Il potere patogeno. di Marco Geddes da Filicaia

Le dichiarazioni e i provvedimenti avviati da parte del governo Meloni e delle forze politiche che lo sostengono appaiono più un proseguo della campagna elettorale che una seria strategia rispetto ai problemi sanitari che ci troveremo di fronte nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Il Governo guidato da Giorgia Meloni si trova, per molti aspetti, in una situazione favorevole per assumere provvedimenti adeguati anche su un tema che alcuni definiscono, un po’ militarmente, la “Lotta al Covid” (ma forse da questa formazione governativa tale terminologia sarà apprezzata). La situazione favorevole nella quale si trova il nuovo governo consiste in: una maggioranza parlamentare ampia; una prospettiva di governo di legislatura (cosa che non ha caratterizzato certo gli ultimi governi); un ministro della Salute, Orazio Schillaci, medico con un profilo accademico autorevole; un quadro delle conoscenze epidemiologiche, infettivologiche e farmacologiche del tutto diverso da quello disponibile nei primo due anni di pandemia; una serie di indirizzi e valutazioni autorevoli a livello internazionale sul virus, le modalità di trasmissione  e una revisione critica sulle diverse strategie adottate in vari paesi e a livello dell’OMS.

Sul fronte pandemico il quadro appare pertanto assai diverso da quello che ha dovuto affrontare il governo Draghi e il precedete governo giallo – rosso. La conoscenza sulla fisiopatologia del Covid 19 e sulla risposta infiammatoria provocata dal virus ha permesso di individuare strategie terapeutiche adeguate, seppure non risolutive ed escludere l’uso di farmaci inappropriati, quali l’idrossiclorochina e la clorochina.  Ampia parte della popolazione, ed in particolare quella fragile, è stata sottoposta a un ciclo completo e al richiamo vaccinale e per tali motivi le nuove ondate infettive, sostenute dalle varianti, hanno avuto un peso più contenuto sulle strutture ospedaliere e una ridotta mortalità rispetto al passato e, in particolare, alla prima ondata.

Il recente rapporto della Commissione istituita dalla rivista Lancet, pubblicato nel settembre scorso[1], ha individuato molti aspetti critici nel comportamento degli organismi nazionali e internazionali; una analisi che permetterebbe (il condizionale è d’obbligo) di mettere a punto strategie per prevenire nuove ondate pandemiche delle varianti Covid, con cui conviveremo. Tuttavia, le dichiarazioni, i comunicati ufficiali, i provvedimenti normativi avviati da parte del governo e delle forze politiche che lo sostengono appaiono più un proseguo della campagna elettorale che una seria strategia rispetto ai problemi sanitari che ci troveremo di fronte nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

La prima emergenza da affrontare sembra infatti essere la istituzione di una commissione di inchiesta sulla pandemia, con due proposte, da parte della Lega (Riccardo Molinari) e da parte di Italia Viva (Davide Faraone, Maria Elena Boschi). Nulla di nuovo sotto il sole… Nella precedente legislatura le proposte analoghe sono state dieci! Al di là degli scarsi risultati, salvo rare eccezioni (vedi ad esempio quella sulla Loggia P2), che hanno ottenuto la maggior parte delle 80 Commissioni d’inchiesta parlamentare che sono state istituite nell’Italia repubblicana, questa  proposta appare sostanzialmente solo una rivalsa politica, a fronte della necessità di avere ben altro: un chiaro piano pandemico, una serie di obiettivi ben definiti anche sulle questioni di rapporti internazionali e di aiuto ai paesi a basso – medio reddito; la individuazione di misure appropriate a livello nazionale e globale per ridurre la diffusione del virus e assicurare un’equa distribuzione di dispositivi di protezione, dispositivi diagnostici, medicinali, dispositivi medici e vaccini; una qualche strategia sulla ricerca e la politica industriale per la produzione di vaccini a livello nazionale.

Il secondo fronte di intervento fa, di fatto, parte del pacchetto “sanatorie”. Nelle scorse settimane è circolata l’ipotesi, sostenuta dalla Lega, di un annullamento delle multe ai non vaccinati[2]. Una ipotesi parzialmente rientrata (per ora) con la dichiarazione che si tratterebbe solo di un rinvio[3].  Si sostanzia, con ogni evidenza, come un ammiccamento ai no vax, avendo accompagnato tale annullamento/rinvio con la proposta di abolire le mascherine anche nelle strutture sanitarie; questa ultima ipotesi è invece rientrata, a seguito  delle critiche mosse da parte di molteplici settori e (pare)  dello stesso Presidente della Repubblica.

Tuttavia tali messaggi verso l’opinione pubblica rientrano in una, più generale, strategia di liberare la popolazione da “lacci e lacciuoli”, siano questi la normativa fiscale (con la cosiddetta pace fiscale), l’applicazione delle norme edilizie (le sanatorie urbanistiche)…

Il Governo ha assunto due iniziative. La prima, di competenza del Ministero della Salute, è la abolizione della pubblicazione giornaliera dei dati sull’andamento della infezione[4]. Un provvedimento che non ha attirato grande attenzione da parte dell’opinione pubblica e degli organi di informazione, ma che desta, anche per la sua non chiara formulazione, notevoli preoccupazioni come ha evidenziato l’Associazione Italiana di Epidemiologia[5]. L’informazione sulle malattie infettive e diffusive nel nostro paese risulta frammentaria e tardiva e l’avvio, nel corso della pandemia, di una rilevazione sistematica per il Covid, accessibile e puntuale, indispensabile per effettuare previsioni e intercettare rapidamente gli andamenti, risultava – dopo un avvio non facile – uno dei non molti risultati positivi che l’emergenza pandemica aveva imposto. Al momento attuale non è dato di sapere se la trasmissione dei dati rimarrà in atto ed è sospesa unicamente la pubblicazione o se con ciò si avvia un qualche smantellamento anche del sistema di trasmissione. Altra ipotesi è che il sistema resti funzionante, ma se ne inibisca l’accesso ai dati grezzi ad altre istituzioni e ai ricercatori al di fuori della compagine ministeriale. Ciò contraddirebbe inoltre le raccomandazioni che emergono a livello internazionale (vedi il rapporto del Lancet) che indicano quale rilevante criticità “la mancanza di dati tempestivi, accurati e sistematici su infezioni, decessi, varianti virali, risposte del sistema sanitario”.

L’intervento governativo più rilevante, dal punto di vista formale e dell’impatto sull’opinione pubblica, è rappresentato dal reintegro del personale sanitario non vaccinato nella attività lavorativa[6]. In realtà si è trattato di un anticipo di due mesi, rispetto a quanto previsto dalla normativa in atto. Dal punto di vista sanitario non risulta irragionevole riammettere al lavoro persone non vaccinate, poiché il vaccino ha scarso effetto sulla trasmissione, in particolare delle nuove varianti. Si tratta tuttavia di un provvedimento di scarsa utilità e che ha creato in realtà più difficoltà che vantaggi. A fronte di 4.000 medici non vaccinati indicati dal Ministero, in realtà, trattandosi prevalentemente di liberi professionisti e pensionati, quelli che lavorano nel servizio sanitario sono una esigua minoranza[7]. Inoltre con un decreto che viene emanato il 30 Ottobre per permettere l’accesso il 1° Novembre si crea solo confusione. Possono rientrare o si deve verificare che non siano stati sospesi dall’Ordine professionale?  Hanno ferie in arretrato e come si computano? Hanno diritto ad una collocazione nella struttura che avevano precedentemente o tale collocazione deve essere valutata e su che base; sotto il profilo organizzativo in relazione alle variazioni occorse in loro assenza o sotto il profilo del rischio per loro e per i pazienti (si tratta di valutazioni che fanno capo a diverse qualifiche: direttore sanitario; medico competente)?

Si tratta pertanto di un pessimo segnale, di un provvedimento identitario e di bandiera che produrrà un effetto negativo sulle vaccinazioni e in particolare sulla quarta dose. La/Il Presidente Meloni si trova di fatto di fronte a un quesito: provocare con il Covid o governare il sistema sanitario?

[1] The Lancet Commission on lessons for the future from the COVID-19 pandemic, https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)01585-9.

[2] La multa è prevista dal DL 44/2021 e consiste in 100 € per circa 1,8 milioni di cittadini di età superiore a 50 anni che non hanno avviato il ciclo vaccinale nel periodo 8 gennaio – 15 giugno 2021 e che svolgono determinate attività. (Attività sanitaria, assistenza in Rsa, attività scolastica, forze dell’ordine ecc.).

[3] Luca Ciriani (Ministro dei Rapporti con il Parlamento) intervista a La Stampa, 28 Ottobre 2022.

[4] Ministero della Salute. Comunicato n. 2 del 28/10/2022

[5] Comunicato Associazione Italiana di Epidemiologia Bollettino giornaliero dati COVID-19: la posizione dell’AIE,  28 Ottobre 2022.

[6] Decreto legge n. 162 del 31/10/2022; modifica della Legge 28/5/2021 n. 76 (conversione del DL n. 44 del 2021)

[7] Bocci M, Pronti a radiare i colleghi non vaccinati che fanno propaganda No Vax, Repubblica, 5 novembre 2022.

fonte: saluteinternazionale.info

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