Gli effetti collaterali globali di Covid-19. di Gianna Milano

Covid-19 ha rappresentato una battuta d’arresto nella lotta all’ Aids, alla tubercolosi e alla malaria: i servizi di prevenzione e di trattamento per tutte e tre le patologie sono diminuiti in maniera significativa. 

La pandemia da Sars-Cov-2, il virus responsabile di Covid-19, sembra aver fatto passare in secondo piano le emergenze sanitarie che minacciano la salute globale. E’ quanto emerge dal Rapporto per il 2021 del Global Fund, un’organizzazione internazionale che celebra quest’anno due decenni dalla sua nascita. In questo periodo di tempo avevamo fatto notevoli progressi per combattere Hiv, tubercolosi e malaria, ma nell’ultimo anno l’impatto di Covid-19 è stato devastante nella lotta a queste tre malattie infettive mortali, come dicono le cifre ricavate dal confronto dei dati del 2019 e del 2020 in più di 100 paesi a basso e medio reddito. Dal 2002 le morti causate da Tb, Aids e malaria erano state ridotte ogni anno del 46 per cento grazie agli investimenti del Global Fund in prevenzione e terapie. Non sappiamo ancora in quale misura l’emergenza Covid abbia compromesso gli obiettivi raggiunti, sconvolgendo i sistemi sanitari e costringendo a dirottare le già critiche risorse verso la pandemia” scrive Peter Sands, direttore esecutivo dell’organizzazione, nell’introduzione al Rapporto sui risultati 2021.[1]

Covid-19 ha rappresentato una decisa battuta d’arresto nella lotta all’ Aids, alla tubercolosi e alla malaria: i servizi di prevenzione e di trattamento per tutte e tre le patologie sono diminuiti in maniera significativa. Con un impatto che varia a seconda dei Paesi, e in alcuni casi, afferma Sands in un’intervista su Nature, gli effetti a catena su queste tre malattie potrebbero superare l’impatto del Covid. [2] Dal 2002 grazie agli interventi del Global Fund le persone sieropositive che hanno ricevuto farmaci antiretrovirali sono aumentate del 9 per cento, in parte perché gli ospedali in alcuni paesi hanno iniziato a fornire medicine sufficienti per diversi mesi, allo scopo di ridurre la necessità di visite frequenti. Progressi che nel 2020 hanno subìto una brusca frenata: il numero di persone raggiunte da programmi di prevenzione che forniscono preservativi, aghi e siringhe sterili è diminuito dell’11 per centoI test per l’Hiv del 22 per cento, ritardando il trattamento e contribuendo alla trasmissione del virus. Difficile stabilire ora quanto questo influirà sull’incremento della mortalità per l’Aids: che ha fatto sinora in tutto il mondo oltre 38 milioni di morti [3].  Grace Ngulube, attivista per l’Hiv in Malawi, è particolarmente preoccupata per le adolescenti e le donne giovani che rappresentano sei su sette delle nuove infezioni nella fascia di età compresa tra 15 e 19 anni nell’Africa sub-sahariana. In alcune zone la campagna di immunizzazione anti-Covid ha interferito con i programmi di assistenza per l’Hiv. “Molte ragazze e giovani hanno esitato a cercare una consulenza medica per timore di ricevere il vaccino sul quale circolavano idee sbagliate ” riferisce Ngulube.

Nonostante solo il 2 per cento della popolazione mondiale viva in Africa, si stima che il 60 per cento delle persone malate di Aids sia in quel continente. Ora la combinazione di Hiv e Tb è la maggior causa di morti tra gli infetti nel Sub-Sahara, un mix di virus non limitato all’Africa: la tubercolosi è la malattia infettiva che uccide il maggior numero di donne in età riproduttiva nel mondo, e il maggior numero di persone affette da Hiv. I sieropositivi corrono un rischio 20-30 volte maggiore di sviluppare Tb e di trasmettere l’infezione: si direbbe che una malattia acceleri il decorso dell’altra in organismi con un sistema immunitario fortemente compromesso. [4] L’Oms ha stimato che nel 2017 i nuovi casi di tubercolosi in chi era infetto con Hiv siano stati 920 mila e l’infezione con il Mycobacterium Tubercolosis responsabile del 23 per cento dei loro decessi. [5] Nel mondo sono 10 milioni i nuovi casi di Tb ogni anno e i morti un milione e mezzo, di cui il 14 per cento in età pediatrica: la farmacoresistenza riguarda il 10 per cento di loro. [6]

“Purtroppo i progressi fatti negli ultimi anni per la diagnosi della Tb  (oggi un test molecolare è in grado di individuare in poche ore la presenza del micobatterio responsabile della infezione) sono andati persi perché risorse – come reparti di isolamento, kit diagnostici e specialisti medici – sono state dirottate verso la pandemia” afferma Jamie Tonsing, consulente senior per la tubercolosi al Global Fund. Il numero di persone testate e trattate per la Tb, nei paesi che hanno il sostegno dell’organizzazione, è diminuito del 18 per cento, pari a circa un milione di persone. Per la tubercolosi resistente ai farmaci il calo è stato del 37 per cento, un impatto particolarmente serio. Scrive il Rapporto: “I casi non trattati porteranno a un aumento della trasmissione e ad ancora più decessi per Tb rispetto ai 1,4 milioni registrati nel 2019”.  Difficile raggiungere il traguardo previsto di eliminare nel mondo questa infezione entro il 2030: uno degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable development goals) inserito nel programma d’azione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).[7] Attualmente l’unico vaccino disponibile per una prevenzione è quello attivo attenuato BCG (bacillo di Calmette Guérin) che pur proteggendo nei primi 5-10 anni di vita non è efficace nel periodo successivo né per la prevenzione della malattia né per interrompere la trasmissione.

Il World Malaria Report 2020 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che riporta i dati relativi alla malaria nel mondo nel 2019, delinea le tappe fondamentali degli ultimi due decenni che hanno portato a notevoli progressi nel controllo della malaria in tutte le aree endemiche. Sono 229 i milioni di casi stimati globalmente in 87 Paesi in cui la malaria è endemica; 409 mila i decessi e di questi il 67 per cento (274 mila) sono bambini con meno di cinque anni; la regione africana è la più colpita. [8] “Sebbene le campagne per distribuire zanzariere trattate con insetticida, attualmente lo strumento migliore per prevenire la malaria, siano state ritardate all’inizio della pandemia, i paesi si sono adattati rapidamente” afferma Scott Filler, che dirige il programma per la malaria del Global Fund. “Quando le campagne di prevenzione sono riprese, molti paesi sono passati dalla distribuzione di zanzariere negli spazi pubblici alla consegna porta a porta, per evitare l’affollamento. Ciò ha contribuito a un aumento del 17 per cento del numero di reti distribuite”. Ma il numero di persone con sospetta malaria che è stato possibile testare è diminuito del 4,3 per cento. “Molti ragazzi che avrebbero dovuto essere sottoposti a test non lo sono stati” continua Filler. E i progressi contro la malaria si sono fermati a numeri, per casi e mortalità, decisamente inaccettabili” afferma Pedro Alonso, che dirige il Programma globale per la malaria dell’Oms.[9]

La Global Technical Strategy (GTS) for Malaria 2016-2030, lanciata dalla World Health Assembly nel 2015, continua a fornire un supporto tecnico in tutti i Paesi in cui è endemica: lo scopo è coadiuvare e sostenere i programmi di controllo della malaria e monitorarne gli eventuali progressi. La GTS si era prefissa obiettivi ambiziosi ma potenzialmente raggiungibili, come ridurre l’incidenza dei casi e il tasso di mortalità di almeno il 75 per cento entro il 2025 e arrivare al 90 per cento entro il 2030; eliminare la malaria in almeno 35 Paesi entro il 2030; prevenire la reintroduzione dell’infezione in tutti i Paesi dichiarati malaria-free. Nel World Malaria Report 2020 si fa notare che le previsioni della GTS non hanno potuto tener conto delle interruzioni nell’attività di controllo conseguenti alla pandemia: “nonostante gli sforzi globali e nazionali fatti per mantenere attivi nei paesi endemici i servizi sanitari essenziali è probabile che a causa della emergenza pandemica nei prossimi mesi si registri una morbilità e una mortalità per malaria più alta del previsto”. [10]

Gli esperti si dicono preoccupati per l’impatto che le ondate di infezione da Sars-CoV-2 e l’emergere di nuove varianti continueranno ad avere sugli sforzi per combattere le malattie che devastano i Paesi più poveri. Si legge nel Rapporto 2021: il Global Fund ha risposto prontamente alla pandemia approvando il finanziamento di 4,2 miliardi di dollari per programmi multicentrici che rendessero disponibili test e terapie per proteggere il personale sanitario, e adattare gli interventi per contenere Hiv, Tb e malaria alla nuova emergenza. “Ma non torneremo davvero in carreggiata per contenere queste tre infezioni finché non avremo superato il Covid-19” conclude Sands. [11].

Gianna Milano, Giornalista scientifica

[1] Results Report 2021 – The Global Fund to fight Aids, Tubercolosis and Malaria, 29.09.21

[2] L. Roberts, How Covid is derailing the fight against Hiv, TB, malaria, Nature 597, 314, 2021 doi: https://doi.org/10.1038/d41586-021-024698

[3] https://www.epicentro.iss.it/aids/epidemiologia-mondo

[4] Gianna Milano, Tubercolosi, SaluteInternazionale, 13.7.2020 3 http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs104/en/

[6] World Health Organization. Global tuberculosis report 2019.  https://www.who.int/tb/publications/global_report/en/

[7] https://unfoundation.org/what-we-do/issues/sustainable-development-goals

[8] Epicentro.iss.it/malaria/epidemiologia-mondo

[9] World Malaria Report 2020, pubblicato novembre 2020, sito dell’Oms

[10] https://www.epicentro.iss.it/malaria/epidemiologia-mondo

[11] L. Roberts, How Covid is derailing the fight against Hiv, TB, malaria, Nature 597, 314, 2021 doi: https://doi.org/10.1038/d41586-021-02469-8

fonte: saluteinternazionale.info

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