Regioni gialle, arancioni, rosse … Bene gli indici, ma senza equivoci. di Cesare Cislaghi

Ormai un po’ tutti parliamo di epidemia snocciolando le differenze,  sia tra aree sia tra giorni diversi, di indici epidemiologi come, ad esempio la percentuale di positività o l’erreti (Rt). Sarebbe però bene abbandonare le impressioni e le sensazioni ed invece affidarsi a delle misure oggettive e l’importante  è evitare di equivocare nella loro interpretazione quando anche addirittura nelle loro modalità di calcolo.

La positività della popolazione
La percentuale di positivi può essere riferita sia alla popolazione sia ai test cui viene sottoposta. Innanzitutto la definizione di positivo deve essere precisata e quella definita dal dpcm è riferita strettamente al risultato di un test molecolare con prelievo da tampone orofaringeo validato dall’Istituto Superiore di Sanità o da un laboratorio regionale espressamente accreditato.
Dobbiamo però distinguere la positività nei risultati dei test o la positività nei soggetti sottoposti al test, e questa riferita ai nuovi casi di un giorno specifico o a tutti i soggetti che sono contemporaneamente positivi. E’ chiaro quindi che parlando di positività della popolazione non intendiamo la percentuale di soggetti infettati dal virus, che peraltro non conosciamo, ma la percentuale di soggetti cui  è stata diagnosticata l’infezione che continua a perdurare.

L’errore più banale ma spesso reiterato dai media è quello di confrontare il numero assoluto di casi ed è evidente, e non si dovrebbe neppure doverlo ripetere, che il numero assoluto di cassi dipende innanzitutto dal numero di abitanti per cui la Lombardia ne ha più e la Valle d’Aosta ne ha meno di tutti.

Se questa tecnicamente viene chiamata “prevalenza” di casi, un altro indice importante è l‘“incidenza di nuovi casi” cioè il numero di casi diagnosticati in uno stesso giorno. Purtroppo l’attività diagnostica ha un ciclo settimanale dipendenti dai turni di lavoro e soprattutto dalle minori presenze durante i weekend. Per questa ragione si preferisce calcolare la media settimanale dei casi considerando quindi i tre precedenti e i tre seguenti dati giornalieri.

La figura 2 a evidenzia come non ci siano molte differenze tra i dati del giorno e le medie settimanali;
però utilizzando le medie giornaliere della settimana si evitano interpretazioni distorte dovute alla diversa intensità della attività diagnostica. La figura 2b invece confronta incidenza e prevalenza rapportandole entrambe al valore italiano; anche in questo caso i valori sono alquanto simili ma mentre l’incidenza evidenzia la dinamica dell’epidemia in un momento specifico, invece la prevalenza permette di capire qual è l’accumulo di casi, informazione molto importante per capire il possibile impatto dell’epidemia sui servizi sanitari.

La positività dei test
L’indice di positività dei test utilizza come numeratore gli stessi dati dell’incidenza della popolazione ma come denominatore ha il numero dei test effettuati o dei soggetti che hanno effettuato il test. Questa prima differenza è importante perché l’interesse principale è sapere come si sta evolvendo l’epidemia e quindi quanti nuovi soggetti sottoposti ad un test molecolare sono risultati positivi.