali che contrastino la diffusione delle malattie croniche, che ne controllino l’evoluzione (prevenendo le conseguenze più gravi e disabilitanti), che forniscano alla popolazione più fragile soluzioni diverse da quelle di finire la vita in un letto di RSA. L’assenza di queste politiche avrà non solo conseguenze disastrose sulla salute della popolazione, con la netta riduzione degli anni vissuti in buona salute, ma dilaterà enormemente le diseguaglianze tra coloro che avranno, o non avranno,  le risorse economiche e familiari per affrontare con dignità le difficoltà terminali della vecchiaia. Usando la facile metafora ferroviaria, un treno sta invece marciando sulla linea dell’alta velocità, quello dell’autonomia regionale differenziata. Una riforma che – se andasse in porto – provocherebbe una frantumazione del diritto alla salute e, prefigurando tasse regionali e il trattenimento dei tributi su base territoriale, romperebbe ogni idea di equa distribuzione delle risorse. Dopo quasi 10 anni di politiche di austerity, restrizioni e definanziamenti, il Servizio Sanitario Nazionale è arrivato stremato all’appuntamento inatteso con la pandemia da COVID-19. Con questa frase si apriva il post di presentazione della prima edizione delle Giornate fiesolane di politica sanitaria tenutasi dal 6 all’8 settembre dello scorso anno. Se è stato possibile contenere  i pur gravissimi danni inferti dalla pandemia alla popolazione lo si deve alla dedizione, alla abnegazione, perfino al sacrificio, di medici, di infermieri, di personale addetto all’assistenza. Ci si aspettava un riconoscimento per tutto ciò, ma non è arrivato. Non è arrivata neppure la soluzione dell’annosa questione dei tetti di spesa per il personale, il cui sblocco sembrava ovvio e doveroso, dopo tutto quello che era successo (la lezione non è proprio servita). È arrivata invece la delusione, la disaffezione verso l’amato SSN, perfino la fuga da esso. Con un ulteriore allungamento delle liste di attesa, la rinuncia a prestazioni essenziali e il progressivo ricorso al privato. Alla forte riduzione della spesa sanitaria in termini reali, si accompagnano […]

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  • Aperte le iscrizioni alla summer school di Forum Droghe e CNCA Di Generi e di Droghe Consumi Culture Contesti Diritti 5-7 settembre 2024 FIRENZE – Villa La Stella Via Iacopone da Todi, 12 **** POSTI DIPONIBILI TOTALI 90. La quota di iscrizione per ogni partecipante è pari ad € 130 + IVA 22% = € 158,60 La quota di iscrizione per gli associati CNCA e Forum Droghe è di 110 euro più IVA = € 134,20  – i soci dell’Associazione Forum Droghe sono esentati dal pagamento dell’Iva.     Al momento della richiesta di iscrizione on line  è richiesto il versamento della quota con bonifico bancario ( al max entro 10 giorni dalla richiesta – in caso si iscrizioni nell’ultima settimana il pagamento dovrà essere contestuale). I posti sono limitati (in caso di esaurimento dei posti sarà creata una lista di attesa in ordine di richiesta di iscrizione). Grazie. ùIl versamento della quota deve essere versato sul Conto corrente intestato a Forum Droghe presso Banca Intesa Sanpaolo Codice IBAN: IT97E0306909606100000106359 (Bic/swift code:BCITITMM) Per i pagamenti provenienti da enti pubblici si prega di inviare la documentazione necessaria (es. delibera di spesa, altro…)  via mail all’indirizzo: segreteria@forumdroghe.it – sarà nostra cura elaborare la documentazione nel più breve tempo possibile La quota comprende il materiale di documentazione, il pranzo a buffet del venerdì, ed un piccolo buffet di benvenuto il giovedì all’arrivo Il pernottamento è a carico dei partecipanti, si segnala che data l’alta stagione è bene provvedere a prenotare con anticipo la sistemazione a Firenze o Fiesole. La sede dei lavori è raggiungibile in autobus in circa 20 minuti dalla Stazione Santa Maria Novella info: https://villalastella.it/it/contatti Segreteria organizzativa Summer School: segreteria@forumdroghe.it; segreteria@cnca.it Organizzazione scientifica: segreteria@forumdroghe.it Il programma completo IN FASE DI DEFINIZIONE – tutte le informazioni su www.fuoriluogo.it  – www.cnca.it fonte: https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/summer-2024-iscrizioni/

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  • Esplora il nostro glossario per comprendere le molteplici sfaccettature delle disuguaglianze, smontare pregiudizi e costruire significati. Scopri come puoi fare la differenza! NuoviEquilibri è la base del sistema formativo della Scuola per la giustizia sociale e ambientale del ForumDD. Raccoglierà 100+ parole che riteniamo essenziali per ogni strategia di cambiamento. L’impegno per la giustizia sociale e ambientale e il confronto pubblico sul cambiamento sono frenati da una moltitudine di interpretazioni che non trova spazio di confronto, ricomposizione e innovazione. Noi proponiamo a tutte e tutti voi le parole per costruire insieme proprio questo spazio! ESPLORA IL GLOSSARIO Le parole per il cambiamento Quante volte vi è capitato di confrontarvi su temi legati alla giustizia sociale e ambientale rendendovi conto che, pur utilizzando le stesse parole, fosse difficile intendersi? È successo anche a noi! Per questo, abbiamo lavorato in modo collettivo per la creazione di contenuti che tentano di porre le basi per un confronto plurale e costruttivo. Sono disponibili le trascrizioni delle parole per la giustizia sociale e ambientale …leggi tutto su Forum DD

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  • E stato inviato alle Istituzioni – Governo, Commissioni parlamentari, Conferenza delle Regioni, Anci – l’Appello “NON AUTOSUFFICIENZA, SALVARE LA RIFORMA: libertà, diritti e dignità della persona anziana”, sottoscritto da oltre cinquanta associazioni e da centinaia di personalità. Le associazioni promotrici si augurano che il contributo possa essere utile per riprendere, e migliorare, il percorso della riforma sulla Non Autosufficienza, avviato con la legge 33/2023, disatteso e rinviato con il successivo decreto legislativo 29/2024. E auspicano che si apra finalmente un confronto aperto e costruttivo con le organizzazioni/associazioni della società civile e sindacali. IL TESTO DELL’APPELLO E I FIRMATARI NON AUTOSUFFICIENZA, SALVARE LA RIFORMA: libertà, diritti e dignità della persona anziana ♦ Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore, il 19 marzo 2024, il DECRETO LEGISLATIVO 15 marzo 2024, n. 29 che avrebbe dovuto finalmente attuare la Riforma della non autosufficienza prevista dal PNRR e approvata all’unanimità in Parlamento con la Legge n. 33 il 23 marzo 2023. ♦ Invece il Decreto 29 ha deluso, suscitando forti critiche:da parte del sindacato e di molte associazioni. Mentre la Conferenza Unificata (Stato/Regioni/Province/Comuni) non lo ha approvato e le Commissioni di Camera e Senato, pur esprimendo un parere favorevole (a maggioranza), hanno presentato numerose osservazioni critiche e raccomandazioni. ♦ Paradossalmente, il decreto ripete concetti condivisibili affermati nella legge delega 33, ma non la traduce in misure operative. Così l’applicazione della legge 33 viene sospesa, rinviata e disattesa. Sono oltre venti i provvedimenti attuativi da adottare nei prossimi mesi, dopo un anno di attese inconcludenti, e molti non prevedono una verifica parlamentare. Anche per questo riteniamo doveroso che il governo si renda finalmente disponibile ad un confronto democratico e permanente con sindacato e associazioni. Per attuare la Riforma, bisogna ripartire dai 7 pilastri della legge delega 33: 1♦ Dare priorità alla creazione di un nuovo sistema di sostegni e di cure a domicilio: per assicurare il diritto e la libertà di vivere assistiti a casa propria. 2♦ Rendere vincolanti gli strumenti per integrare assistenza sociale e sanitaria territoriale e domiciliare – secondo le indicazioni del DM 77/2022 in attuazione del PNRR. Altrimenti, la mancanza di strategie sanitarie e sociali integrate per affrontare le malattie croniche e le loro conseguenze disabilitanti, accelererà i processi involutivi che conducono verso la condizione di non-autosufficienza. 3♦ Residenzialità e semi-residenzialità: è indispensabile un riordino normativo e operativo di Rsa, Case di Riposo, ecc. che devono diventare familiari, aperte, integrate nelle comunità locali, di piccole dimensioni. Occorre passare dall’attuale modello di residenzialità del “posto letto” a un nuovo modello fondato sul “luogo di vita”. 4♦ Prestazione Universale: la sperimentazione prevista dal decreto (850 euro/mese più l’indennità di accompagnamento) riguarda appena lo 0,6% delle persone non autosufficienti. Va totalmente rivista: non può essere limitata solo a persone ultra80enni in condizioni economiche molto difficili e gravissima disabilità, va graduata in base ai bisogni assistenziali. 5♦ Gli anziani non autosufficienti dai 65 ai 69 anni di età devono poter beneficiare dalle misure previste dalla Riforma, invece ne vengono esclusi (per loro rimangono in vigore solo le norme attuali). 6♦ Le misure sulla “prevenzione delle fragilità, la promozione della salute e l’Invecchiamento Attivo (IA)”, devono rispettare, in un’ottica di genere, le raccomandazioni della conferenza ONU (Unece Roma 2022) e istituire l’Osservatorio nazionale per l’IA. 7♦ È indispensabile accompagnare l’attuazione della legge delega con un incremento, progressivo ma certo, dei fondi sanitario e sociali: sapendo che la principale risorsa è il lavoro di cura delle lavoratrici e dei lavoratori e che vanno ridotti con equità gli oneri a carico delle famiglie. Per attuare una Riforma capace di affermare, come la nostra Costituzione dichiara: la dignità, i diritti e il valore della persona in ogni fase della vita. Adesioni associazioni: Salute Diritto Fondamentale; Salute Internazionale; ConF.Basaglia; SOS Sanità, Lisbon Institute of Global Mental Health, (Rete Salute Welfare Territorio); Fondazione Zancan; Cipes Centro d’Iniziativa Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria; Gruppo Abele; Libera; Coordinamento nazionale Salute Mentale; UNASAM; assoc. Franca e Franco Basaglia; SIEP (Società italiana di epidemiologia psichiatrica); Psichiatria Democratica; assoc. Antigone; La Società della Ragione; Forum Droghe; SPI CGIL; UILP UIL; assoc. Giovanni Bissoni; assoc. “Prima la Comunità”; Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie in Italia (Campagna Primary Health Care Now or Never; ACLI – Associazioni Cattoliche Lavoratori Italiani; Associazione AIFeC – Infermieri di Famiglia e di Comunità; Associazione APRIRE – Assistenza Primaria In Rete; Associazione Prima la Comunità; Associazione Salute Diritto Fondamentale; CARD – Confederazione delle Associazioni Regionali di Distretto; EURIPA Italia – European Rural and Isolated Practitioners Association; Istituto Mario Negri; Movimento Giotto; Slow Medicine, AICP – Accademia Italiana Cure Primarie; As.I.Qu.A.S, Associazione Italiana per la Qualità nell’Assistenza Sanitaria e Sociale; Associazione Salute Internazionale; SItI –  Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica – Associazione Comunità Solidale Parma); Associazione La Bottega del Possibile; Comitato Promuovere Case della Comunità a Parma e Provincia); La Bottega del Possibile; assoc. VIVAMENTE OdV; Insieme per la Disabilità OdV Coesione Internazionale; assoc. Libellula-Afasp; assoc. E PAS E TEMP ODV Imola; AUSER nazionale; assoc. Infermieri di Famiglia e Comunità; Grusol; CDSA, “Professione in Famiglia”, assoc. Art.32 Ambulatorio Solidale Pistoia, … Prime adesioni Personali: Livia Turco, Rosy Bindi, don Luigi Ciotti, Benedetto Saraceno, Nerina Dirindin, Emmanuele Pavolini, Ugo Ascoli, Gavino Maciocco, Tiziano Vecchiato, Margherita Miotto, Giovanna Del Giudice, Gisella Trincas, don Virginio Colmegna, Maria Grazia Giannichedda, Fabrizio Starace, Serena Spinelli, Franco Corleone, Grazia Zuffa, Patrizio Gonnella, Stefano Cecconi, Antonello D’Elia, Stefano Vecchio, Daniele Pulino, Anna Maria Accetta, Alessandro Saullo, Vito D’Anza, Giovanni Rossi, Salvatore Rao, Cristiano Zagatti, Fulvio Lonati, Immacolata Cassalia, Pietro Pellegrini, Natalia Barillari, Luigia Cimatti, Domenico Pantaleo, Rita Polo, Franco Pesaresi, Francesca Succu, Daniele Massa, Luigi Elli, Carla Ravelli, Marco Grecu, Marina Sereni, Amalia Cecilia Bruni, Gabriella Prisco, Concetta Raia, Guglielmo Festa, Tullio Seppi, Marzia Abbonizio, Fausto Nadalini, Lucia Centillo, Giulia De Febe, Eufemia Ribichini, Giovanna Cuminatto, Gabriella Longis, Giovanni Carapella, Giovanna Cuminatto, Dario Caprara, Roberto Treu, Vincenzo Caldarulo, Gianni Savino, Claudia Verso, Luigi Foglio, Mirella Fortunata Mazzarone, Ivana Francescotto, Grazia Tempesti, Micaela Felloni, Carlo Lucchesi, Rendel Shormann Simonti, Carmine Palmieri, Maria Lucia Pasquale, Maria Grazia Rossi, Marta Casoli, Maurizio Trevisani, Liviana Branchini, Diana Di Lollo, Angelo Gravina, Marta Casoli, Laura Valsecchi, Piero Catocci, Doriano Bizzarri, Vanna Pieroni, Laura Mori, Marzia Baroni, Patrizia Zavataro, Grazia Loré, Gino Carpentiero, Rachele Oggiano, Stefania Pugi, Stefania Fabiani, Donatella Ferri, Lucia Biondi, Antonella Benedetti, Emilia Poggi, Andrea Brachi, Giovanni Zadi, Grazia Minotta, Marta D’Alessandro, Lorenzo Edera, Marina Balestrieri, Andrea Farinelli, Rosanna Bettella, Lamberto Briziarelli, Bruno Piotti, Mariarosaria Tamburro, Renzo Pietro Deganello, Aldo Amoretti, Eva Santoro, M.Loredana Piselli, […]

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