Legge Basaglia: una riforma da rilanciare. di Daniela Barbaresi, Serena Sorrentino

Per la salute di tutti e la sicurezza di ciascuno.

Abbiamo già espresso tutto il nostro dolore per la morte di Barbara Capovani, psichiatra aggredita e uccisa nel lavoro a Pisa. Ma il cordoglio non basta.

Questa ennesima aggressione conferma quanto non sia più rinviabile l’adozione di precise misure per prevenire gli atti di violenza contro gli operatori del SSN: un’urgenza che abbiamo sostenuto da tempo, lanciando la campagna “STOP alle aggressioni al personale sanitario”. E contemporaneamente sappiamo che è proprio la condizione in cui sono costretti ad operare gli operatori e le operatrici a creare situazioni insicure e a indebolire la qualità dei servizi: si lavora troppo spesso caricati di enormi responsabilità – in questo caso nel campo delicatissimo della sofferenza mentale – ma senza adeguate risorse e sostegni. È anche così che cresce il rischio di affidare alla psichiatria il vecchio mandato custodiale.

L’abolizione dei manicomi, una grande conquista sociale e civile, sancita con la legge 180 nel 1978, di cui in questi giorni celebriamo i 45 anni dall’approvazione, è stata accompagnata dalla grande riforma sanitaria (la legge 833) nello stesso anno, con lo scopo di creare l’alternativa alla non vita manicomiale: con servizi socio sanitari di prossimità, interventi per i diritti sociali e civili, per il lavoro, per l’abitare indipendente, per tutelare la salute e le cure alle persone con sofferenza mentale nei contesti della vita quotidiana, e mai più in strutture speciali e coatte.

Una sfida che sembrava impossibile, e che pure ha visto, grazie all’impegno di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, in un lavoro in equipe multiprofessionale di straordinaria importanza tra medici e infermieri, personale amministrativo e operatori sociosanitari, tanti successi in esperienze diffuse. Ma l’attuazione della legge 180 ha conosciuto anche ostacoli, battute d’arresto, persone e familiari si sono sentiti spesso abbandonati: difficoltà sempre più aggravate dai tagli alla sanità e ai servizi sociali pubblici.

Tuttavia, non possiamo e non vogliamo rassegnarci, occorre reagire, contrastando le tentazioni neomanicomiali, che in questi giorni si sono affacciate con particolare veemenza. È prioritario restituire invece ai servizi pubblici della salute mentale il ruolo di baluardo del diritto alla salute in un’azione più generale di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale.

Per questo come CGIL insieme alla FP CGIL riteniamo, con forza e lucidità, respingere il ritorno della logica manicomiale e completare la riforma che ha chiuso pochi anni fa gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Non servono nuove Rems per i “folli rei”, occorre invece evitare pregiudizi che alimentano stigma e negano dignità garantendo in ogni caso il diritto alla salute e alle cure necessarie. Occorre soprattutto potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale e i servizi sociosanitari, incrementarne le dotazioni organiche, garantire progetti personalizzati, ma soprattutto occorre evitare che troppe se non tutte le responsabilità si scarichino sul personale sanitario.

Per questo intendiamo continuare il nostro impegno nel quarantacinquesimo anniversario dell’approvazione della Riforma Basaglia. E perciò sosteniamo la mobilitazione lanciata dal Coordinamento nazionale: “Salute Mentale per tutti: Riprendiamoci i diritti”. Di fronte a questa tragica vicenda, la retorica delle dichiarazioni deve lasciare il posto a interventi concreti, con finanziamenti e assunzioni, per restituire sicurezza agli operatori e alle operatrici e forza al nostro Servizio Sanitario Nazionale.

 la nota ufficiale CGIL, FP CGIL

 

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