Se dopo la pandemia è sparita la felicità. di Linda Laura Sabbadini

Oggi non parliamo di Pil, ma di Bes oltre il Pil, benessere equo e sostenibile, un sistema di indicatori potente, flessibile, sul fronte economico, sociale ambientale, implementato dall’Istat in forte interazione con la comunità scientifica, la società civile, gli organismi internazionali. I dati del Bes ci dicono che è stato un anno faticoso, il 2022. Stiamo cercando di risalire la china, ma con non poche difficoltà. A poco più di due anni dalla pandemia, e a un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, con conseguente crisi energetica e inflazione elevata, nel 2022, non potevamo aspettarci chissà quale balzo.

Ancora non ci siamo, sprazzi di luce dopo lo shock e la tempesta. Su alcune dimensioni non siamo tornati al livello precedente della pandemia, in altri casi siamo peggiorati, in altri il miglioramento non è stato sufficiente per farci recuperare tutto ciò che avevamo perso. In altri ancora siamo migliorati, anche superando il 2019, ma ci collochiamo a livelli talmente bassi da non poterci ritenere soddisfatti.

Crescono le famiglie che dichiarano che la situazione economica è peggiorata, siamo arrivati a più del 35%. I nostri livelli di disuguaglianza economica e di povertà sono più alti della media europea. Segnali di miglioramento emergono nei tassi di occupazione, ma il confronto con l’Europa ci fa capire che troppo lievi sono gli incrementi in atto, minori che negli altri Paesi. Siamo precipitati all’ultimo posto per tasso di occupazione, generale e femminile. È cresciuta la componente precaria. Rimane alta la differenza tra tasso di occupazione delle donne con figli e senza.

E sebbene torni a diminuire il numero di giovani che non studiano e non lavorano e che interrompono gli studi, manteniamo livelli tra i più elevati di Europa. Inoltre, si aggrava la situazione delle competenze alfabetiche e numeriche dei ragazzi in terza media inferiore, la nostra distanza dall’Europa sui laureati tra i giovani di 30-34 anni è elevata (27% contro 40%), e più della metà degli utilizzatori di internet non ha competenze digitali di base.

Facciamo fatica a riprendere le relazioni sociali come prima della pandemia. La partecipazione sociale aumenta, sia a livello di volontariato che di associazionismo, ma ci collochiamo ancora 6 punti percentuali sotto il 2019. Analogamente succede per la fruizione culturale che più aveva risentito degli effetti della pandemia. Cresce di nuovo la fruizione di spettacoli culturali, ma siamo 12 punti sotto il 2019. E chissà quando torneremo a quei livelli, perché accanto alle difficoltà del riprendere i ritmi della vita quotidiana dopo lo shock subito, ci sono i tanti cambiamenti innestati dalla rivoluzione tecnologica e dalle mille forme che assume il modo di fruire cultura e tempo libero. Segnali negativi sul fronte della lettura.

Peggiorata la situazione della sicurezza dei cittadini per quanto riguarda borseggi e furti di abitazione. Non a caso i cittadini si sentono un po’ meno sicuri di un anno fa. La soddisfazione per la propria vita, però torna a livelli alti, e ciò anche per i giovani che più degli altri nel 2021 avevano sofferto delle scarse relazioni sociali. Ciò si era riflesso nel peggioramento dell’indice di salute mentale. Lo scarso benessere psicologico rimane preoccupante soprattutto per le ragazze da 14 a 24 anni.

Peggiora la situazione ambientale sia in termini di aumento delle emissioni di Co2 e dei gas effetto serra, sia in termini di numero di giorni annui di elevata temperatura (40 giorni), e di numero di giorni non piovosi consecutivi (27 giorni) in crescita. Bassa la presenza di donne nei luoghi decisionali, tranne nel caso dei Cda delle imprese su cui ha agito la Legge Golfo Mosca.

Insomma, siamo un Paese affaticato dalla lunga serie di crisi che ci ha colpito di non bassa entità, nel 2008-2009, nel 2013, nel 2020, nel 2021. Un Paese che ce la sta mettendo tutta ad affrontare le difficoltà, che ha la necessità di sconfiggere le alte disuguaglianze di genere, generazionali, territoriali e di ritrovare la forza in se stesso. Un Paese che dà segnali positivi ma che ha bisogno di una visione strategica di sviluppo equo e sostenibile, di un timone dritto, di grande capacità di perseguire e concretizzare gli obiettivi da parte di chi lo governa. Anche ma non solo del Pnrr.

L’Autrice è Direttrice Centrale ISTAT. L’intervento è a carattere personale

fonte: La Stampa su Ristretti Orizzonti

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