Droghe, la Riduzione del Danno in Parlamento, una relazione monca. di Stefano Vecchio

La Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2018 è stata appena pubblicata, con molto ritardo e contiene una novità rispetto alla precedente del 2017: un capitoletto sulla Riduzione del Danno e la Limitazione dei Rischi (RDD/LDR).

In realtà nella Relazione del 2016 era stato dedicato un capitolo ben più corposo sulla RDD/LDR scritto in collaborazione con organizzazioni della società civile come Forum Droghe e CNCA. E ci saremmo aspettati che la Relazione 2018 avesse dedicato uno spazio più importante considerato che dal 2017 è stato approvato un nuovo DPCM che inserisce la RDD/LDR all’interno dei LEA nazionali riconoscendo a questi interventi la legittimità di un diritto dei cittadini consumatori di droghe.

Il capitolo ha elaborato i risultati dei questionari utilizzati da 18 regioni per le rilevazioni degli interventi di Rdd/Ldr. Il testo risulta asettico e alquanto povero di dati e in alcuni casi presenta imprecisioni e omissioni. Eppure nella breve prefazione alla Relazione il Ministro Fontana afferma che: “Tale sistema socioassistenziale andrebbe comunque supportato ed aggiornato in relazione al cambiamento degli stili di consumo, di distribuzione e delle problematiche emergenti, quali ad esempio le nuove sostanze psicoattive …”. Ciononostante non si legge alcun tentativo né di proporre una valutazione di impatto delle politiche nazionali né di indicare orientamenti di indirizzo nel senso indicato. Mentre una valutazione più adeguata degli interventi di RDD/LDR avrebbe potuto consentire di recuperare idee per adeguare il sistema degli interventi al “cambiamento degli stili di consumo” e alla diffusione delle NPS che pure preoccupano il Ministro.

La RDD/LDR è ormai da anni considerata quarto pilastro fondante delle politiche sulle droghe in sede europea e in particolare da quell’EMCDDA (Osservatorio Europeo sulle Droghe) che nelle introduzioni alla Relazione viene considerato un riferimento più generale.

Eppure nel nostro Paese ormai da anni si realizzano interventi ormai consolidati di servizi di tutti le tipologie di RDD/LDR e esperienze importanti di coinvolgimento dei consumatori e di peer support. Di queste non vi è alcun cenno nel capitolo della Relazione, mentre non vengono riportati interventi come l’uso del naloxone in alcune città e si fa confusione tra i servizi che realizzano la RDD/LDR mettendo in un unico calderone incomprensibilmente realtà diversissime tra loro, dagli ospedali alle unità di strada. Nessun accenno alla distribuzione diseguale degli interventi di RDD/LDR tra Nord e Sud e alla realtà finanziaria spesso precaria che rende instabili interventi ormai ordinari e riconosciuti come LEA. Tutto ciò in un Paese nel quale l’ultima Conferenza Nazionale sulle droghe prevista dalla legge risale al 2009 a Trieste e a tutt’oggi non è stata nominata la Consulta degli Esperti.

Se la Relazione avesse realizzato una rilevazione delle attività “reali” di RDD/LDR provando a trarne delle indicazioni politiche operative anche in relazione ai nuovi LEA non avrebbe perso l’occasione per contribuire a tracciare una prospettiva concreta e efficace in grado di adeguare il sistema dei servizi all’altezza delle nuove sfide di questo millennio.

Per riaffermare queste priorità è necessario che si riattivi un dibattito pubblico che coinvolga sia gli operatori del settore che aree ampie della società civile, dei mass media, degli intellettuali ma anche quei parlamentari che al di là degli schieramenti siano disponibili a discutere in modo pragmatico.

Fonte: Fuoriluogo

Print Friendly, PDF & Email