Global Health Watch. di Martina Consoloni, Delia Da Mosto, Leonardo Mammana, Francesca Zanni

Il libro costituisce un’alternativa al World Health Report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, rispetto al quale offre una lente di analisi basata sulla giustizia sociale, raccogliendo i contributi di chi lotta ogni giorno per la salute e l’equità.

Lo scorso 25 ottobre a Bologna è stato presentato il “Global Health Watch 6: In the Shadow of the Pandemic”, un rapporto sulla salute nel e del mondo, narrato da chi lotta per migliorarla. Il volume è frutto della collaborazione tra 8 organizzazioni della società civile – People’s Health Movement, Medact, Third World Network, Health Poverty Action, Medico International, ALAMES, Viva Salud e Sama – e di oltre 120 espert* di sanità pubblica, NGOs, attivist* della società civile, gruppi comunitari, personale della sanità e accademic* provenienti da diverse parti del mondo. Il libro costituisce un’alternativa al World Health Report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, rispetto al quale offre una lente di analisi basata sulla giustizia sociale, raccogliendo i contributi di chi lotta ogni giorno per la salute e l’equità. La presentazione del Global Health Watch 6 (GHW6), tenuta nelle aule dell’Università di Bologna, è stata introdotta da Ivo Quaranta (direttore del Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale dell’ateneo bolognese) e seguita da una discussione con Ronald Labonté e Chiara Bodini, co-curator* del libro, parte del People’s Health Movement (PHM) e da svariati anni attivist* nell’ambito della salute.

Il volume rappresenta la 6° edizione di una rassegna ideata a partire dalla nascita del movimento sociale PHM. La serie, che ha visto la sua prima pubblicazione nel 2005, rappresenta un punto di riferimento cruciale per chi si occupa di salute. Tuttavia, il/la curatore/trice ci spiegano che, per scelte editoriali, vi è un periodo di latenza tra i tempi di pubblicazione e i tempi di accessibilità gratuita del volume (che sarà disponibile gratuitamente sul sito del PHM nel 2023), che purtroppo sembra rimarrà tradotto solo in lingua inglese.[1]

Il PHM nasce nel 2000 durante un’assemblea a Savar, in Bangladesh, con l’obiettivo di costruire un movimento per la salute che muovesse da una prospettiva politica ben specifica: quella del Sud del mondo. A partire dalle lotte per i diritti portate avanti in paesi come India, Bangladesh e Brasile, l’idea era quella di provare a riempire il vuoto lasciato dai governi che avevano disatteso il loro impegno a garantire la salute per tutte e tutti entro l’anno 2000.[2] Al fine di richiamare gli stati a determinare un reale cambiamento, il PHM nasce con un’intenzione che ha accompagnato diversi movimenti degli anni duemila, ossia quella di muoversi a un livello transnazionale. Questa scelta trova il suo razionale nel riconoscimento della natura globalizzata dei processi che impattano sulla salute (come ad esempio i sistemi di distribuzione alimentare o di organizzazione del lavoro) e dalla necessità di un’organizzazione delle lotte che altrettanto trascendesse i confini nazionali.[3] In questo solco, la collana del GHW rappresenta il tentativo concreto di rendere disponibile un corpo di conoscenze critiche sulla salute, dando spazio e visibilità a voci che non trovano solitamente posto nel mondo accademico internazionale, dominato dalle università del Nord del mondo e da rapporti di potere globali di impronta ancora coloniale. Tramite un bilanciamento geografico e di prospettive, la sfida del libro è di creare un dialogo tra un sapere “tradizionale” e quello che si costruisce nelle lotte e nelle forme di resistenza[4], fornendo “un’alternativa etica e metodologica alla recitazione acritica delle statistiche mediche troppo comuni negli scritti della salute globale”.[5]

Questa sesta edizione ha visto il contributo, a diverso titolo e in diverse forme, di più di 100 autrici e autori provenienti da diverse parti del mondo e in gran parte direttamente coinvolte/i nei movimenti di lotta per la salute. Come specificato nel sottotitolo (“nell’ombra della pandemia”), benché il focus non sia sull’emergenza socio-sanitaria, in tutti i capitoli sono presenti delle riflessioni su ciò che è stato possibile osservare con ancora maggior chiarezza attraverso questa crisi: dall’influenza del neoliberismo su ambiente e salute, passando per l’impatto dei trattati internazionali che regolamentano la proprietà intellettuale sull’accessibilità di vaccini e prodotti medicali per il COVID-19, per arrivare alla continua estrazione di valore e profitto da parte delle imprese multinazionali a scapito di popoli e popolazioni. Il volume riprende per buona parte la struttura delle edizioni precedenti: la prima sezione presenta un inquadramento  dell’architettura politica ed economica globale, denunciando “la dipendenza patologica del capitalismo dalla crescita fine a se stessa[6]nella seconda sono contenute analisi di diverse questioni chiave relative ai sistemi sanitari, tra cui le crescenti tendenze alla privatizzazione e i pericoli della corsa alla digitalizzazione in sanità; la terza si concentra sulla determinazione sociale della salute, inclusi i determinanti ambientali; la quarta e ultima è dedicata alla governance globale della salute, con un monitoraggio puntuale di organismi internazionali, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al Forum Economico Mondiale. Trasversale alle tematiche trattate è l’adozione di una lente di tipo intersezionale, smarcarcandosi dalle letture che fanno riferimento alla dimensione di genere unicamente per parlare di “salute riproduttiva”.Diversamente dalle precedenti edizioni, in cui era presente una quinta sezione dedicata alle lotte per la salute, i/le curatori/trici hanno deciso di distribuire questi contributi all’interno di tutti i capitoli, con l’obiettivo di dar voce alle forme di resistenza e di alternativa in correlazione con le diverse questioni tematiche affrontate.

Come ha raccontato Ronald Labonté durante l’evento“​​Le narrazioni di attivismo secondo noi servono a questo: nonostante la situazione sembri preoccupante, ci sono esempi di resistenza in tanti contesti e tanti ambiti.” La sfida del GHW6 è dunque quella di produrre un sapere che dialoga con le forme di resistenza, affinché queste possano dare speranza e indicare strade possibili di fronte a un futuro che sembra sempre più difficile. Il GHW6 è molto più di un libro di attiviste/i per attiviste/i: è “una correzione necessaria alle ideologie di mercato imposte sui sistemi sanitari e sui governi”.5 Malgrado il tentativo di adottare un approccio decoloniale ai saperi, i/le curatori/trici segnalano come limite del volume l’incompiutezza di questo loro sforzo. Durante la presentazione, Chiara Bodini ha spiegato che: “Ci doveva essere un capitolo scritto da un gruppo internazionale in merito alle conoscenze e ai sistemi di cura indigeni e non occidentali. Il problema è che chi è molto impegnato/a nell’attivismo e nel lavoro con le comunità molto spesso non ha tempo di scrivere, e infatti quel capitolo non è mai arrivato, ma la consideriamo una strada da riaprire nella prossima edizione”.

Altre volte, invece, gli sforzi di collegamento tra pratica e analisi sono andati a buon fine. Come è stato raccontato sempre da Chiara Bodini: “Durante una delle assemblee globali del PHM, tenutasi circa 10 anni fa è emerso che in alcuni contesti le aziende estrattive stavano facendo dei danni senza precedenti. Questo ci ha portato a riconoscere che esistono delle modalità ben precise di spoliazione dei territori, che passano da vari step tra cui la criminalizzazione e la repressione della resistenza. In quell’occasione, c’erano anche rappresentanti dei paesi di provenienza di queste compagnie estrattive, e si è creata una solidarietà internazionale, dove chi viveva sopraffazioni ha potuto finalmente raccontare, e chi viveva nei paesi del nord del mondo ha potuto ascoltare e comprendere le potenzialità del proprio ruolo. Quell’episodio ha fatto nascere un percorso interno al movimento per documentare cosa stava accadendo e farne strumento di advocacy, e collegare le diverse forme di lotta. Il percorso è ancora molto vivo, e la scrittura stessa del capitolo nel GHW6 ha contribuito a far crescere consapevolezza e affermazione”.

L’auspicio, concludono il/la curatore/trice, è che la prossima edizione – che vedrà la luce nel 2025 – sia ancora di più, nella stessa fase di scrittura, un processo di emancipazione e costruzione di movimento.

Post Scriptum

Per diffondere maggiormente i contenuti del libro, People’s Health Movement sta lanciando una serie di podcast gratuiti e in 4 lingue – inglese, spagnolo, francese e arabo – (accedi al  video promozionale), dove saranno trattati i seguenti temi:

  1. From pre-pandemic pathologies to post-pandemic hopefulness (featuring: Ronald Labonté)
  2. Development model, extractivism, and environment: knitting resistances globally (featuring: Amulya Nidhi)
  3. Gendered inequities during COVID-19 times: a view from the Global South (featuring: Sarojini N)
  4. Conflict and health in the era of coronavirus (featuring: Catia Confortini and Roman Gnagi)
  5. Transforming food systems for healthy people and a healthy planet (featuring: Charlotte Dreger, Magdalena Ackermann and Isabel Álvarez Vispo)
  6. Shifting playing fields: how new trade treaties govern governments (featuring: Lauren Paremoer and Ronald Labonté)
  7. The Universal Health Coverage/Primary Health Care divide (featuring: Remco Van de Pas and Sulakshana Nandi)

The podcasts have been realized with the financial support of Rosa Luxemburg Stiftung and will be released every Monday, starting from January 9th, 2023.

Per ascoltare il primo podcast clicca qui

 

Autrici/Autori: Martina Consoloni, Delia Da Mosto, Leonardo Mammana e Francesca Zanni. Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale, Università di Bologna, Centro di Salute Internazionale e Interculturale, Associazione di promozione sociale

 

Note bibliografiche.

[1] Sul sito del PHM sono disponibili gratuitamente le prime cinque edizioni del GHW, al link: https://phmovement.org/global-health-watch/ (visualizzato in data 31/10/2022). Nel momento in cui scriviamo l’unica sezione accessibile del GHW6 è l’Introduzione (in lingua inglese), disponibile al link: https://phmovement.org/global-health-watch-introduction/  (visualizzato in data 31/10/2022).

[2] Il riferimento è alla celebre Dichiarazione firmata da 134 paesi, in occasione della Conferenza dell’OMS, dell’Organizzazione panamericana della salute e delll’UNICEF, tenutasi nel 1978 ad Alma Ata. Per approfondire: Stefanini, A., & Bodini, C. (2014). Salute e partecipazione della comunità. Una questione politica. Sistema Salute58(3), 308-315.

[3] Per approfondire si veda ad esempio Della Porta, D., & Tarrow, S. (2005). Transnational Protest and Global Activism: People, Passions.

[4] A questo proposito si segnala anche l’International People’s Health University (IPHU), il principale programma educativo e di ricerca del PHM, che muove da queste stesse prospettive.

[5] Dalla recensione del GHW6 di Jaime Breilh, rettore dell’università di Andina, Ecuador, Direttore del Centro per la Ricerca e la Valutazione della Salute Collettiva e autore del libro Critical Epidemiology and the People’s Health (2021).

[6] Horton R. (2022) Offline: Resist, imagine, enact—an antidote to global vanity. The Lancet, Volume 400, Issue 10363, 1571

 

fonte: saluteinternazionale.info

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