ATTIVITÀ LIBERO-PROFESSIONALE INTRAMURARIA: Relazione sullo stato di attuazione

Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria 2019 è stata trasmessa al Parlamento il 25 febbraio 2021, a cura dell “Osservatorio nazionale sullo stato di attuazione dei programmi di adeguamento degli ospedali e sul funzionamento dei meccanismi di controllo a livello regionale e aziendale”.

Anche i risultati dei monitoraggi del 2019 confermano la disomogeneità presente tra i diversi livelli di governo dell’attività libero professionale nei singoli contesti locali. Per quanto riguarda il ricorso all’intramoenia allargata, le nuove Linee Guida hanno modificato sostanzialmente il dato richiesto pertanto non è stato possibile effettuare un confronto tra i tre monitoraggi. Nei monitoraggi effettuati ad aprile e luglio 2019 sono 9, le Regioni/PA che non si avvalgono più dell’attività in intramoenia allargata (Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Bolzano, PA di Trento, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto). Nei restanti contesti regionali si rileva un andamento non omogeneo, sebbene sia possibile riscontrare una tendenza alla riduzione del ricorso all’intramoenia allargata in alcune Regioni, segno di un progressivo adeguamento agli adempimenti normativi. In particolare nelle Regioni Molise e Sicilia si evidenzia, nel tempo, una costante diminuzione dell’utilizzo di tale tipologia di intramoenia.

Il monitoraggio di ottobre 2019 ha introdotto come novità la rilevazione del numero di prestazioni erogate in ALPI: ✓ esclusivamente all’interno degli spazi aziendali (entro le mura, comprendendo in questa tipologia anche l’attività svolta negli spazi in locazione) (1) ✓ all’esterno degli spazi aziendali (che comprende l’attività svolta in studi privati collegati in rete e l’attività svolta presso altre strutture pubbliche attraverso la stipula di convenzioni) (2) ✓ in via residuale, in studi privati ancora eccezionalmente in corso di collegamento in rete (3) Molte Regioni hanno mostrato segni di un progressivo adeguamento agli adempimenti normativi, in quanto l’utilizzo di studi privati non ancora collegati in rete, pare totalmente superata. Il 90% delle prestazioni viene erogato esclusivamente all’interno degli spazi aziendali, il 9% esternamente all’azienda ma secondo le tipologie previste (studi privati collegati in rete o presso altre strutture pubbliche previa convenzione). Solo un residuale 1% di attività viene svolta ancora presso studi non ancora collegati in rete. Tale criticità è circoscritta in poche Regioni (Campania 17%, Lazio 3%, Liguria 1%, Molise 8%, Piemonte 1% e Sicilia 1%). Relativamente ai volumi delle prestazioni erogate è possibile notare che il rapporto tra volumi di visite specialistiche erogate in Alpi e volumi di prestazioni erogate in regime istituzionale registra, a livello nazionale, valori compresi tra l’4% (visita fisiatrica, visita oncologica) e il 29% (visita ginecologica), mentre quello tra volumi di prestazioni strumentali – diagnostica per immagini – altri esami specialistici ha valori compresi tra l’1% (TAC, fotografia del fundus, elettrocardiogramma dinamico-holter) e il 44% (ecografia ginecologica). Si conferma per il secondo anno di seguito che la prestazione più erogata in Alpi è la visita cardiologica, seguita poi dalla visita ginecologica e da quella ortopedica. La visita oculistica (4.567.742) è la prestazione più erogata in attività istituzionale, seguita dall’elettrocardiogramma (4.386.680), dalla visita ortopedica (3.764.000), dalla visita cardiologica (3.469.245) e dalla visita dermatologica (3.255.789).

Rispetto alla tipologia di agenda di prenotazione a livello nazionale, si rileva che la maggior parte delle prenotazioni vengono effettuate attraverso l’agenda gestita dal sistema CUP (il 90% nel 2018 e il 91% nel 2019): 12 Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, PA di Bolzano, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) utilizzano quasi esclusivamente questa tipologia di agenda, e 6 Regioni (Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna e Sicilia) la utilizzano per oltre l’80% delle prenotazioni A livello nazionale, si riscontra il permanere della presenza di tempi di attesa molto bassi per le prestazioni in attività libero professionale (il 62% delle prenotazioni ricade nella categoria di attesa compresa tra 0 ed i 10 giorni (fonte: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3032_allegato.pdf)

leggi la Relazione ALPI

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