RICHIEDENTI ASILO E TITOLARI DI PROTEZIONE NELL’EMERGENZA COVID-19: il supporto del progetto G-Start

La pandemia ha rappresentato una sfida anche per il sistema di accoglienza che in tempi brevissimi ha messo in atto la riorganizzazione della presa in carico delle persone richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in termini di misure di prevenzione, di gestione di potenziali contatti e di adeguata comunicazione.

Il progetto FAMI “G-Start, Governance, Salute, Territorio, Accoglienza per Richiedenti Asilo e Titolari di Protezione (RTPI): sperimentazione di un modello”, ha come finalità generale garantire la tutela della salute e promuovere percorsi di prevenzione per chi è ospitato nei Centri di Accoglienza, con particolare attenzione ai casi di vulnerabilità psico-sociale. Nelle contingenze legate all’emergenza da coronavirus le diverse attività sul campo, che prevedevano il coinvolgimento di beneficiari, operatori sanitari e dell’accoglienza, professionisti sanitari e cittadinanza, sono state riviste e adattate alla situazione. Il capofila del progetto, la ASL Roma 5, insieme all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ha messo a punto un pacchetto di azioni per supportare i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e i Progetti del Sistema di Protezione per titolari di protezione Internazionale e per Minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI) del territorio, che ospitano circa 400 richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.

L’obiettivo degli interventi è favorire le attività di comunicazione e promozione della salute, tenendo conto che la pandemia da COVID-19 ha reso necessario adottare nuove modalità, offrire un momento di incontro e di aggiornamento reciproco sull’emergenza in corso e mantenere gli standard per la presa in carico, previsti dal progetto.

A partire dal 20 marzo vengono organizzati settimanalmente incontri online, a partecipazione volontaria, con gli operatori dei CAS e dei SIPROIMI afferenti al territorio della ASL Roma 5 e talvolta di altri territori. Gli incontri avvengono tramite l’applicativo web-based gestito dall’Istituto Superiore di Sanità e vedono la partecipazione di rappresentanti del Dipartimento di Prevenzione della ASL Roma 5, dell’OIM e dell’ISS. I temi affrontati variano di volta in volta tra quelli emergenti e spaziano tra tempi e modalità di diagnosi, misure di prevenzione (generali, eventuali DPI), organizzazione degli spazi, gestione dei contagi, questioni amministrative relative allo status di rifugiato/richiedente asilo, inclusa l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale, organizzazione degli spostamenti, informazioni e supporto per la gestione delle donne in gravidanza e/o in allattamento.

Sulla base delle richieste pervenute, il team del progetto ha attivato un sistema di risposta rapida e di presa in carico clinica e psicosociale. A sostegno di queste attività la Comunità di Pratica G-Start (composta da tutti gli attori e stakeholder del progetto e ospitata su piattaforma online) ha potuto accedere a un’area di discussione e condivisione, che include una raccolta di materiali multilingua e alcuni link utili sulle procedure da adottare per prevenire la diffusione del coronavirus. La partecipazione attiva e costante ha prodotto diversi effetti, alcuni inaspettati: da un lato ha consentito una comunicazione più efficace, con la costruzione di rapporti sempre più saldi di collaborazione e di fiducia tra i partner del progetto e le strutture di accoglienza, dall’altro ha permesso un’analisi partecipata dei problemi emergenti. Questo ha consentito di intervenire in modo tempestivo e strategico per la presa in carico dei singoli casi. Tra i prodotti della Comunità di pratica durante la pandemia, vi è il Piano di Contingenza per la gestione dell’emergenza COVID-19.

Oltre alla rapida presa in carico delle necessità dei CAS/SIPROIMI e delle persone ospitate, gli incontri da remoto hanno consentito la condivisione di pratiche tra gli operatori che, soprattutto all’inizio dell’emergenza, hanno dovuto destreggiarsi tra indicazioni poco chiare. La riorganizzazione della vita all’interno dei Centri richiesta dall’iniziale lockdown ha portato all’avvio di attività in favore degli ospiti volte a mitigare l’effetto dell’isolamento, ma che allo stesso tempo rispettassero le misure di prevenzione richieste. Tra queste, il supporto alla fruizione della didattica a distanza, attivata per tutte le fasce di età, la possibilità di svolgere attività fisica negli spazi aperti antistanti le strutture di accoglienza, la possibilità di cucinare in autonomia, la collaborazione nella cura e pulizia degli spazi comuni, la disponibilità di un maggiore numero di giocattoli per i bambini. Parallelamente la ASL ha avviato un sistema di raccolta dati con l’obiettivo di monitorare la situazione riferita al COVID-19 e rilevare le esigenze, i punti di forza e le criticità nella gestione di questo periodo di emergenza.

Gli interventi di formazione degli operatori e di promozione della salute dei migranti tramite il modello della peer-education, sono stati sospesi a seguito del lockdown. L’OIM ha quindi avviato un programma di formazione on-line (modalità webinar in presenza) rielaborando e aggiornando gli obiettivi e i contenuti per calibrarli sulla risposta all’emergenza sanitaria. Inoltre, l’OIM ha mantenuto il contatto con i migranti e le migranti peer-educators coinvolti nel progetto, svolgendo con alcuni di loro anche una sessione informativa da remoto. L’ISS ha proseguito la propria attività di comunicazione destinata a chi si trova ospite dei Centri con l’elaborazione di materiali stampati e audiovisivi multilingue a supporto delle azioni di Informazione/Educazione/Comunicazione e di peer education. Tali materiali sono stati prodotti a partire dalle esigenze emerse dalla rilevazione partecipata dei bisogni realizzata tramite focus group multilingue.

Nonostante l’emergenza abbia comportato la sospensione di alcune attività, i partner e gli stakeholder di progetto hanno garantito gli standard e il supporto ai CAS/SIPROIMI adottando nuove modalità di interazione e rimodulando alcuni percorsi di empowerment e di presa in carico dei beneficiari.

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