C’è anche chi accetta bimbi con grave disabilità, senza riserve né pregiudizi. di Monia Gabaldo

Tre omini sopra a pezzi di puzzle attaccati, che danno la mano a un omino sopra a un pezzo di puzzle staccatoSono medico e madre di tre meravigliosi bambini autistici e vorrei raccontare una bella storia di generosità e inclusione da parte di un’Associazione Sportiva del Veronese.
Quando hai un bambino certificato, soprattutto se con una condizione di gravità, è rarissimo che venga accettato in un club sportivo, ed è ancora più insolito che venga accettato senza la figura di un educatore al seguito. Se poi di figli certificati ne hai tre, lascio immaginare quale tipo di risposte arrivino ai genitori, i quali non mirano certo a iscrivere i figli perché diventino atleti, ma semplicemente perché “giochino” come e con tutti gli altri. «Non possiamo», «non siamo in grado», «non abbiamo sufficiente personale», «non è un’attività per tutti»… insomma, non solo delusione nella mente, ma anche dolore al cuore, perché i figli degli altri non solo possono giocare, ma soprattutto possono scegliere.
Quindi ti trovi già a gestire una condizione che a scuola ti impone di lottare per l’inclusione e la didattica più adeguata a quella specifica condizione, e nella quotidianità per la gestione di un piano terapeutico adatto quando mancano terapisti, e pure per il diritto a giocare, che spesso ti viene negato senza che ci si preoccupi, o almeno si pensi semplicemente, a tentare una minima forma di inclusione.

Ci sono per fortuna eccezioni, fatte di persone, allenatori, genitori, dirigenti che, accettando la candidatura di bambini come i miei, cambiano non solo il loro destino, ma possono diventare modelli ed esempi per tutti.
È quanto è successo con la squadra di baseball Azzurra Wizzards di Villafranca di Verona che ha accettato i miei figli nella loro squadra senza alcuna riserva né pregiudizio, e solo in un mese ne ha migliorato la condizione fisica e psicologica.
I tre bimbi hanno gradi diversi di autismo e l’approccio accogliente e inclusivo dell’allenatore Luis Morales, dei ragazzi come Lorenzo e Mattia, e dei genitori/atleti come Federico Tumicelli o Milena, solo per fare qualche nome, hanno permesso ai miei figli di compiere notevoli progressi di tipo relazionale e sociale.

Chi conosce l’autismo sa che si deve lavorare con costanza per migliorare condizioni come la disprassia [deficit della coordinazione motoria e dalla difficoltà ad automatizzare gesti semplici nelle attività quotidiane e scolastiche, N.d.R.], i problemi vestibolari, la coordinazione occhio/mano/gambe, solo per elencare alcuni aspetti prettamente fisici; non meno importanti sono le componenti sociali: gestire l’attesa e il proprio turno, collaborare, condividere, velocizzare i tempi di reazione, affinare relazioni sociali (anche solo dire «ciao»).
Fin dal primo giorno nessuno ha trattato i miei figli da “diversi”, né allenatori, né bambini, né presidente, né genitori; fin dal primo giorno anche loro erano la squadra; gli altri bambini li facevano correre insieme a loro e spiegavano loro cosa e come fare. Nessuno si è lamentato che Derek dovesse essere chiamato parecchie volte, che Liam piangesse perché doveva aspettare o che Colin rimanesse immobile dopo avere battuto la palla.
In un mese, grazie agli sforzi di tutti i componenti della squadra, i bambini sono migliorati, nei tempi di reazione, nella gestione dell’attesa, del turno, degli errori e delle emozioni; sono migliorati il contatto visivo, la triangolazione, le relazioni sociali e anche la verbalizzazione con descrizioni semplici e brevi dialoghi sociali. Per chi ha un bambino non verbale sa di che “miracolo” parlo.

Non siamo in un Paese straniero, dove “tutto è gestito meglio”, non siamo “in una grande città dove ci sono tante risorse”, siamo a Villafranca di Verona, dove c’è un campo da baseball e decine di menti, anime e cuori che fanno la differenza, una differenza miracolosa per tante famiglie, e per quelle come la nostra ancora di più!
Tante ore di terapia non stanno facendo quello che oggi fa il baseball per noi, con queste menti, queste anime e questi cuori. Fate di questo un modello sportivo per tutti, fate di questo esempio la speranza di un futuro migliore!
In questa squadra Azzurra Wizards Baseball si impara a giocare uno sport fatto di rispetto, passione, tenacia e tattica, fatto di gioco di squadra dove si perde insieme, si vince insieme, dove ognuno è forte, ma insieme si è invincibili sempre e comunque! E come diciamo sempre noi: combattere sempre e arrendersi mai!

fonte: Superando

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