Un armatura fatta di libri, per proteggere la democrazia. di Christian Azzara

È passato qualche giorno dalla chiusura del Salone Internazionale del Libro di Torino, dove per il settimo anno era presente lo stand di Edizioni Gruppo Abele.

Qualche giorno necessario per risistemare i tasselli e cercare di dare una lettura d’insieme a quest’edizione, nata e cresciuta fra le polemiche per la partecipazione, e poi l’esclusione, di una casa editrice dichiaratamente neofascista.

Nel trambusto di quei giorni si è sentita la necessità, sia da parte degli editori che del pubblico, di affermare una posizione: le Edizioni Gruppo Abele, per esempio – ma non siamo stati i soli – hanno deciso di tappezzare lo stand di cartelloni recanti l’avallo: “Editore defascistizzato”.

Più d’una persona si è fermata, incuriosita, a fotografare il cartello, per poi farci timidamente qualche domanda o dirci “bravi!” con una strizzata d’occhio. Ma è dai titoli più venduti che viene la consapevolezza di quanto diffusa sia la necessità di ribadire, a voce alta, quella stessa posizione. L’ultimo libro di don Luigi Ciotti, Lettera a un razzista del terzo millennio, è stato in assoluto il libro più venduto della nostra casa editrice, e questo in effetti non desta troppo stupore: è un libro bellissimo e necessario!

Invece incuriosisce il grande successo di vendita di un libro per bambini non certo recente, La città della stella di Sebastiano Mignone e Sonia Possentini. Un albo potente sulla storia del campo di concentramento di Terezin e dei rastrellamenti nazisti. Non certo un libro “facile”. Probabilmente sono state le polemiche di quei giorni ad aver tirato la volata a questi titoli, come ad altri di natura simile, ma forse è anche possibile che questa sia la manifestazione tangibile di un bisogno disperato: quello di rimanere umani, di nutrire l’empatia e il rispetto per chi abbiamo intorno.

In un momento storico in cui la lotta ai fascismi e all’intolleranza è relegata a derby calcistici fra rossi e neri, il Salone del Libro ha confermato che affermare chiaramente da che parte stiamo è vitale, oltre che doveroso. La democrazia è una condizione fragile, ma forse può essere protetta e rafforzata. Anche da armature fatte di libri.

fonte: GRUPPO ABELE

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