Un laboratorio su salute e sanità per mettere in rete studi e proposte. di Chiara Giorgi

Chiara Giorgi ripercorrendo i principali problemi che oggi gravano, in diversi ambiti, sulla sanità pubblica in Italia, illustra le ragioni che hanno di recente portato alla fondazione di un Laboratorio su salute e sanità (Laboss), ossia di una rete multi e inter-disciplinare di studiose e studiosi con diverse competenze per condividere analisi, costruire interpretazioni comuni e sviluppare alternative per le politiche su salute e sanità in Italia, in una prospettiva internazionale.

Dopo tre anni di pandemia, di crisi sanitaria e socio-economica, aggravata dalle conseguenze della guerra e dell’inflazione in corso, è importante affrontare in termini nuovi i temi della salute e della sanità. I problemi che travagliano il Servizio Sanitario Nazionale sono numerosi, come molteplici sono, d’altro canto, le spinte volte a riaffermare i principi fondamentali propri alla sua fisionomia originaria. Il SSN dovrebbe infatti continuare a ispirarsi alle seguenti caratteristiche: universalità di copertura, equità di accesso e uguaglianza di trattamento dei cittadini, globalità delle prestazioni erogate, uniformità territoriale, centralità dell’azione preventiva, controllabilità e partecipazione democratica, finanziamento tramite la fiscalità progressiva generale.

Al contempo, emerge con forza la necessità di affrontare le questioni che ruotano attorno al diritto alla salute e alle politiche sanitarie in una prospettiva multi e interdisciplinare, capace di integrare competenze diverse e complementari, dalla storia, alla sociologia, all’economia, alla medicina, all’epidemiologia, alla demografia, al diritto, alla filosofia, alle scienze ambientali, etc. Come in altre stagioni storiche – su tutte quella che diede vita alla Conferenza internazionale di Alma Ata del 1978 e alla sua prospettiva universalista, integrata e di affermazione della Comprensive Primary Health Care – è oggi plausibile riprendere le fila di una riflessione e di un impegno volti a rimettere la salute, come i servizi collettivi di welfare, al centro del cambiamento sociale e politico.

Con questo intento è nato il Laboratorio su salute e sanità (Laboss), una rete di studiose e studiosi che ha come obiettivi quelli di costruire interpretazioni comuni delle attuali dinamiche, condividere analisi e approfondimenti, promuovere linee di ricerca coordinate, sviluppare alternative per le politiche su salute e sanità in Italia, sempre in una prospettiva internazionale. Il proposito è anche di contribuire a rendere più informato il protagonismo dei soggetti sociali rispetto alla rilevanza di politiche sanitarie pubbliche e universaliste.

Come oramai noto, la pandemia di Covid-19 ha portato alla luce e accentuato i profondi limiti strutturali della situazione precedente, mostrando gli effetti delle politiche di austerità introdotte a partire dalla crisi del 2007-2008 e prima ancora di quelle neoliberali adottate da più decenni. Queste ultime hanno avuto un peso drammatico sulla sanità pubblica, a partire dal suo depotenziamento, dall’indebolimento della medicina e dell’assistenza territoriale, dallo spazio lasciato alla sanità privata.

Già i dati del 2019 fotografavano un decisivo disinvestimento nella sanità pubblica, particolarmente grave in un paese come il nostro ad alto invecchiamento della popolazione, che si è palesato soprattutto in termini di riduzione del personale, di divario nella qualità e quantità dei servizi forniti dalle Regioni, di difficoltà di accesso economico e fisico alle cure. Con la pandemia sono aumentate le disparità nella disponibilità dei servizi pubblici (soprattutto tra Nord e Sud), la frammentazione a scala regionale, il forte indebolimento della medicina territoriale e dell’integrazione socio-sanitaria. Sempre più palesi sono diventati i problemi legati alle strozzature nell’offerta dei servizi ospedalieri, alla penuria di alcune figure nell’ambito del personale sanitario, alla scarsa attenzione nei confronti della prevenzione, all’inadeguato impegno pubblico nella ricerca. A loro volta, le risposte alla pandemia hanno privilegiato gli aspetti tecnici delle contromisure adottate. In termini complessivi, fa fatica ad affermarsi un progetto complessivo e di ampio respiro capace di prospettare una politica per la salute incentrata sui punti fermi dell’universalismo, della prevenzione, della globalità delle cure e dell’omogeneità di copertura, dell’equità di accesso, della funzione pubblica, dell’aumento delle risorse per il SSN, della programmazione, dell’implementazione dei servizi socio-sanitari.

Le dinamiche e le problematiche presenti e future della sanità italiana sono numerose e riguardano la progressiva diminuzione delle risorse disponibili, la marginalizzazione dell’azione pubblica, l’aumento della spesa sanitaria privata, le modalità di gestione del SSN, l’affermarsi di imprese private.

Rispetto alla spesa sanitaria pubblica, la tendenza dei prossimi anni sarà di un ulteriore definanziamento del SSN e di una forte penalizzazione del servizio pubblico. Nel 2025, in rapporto al PIL, il bilancio pluriennale dello Stato prevede che la spesa ammonterà al 6,2% del PIL: un dato al di sotto non solo dei livelli pre-pandemia, ma soprattutto di quelli di più paesi dell’Unione europea. Le ripercussioni sono e saranno particolarmente gravi sulle condizioni di lavoro, oltre che sul numero, del personale sanitario, in specie di medici e infermieri. Si fa infatti sempre più pressante la carenza di esso: mancata stabilizzazione di quanti sono stati assunti con contratti precari durante l’emergenza; fughe di medici e infermieri verso la sanità privata ma anche verso altri paesi, in specie dai settori più usuranti, quali terapie intensive e pronto soccorso; età media avanzata (per gli infermieri quest’ultima è di 48 anni, mentre i medici superano i 55 anni); ridotto turnover; livelli stipendiali fra i più bassi d’Europa; insufficienti tutele; agevolazioni fiscali di forme professionali a partita IVA (con conseguente aumento dei cosiddetti medici gettonisti che operano all’interno delle strutture ospedaliere), debole programmazione della formazione dei professionisti sanitari. In forte difficoltà è l’offerta di assistenza territoriale ruotante attorno alla figura del medico di medicina generale – il principale riferimento per le cure di base dei cittadini –, la cui presenza è da tempo in diminuzione.

Cresce l’affidamento dei servizi pubblici ai privati con processi di esternalizzazione e spesa a carico del SSN. Attraverso convenzioni e contratti, viene trasferita la responsabilità parziale o totale della fornitura di servizi clinici o non clinici al settore privato, mentre la responsabilità del finanziamento rimane al settore pubblico. In Italia si calcola che la spesa sanitaria pubblica oggi destinata a operatori privati per i servizi svolti sia il 22%, con Lazio e Lombardia che raggiungono il 30%.

A causa del ridursi dell’accessibilità alle prestazioni della sanità pubblica si è registrata la crescita della spesa sanitaria sostenuta direttamente dai cittadini per l’acquisto di servizi sanitari privati (out of pocket). La spesa sanitaria privata sta alimentando la crescita del ruolo delle assicurazioni sanitarie, che consentono agli assicurati l’accesso a prestazioni private. Tali attività sono state favorite dagli incentivi offerti al welfare aziendale con la defiscalizzazione dei contributi pagati dalle imprese. In questo ambito è in corso un processo di concentrazione degli operatori sanitari privati con un ruolo crescente svolto dalle grandi società di assicurazioni, soprattutto straniere.

A ciò si aggiungono le conseguenze derivanti dallo scarso rispetto uniforme su tutto il territorio nazionale dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e l’imporsi del modello lombardo, che da decenni ha imboccato la strada di pesanti processi di privatizzazione. La stessa normativa sull’autonomia regionale differenziata, se passasse, porterebbe ad una rapida accentuazione delle disparità già presenti in termini di qualità dei servizi, erogazione delle prestazioni, diseguaglianze nella salute.

In questo scenario, le misure del PNRR, che pur hanno offerto maggiori risorse, non sembrano in grado di affrontare in modo sistematico i problemi della sanità italiana. Esse non sono inoltre affiancate da un dibattito pubblico e da una visione all’altezza delle sfide. È così che i finanziamenti del PNRR rischiano di non risolvere il problema del sotto-finanziamento ordinario, come di trascurare le questioni che ruotano attorno ai rapporti tra programmazione nazionale e indirizzi regionali, non promuovendo a sufficienza prevenzione e diritto alla salute, né concorrendo all’implementazione e al coordinamento di servizi socio-sanitari in una nuova prospettiva di “One Health”.

La necessità di approfondire questi nodi problematici e di costruire una visione organica volta a ripensare alla sanità in base al soddisfacimento dei bisogni fondamentali, ai risultati di salute, agli obiettivi di uguaglianza ed equità è al centro delle iniziative promosse dal Laboratorio su salute e sanità.

Dinnanzi alla debolezza del dibattito spesso sottratto sia alla politica sia alla società civile, ma anche di fronte al dato positivo di una accresciuta sensibilizzazione e consapevolezza delle persone intorno al diritto alla salute, le attività messe in agenda da Laboss ambiscono a dare continuità all’impegno in questo campo con iniziative di riflessione e ricerca. Esse mirano inoltre alla traduzione delle iniziative culturali in proposte politiche nel campo della sanità e del welfare pubblico; all’organizzazione di seminari e incontri di studio; alla comunicazione con le istituzioni sanitarie interessate, ma anche con la politica, la società civile e i professionisti sanitari.

Gli interlocutori sono studiosi di diverse discipline, medici di più specialità, epidemiologi, infermieri e tecnici delle professioni sanitarie, operatori dei servizi sociali, persone attive nell’associazionismo, sindacato, associazioni professionali, etc. I prossimi appuntamento di formazione e approfondimento si svolgeranno a Roma (17 giugno) e, soprattutto, nelle tre giornate residenziali che si terranno a Fiesole (6-8 settembre) e che verteranno sui nodi dell’universalismo, dei rapporti tra pubblico e privato in sanità, delle diseguaglianze di salute.

fonte: https://eticaeconomia.it/un-laboratorio-su-salute-e-sanita-per-mettere-in-rete-studi-e-proposte/

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