Le malattie croniche sono le principali cause di morte prematura e disabilità in tutto il mondo, stimate nel 2021 come responsabili della morte di 17,3 milioni di persone e di quasi l’80% di tutti gli anni vissuti con disabilità prima dei 70 anni. L’incremento delle malattie croniche negli ultimi decenni è stato travolgente, di gran lunga superiore all’aumento della longevità delle popolazioni. In alcuni casi, come negli USA, la mortalità per malattie croniche ha contribuito a provocare la riduzione della longevità della popolazione americana. Per questo le malattie croniche rappresentano un forte elemento di pressione e di instabilità sui sistemi sanitari dati gli alti costi delle cure e i danni permanenti provocati alle persone (fino ad essere la principale causa di precoce non-autosufficienza).
I fattori di rischio più comuni per le malattie croniche sono influenzati da “determinanti commerciali della salute”. Lo studio Global Burden of Disease ha stimato che nel 2019 il 41% di tutti i decessi per malattie croniche poteva essere attribuito a soli quattro prodotti commerciali: tabacco, alcol, alimenti ultra-processati (detti anche “cibi spazzatura” per l’alto contenuto calorico e il basso apporto nutritivo) e combustibili fossili. Alcune delle più grandi multinazionali del mondo dipendono dai profitti di questi prodotti e dedicano enormi risorse a lobbying, marketing e intimidazioni legali per interferire negli sforzi di regolamentarli e ridurne il consumo.
Fermare l’ondata delle malattie croniche, diminuendo la loro incidenza è possibile. Infatti i paesi europei che hanno registrato il miglioramento dell’aspettativa di vita dopo il 2011 (Norvegia, Islanda, Belgio, Danimarca e Svezia) lo hanno fatto attraverso la riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari e neoplasie, sostenuto da una diminuzione dell’esposizione ai rischi maggiori, favorita dalle politiche governative.
I continui miglioramenti dell’aspettativa di vita in cinque paesi nel periodo 2019-2021 indicano che questi paesi erano meglio preparati a resistere alla pandemia di COVID-19. Al contrario, i paesi europei – tra cui l’Italia – con il maggiore rallentamento nel miglioramento dell’aspettativa di vita dopo il 2011 hanno continuato ad avere alcune delle maggiori diminuzioni dell’aspettativa di vita nel 2019-2021. Le tendenze nell’aspettativa di vita a livello nazionale sono associate a importanti interventi politici a lungo termine, il che implica che i governi possono influenzare sostanzialmente la longevità della loro popolazione attraverso scelte politiche che dovrebbero includere l’affrontare i determinanti commerciali della salute, la riduzione dei rischi alimentari, il miglioramento dei livelli di attività fisica e la garanzia dell’accesso a un’assistenza sanitaria efficace per la prevenzione e il trattamento.
È urgentemente necessario un ulteriore sviluppo di strategie intersettoriali nazionali e internazionali a lungo termine, che coinvolgano governi, comunità, scuole e datori di lavoro, per invertire il rallentamento nei miglioramenti dell’aspettativa di vita e il peggioramento dell’aspettativa di vita negli ultimi 15 anni nelle nazioni europee.
fonte: contributo scheda di Gavino Maciocco al seminario di Firenze 22.2.2025