LA COMUNICAZIONE DELLA SALUTE AI TEMPI DEL COVID 19: come prevenire incertezza e paure comunicando, il dossier Dors

Dal mese di Marzo 2020, la vita di tutti i giorni delle persone è cambiata da normale a straordinaria in tutto il mondo. Dall’inizio del mese l’epidemia ha colpito un numero limitato di paesi quali la Cina, la Corea del Sud, l’Iran e l’Italia, mentre gli altri paesi stavano sperimentando una sorta di “quiete prima della tempesta”.  I Paesi non toccati dall’epidemia sapevano che il Covid 19 avrebbe varcato anche i loro confini ma non sapevano quando sarebbe successo e quanto l’impatto sarebbe stato devastante. A partire dalla fine di marzo la maggioranza dei governi di tutto il mondo ha attivato misure drastiche di contenimento dell’epidemia: le scuole e le università sono state chiuse, così come i negozi, i ristoranti, le fabbriche. Molte persone hanno sperimentato il lavoro da casa, altre sono state messe in quarantena.

L’evolversi della crisi epidemica e delle conseguenti risposte dei governi, è andato di pari passo con un incessante e incredibile flusso di informazioni sul Covid 19 in termini di news 24 ore su 24 sette giorni a settimana, conferenze stampa televisive da parte del mondo politico e sanitario, discorsi alla popolazione da parte di regnanti, primi ministri, leader religiosi, analisi statistiche e scientifiche, dibattiti e post sui social media.

Questa mole gigantesca di informazioni su un unico  tema e le mille voci che si sono espresse a riguardo, rappresentano un evento senza precedenti nella storia della comunicazione pubblica. Mentre i giovani preferivano informarsi sui social media come youtube e instagram, gli adulti seguivano i tg nazionali e la carta stampata. I migranti e i rifugiati sono stati raggiunti dalle notizie dai portavoce delle comunità e dalle fonti informative provenienti dai loro paesi d’origine. Nessuno è stato escluso dallo tsunami comunicativo in atto.

Durante lo sviluppo dell’epidemia la necessità di fornire alla popolazione informazioni chiare, validate e oneste si è fatta evidente, così come è stato espresso chiaramente nell’editoriale pubblicato sul Lancet lo scorso febbraio: “E’ possibile che non ci sia un modo di prevenire il Covid 19 in questo mondo globalizzato, ma le informazioni verificate e accreditate rappresentano la più efficace prevenzione contro la malattia del panico” [1]

I rappresentanti politici e gli esperti di salute pubblica hanno una particolare responsabilità nel fornire informazioni accurate e che aiutino a sostenere i cambiamenti dei comportamenti per contrastare il virus. Ma, nel flusso caotico delle informazioni di questi tempi, ognuno di noi, con ruoli e responsabilità differenti, può fare la sua parte nel contribuire a una diffusione di notizie certificate sul Covid 19, contrastando l’infodemia.

La comunicazione per la salute è un fattore chiave e indispensabile che può concretamente salvare delle vite durante la crisi epidemica di Covid 19. Una comunicazione accurata e ben progettata può facilitare il modo in cui le società gestiscono l’incertezza e la paura, promuovono e sostengono l’adesione ai necessari cambiamenti di comportamento, accolgono le paure degli individui e alimentano la speranza di fronte a una crisi. I professionisti nei campi della comunicazione della salute, dell’educazione al paziente e chi si occupa di interventi di prevenzione e promozione della salute in termini di cambiamento dei comportamenti, rivestono un ruolo importante e significativo nella diffusione di informazioni chiare e corrette per destinatari e contesti differenti.

Come gestire l’incertezza e la paura

Il COVID-19 fa paura per diversi motivi. Il motivo principale che suscita paura e ansia nelle persone è la caratteristica di alta contagiosità e letalità del virus, soprattutto per le persone anziane [2]. Il fatto che il virus comporti un periodo di incubazione senza sintomi di quasi una settimana in media per la maggior parte delle persone infette [3], aumenta l’idea che si tratti di un nemico invisibile, inducendo la sensazione di non avere il controllo sulla propria vita. Di conseguenza, sia le Istituzioni che gli operatori della salute pubblica devono rivestire il difficile compito di far sentire le persone al sicuro in un clima di incertezza. L’incertezza relativa al COVID-19 e alla sua diffusione rappresenta una sfida importante per i comunicatori della salute che hanno il compito e il dovere di fornire informazioni al pubblico. Del Covid 19 abbiamo un’esperienza e una conoscenza ancora limitate, e non solo rispetto alla sua contagiosità e letalità. Sappiamo troppo poco sul tasso di mutazione del virus, se si svilupperà l’immunità di gregge e quanto questo ci proteggerà, se un vaccino sarà efficace, e non ultimo, perché il decorso della malattia sembra variare così tanto, a seconda dell’età e della fragilità dei soggetti colpiti. Inoltre, le conseguenze del lockdown saranno totalmente evidenti sul lungo termine e, probabilmente, critiche per molte persone. La strada dall’incertezza al panico, dunque, può essere breve.

E’ evidente come la comunicazione in queste condizioni sia una sfida impegnativa.  Quattro elementi sono particolarmente importanti quando si deve comunicare efficacemente al pubblico questioni relative alla protezione della salute e alla prevenzione nei confronti del Covid 19:

In primo luogo, è importante dichiarare apertamente e onestamente ciò che è noto e ciò che è sconosciuto e attenersi il più possibile ai fatti [4].  I dati di cui disponiamo oggi saranno aggiornati e forse modificati in base a nuove scoperte relative alla malattia e alla sua gestione. Considerata la rapidità con cui le cose stanno cambiando, è importante essere chiari sul fatto che lo studio del virus è in corso e le raccomandazioni circa i comportamenti da assumere possono variare nel tempo.

In secondo luogo, le informazioni devono essere coerenti e specifiche. Anche se riconosciamo che ci sono molte cose che non sappiamo, è importante non rimanere vaghi. La ricerca sulle malattie gravi ha dimostrato che l’incertezza della malattia, l’incapacità del paziente di determinare il significato di eventi correlati alla malattia, può essere il risultato di ambiguità (informazioni contrastanti, incomplete o inadeguate), complessità (informazioni difficili da comprendere) e imprevedibilità (probabilità o rischio di sviluppi futuri della malattia) [[5], [6]]]. Pertanto, è importante fornire informazioni in un linguaggio laico, chiaro, specifico, inequivocabile e coerente. Oltre a mantenere i messaggi coerenti e specifici, anche il numero dei comunicatori attendibili (epidemiologi, virologi, esponenti delle Istituzioni,..) dovrebbe essere limitato e credibile.

In terzo luogo, è importante dimostrare la capacità di prendere decisioni in una situazione caratterizzata dall’incertezza, con fiducia (dichiarando la possibilità di sentirsi al sicuro anche in una situazione incerta) e onestà (che la decisione potrebbe rivelarsi sbagliata).

In quarto luogo, dovremmo riconoscere il potere delle emozioni. L’incertezza nella malattia è stata associata all’ansia, alla depressione e all’angoscia [3,7,8], che possono portare al panico e alla passività, piuttosto che a una comunità che si attiva e collabora per cambiare il comportamento in modo che si riduca il rischio di contrarre il COVID-19. L’informazione dovrebbe quindi essere empatica, non nascondendo la preoccupazione e riconoscendo l’impatto di questa situazione per l’individuo e la sua vita, e non essere distaccata o troppo fattuale [9,10].

La paura è una risposta naturale di fronte alla pandemia. La paura non se ne va se viene ignorata. Al contrario, la paura è più facile da gestire quando viene riconosciuta [11]. Petersen ha coniato un termine, “ansia ottimistica”, suggerendo che “i cittadini devono essere abbastanza ansiosi da prendere a cuore i consigli delle autorità e abbastanza ottimisti da sentire che le loro azioni possono fare la differenza” [12].

Suggerimenti dalla ricerca in comunicazione della salute

Per ridurre il rischio di COVID-19, è fondamentale che si presti attenzione alle strategie migliori per garantire il cambiamento di comportamento, sia a livello individuale che comunitario. Il modo in cui vengono formulate le raccomandazioni è importante per garantire l’adesione a un comportamento nuovo. Sappiamo da ricerche su epidemie precedenti che le raccomandazioni provenienti dalle fonti ufficiali e istituzionali sono spesso accolte da molte persone con scetticismo [13].

I cambiamenti di comportamento fondamentali per contrastare la pandemia sono ormai ben noti: Lavati le mani regolarmente! Tossisci su un fazzoletto o all’interno del  gomito! Mantieni le distanze sociali! Pulisci le superfici! Non toccarti il viso! I messaggi sono semplici, ma ciò non significa che siano automaticamente semplici da mettere in atto per tutti.  Molte di queste raccomandazioni, seppur chiare e dirette, richiedono cambiamenti delle routine comportamentali quotidiane che ognuno di noi ha inconsciamente introiettato. Come tutti sappiamo, e come ben è  stato documentato da molti studi e ricerche, il passaggio dal sapere al fare non è facile né automatico e il divario intenzione-comportamento è spesso significativo. Conoscere non è sinonimo di fare.

Nelle ultime settimane sono stati prodotti diversi documenti, linee guida e siti web che possono servire come risorse utili per tutti coloro che si occupano di comunicazione della salute [10, [14], [15], [16], [17]] e di cambiamento dei comportamenti. Quattro raccomandazioni, in particolare, sono da segnalare:

In primo luogo, Michie e i suoi colleghi hanno suggerito l’utilità di creare un modello mentale su come avviene il contagio da Covid 19 e come può essere evitato [16]. Migliore è l’immagine interna che si ha di come il virus entra nell’ambiente e poi viene inalato, meglio si capisce e si ricorda come la sua via di trasmissione possa essere bloccata. Mentre gran parte del pubblico ha un modello mentale di COVID-19 come una malattia spaventosa e dirompente, altri gruppi di popolazione potrebbero non condividere quel senso di pericolo e quindi sottovalutare o ignorare i comportamenti preventivi, come l’allontanamento sociale ad esempio, che possono aiutare a fermarne la diffusione. E’ ovvio che nel caso del Covid 19 la creazione di un modello mentale definitivo e stabile è ancora in corso, poiché si è ancora in una fase di indagine, studio e raccolta di prove affidabili e condivise.

In secondo luogo, il cambiamento del comportamento richiede non solo raccomandazioni scritte e verbali, ma anche interventi nell’ambiente e legislazioni ad hoc. Lunn et al. sottolineano che non basta consigliare agli individui di lavarsi le mani e tossire sul gomito. È altrettanto importante cambiare l’ambiente in modo da facilitare il nuovo comportamento, in questo caso per esempio mettendo un disinfettante per le mani a base di alcol in punti ben visibili [10]. Inoltre, è importante non solo dire “No! Non si fa”, ma piuttosto sostituire un comportamento con un altro rendendo il nuovo comportamento facile da attuare, per esempio inserendolo nelle routine comportamentali esistenti. La norma di non stringere la mano e di non toccarsi come parte dell’allontanamento sociale, ad esempio, può portare a situazioni imbarazzanti e scomode, poiché dobbiamo cambiare le nostre abitudini sociali. E’ quindi importante dimostrare con esempi chiari di come si possano mettere in atto comportamenti facili e alternativi (toccarsi i talloni, i gomiti, far inchini in stile giapponese, ad esempio) in modo da aumentare l’autoefficacia, fattore determinante per il cambiamento del comportamento. Potrebbe anche essere necessaria una legislazione restrittiva. È interessante vedere che la strada della legge è sempre più utilizzata per promuovere un cambiamento di comportamento di salute. L’intervento legislativo nella gestione del Covid 19 ha previsto, ad esempio, l’obbligo di autocertificazioni per gli spostamenti strettamente necessari con controlli da parte delle forze dell’ordine e multe in caso di infrazioni.

In terzo luogo, anche se i cittadini sono più isolati che mai, in quarantene più o meno auto-imposte, gli appelli all’azione collettiva e allo spirito dello “siamo insieme in questa situazione” sono molto importanti per appiattire la curva e ridurre il tasso di infezione [10]. L’atteggiamento e il comportamento dei leader, a tutti i livelli, sono importanti. Per esempio, in Norvegia i politici fanno appello alla tradizione norvegese del “dugnad”, una parola che indica un’azione comune a livello di famiglia o di vicinato che aumenta il senso di appartenenza a una comunità. In diversi paesi i politici e i capi di Stato hanno tenuto discorsi pubblici riconoscendo come la pandemia crei paura  e incertezza ma facendo allo stesso tempo appello alla solidarietà e alla condivisione delle responsabilità. Una dimostrazione di interesse, preoccupazione e empatia da parte di soggetti che ricoprono ruoli istituzionali può contribuire a persuadere l’opinione pubblica ad aderire alle raccomandazioni.

In quarto luogo, mantenere il cambiamento di comportamento nel tempo, compreso il lavarsi le mani, mantenere la distanza sociale, starnutire sul gomito e non toccare il viso è una questione delicata, in particolare quando le restrizioni durano diverse settimane o addirittura mesi [[18], [19], [20]]]. È importante riconoscere che il passaggio dall’acquisizione di un nuovo comportamento al mantenimento dello stesso non è sempre facile. E’ necessario, infatti, passare da una pianificazione intenzionale del comportamento, a un’abitudine. L’auto-efficacia è rilevante nella fase motivazionale dell’assunzione di un nuovo comportamento, quando si formulano le intenzioni comportamentali. Gli individui devono essere fiduciosi nelle loro capacità e skills per mettere in atto un nuovo comportamento di salute. Anche per il mantenimento è necessario che le persone si sentano in grado di continuare a sostenere determinati comportamenti, superando le barriere che con il passare del tempo possono presentarsi.

Una sfida anche per il mondo clinico

Un’ultima area importante per l’implementazione della comunicazione della salute nella crisi COVID-19 è quella di considerare le sfide che i clinici devono affrontare nei rapporti con i pazienti, sia di persona che, in misura sempre più crescente, in incontri virtuali. Alcuni esempi di buone pratiche in questo senso sono, ad esempio, il progetto VitalTalk [21] e dall’Associazione per la Medicina Palliativa di Gran Bretagna e Irlanda [22]. Questi siti web sono risorse preziose per i medici su come adattare le capacità di comunicazione alle esigenze dei pazienti con COVID-19. Con il paziente e la famiglia devono essere prese decisioni importanti sui pro e i contro della permanenza in terapia intensiva e sull’impatto a lungo termine dsulla qualità della vita.  Le infezioni gravi con COVID-19 richiedono una lunga permanenza in terapia intensiva con ventilazione meccanica altamente invasiva. Per alcuni pazienti, l’impatto fisico sia della malattia stessa che del trattamento può essere enorme.

E’ fondamentale riconoscere gli effetti sulla salute mentale dell’esteso isolamento sociale per molti individui vulnerabili [18,19,24]. Per esempio, l’isolamento sociale è uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla mortalità di tutti gli anziani. Da un lato, se non siamo in grado di diminuire il tasso di progressione della pandemia (“appiattire la curva”), il sistema sanitario sarà sopraffatto, e gli adulti anziani sono quelli più a rischio di morte per gli effetti diretti dell’infezione. D’altro canto, però, l’isolamento sociale mette una considerevole quota della popolazione a rischio di effetti negativi a livello mentale e fisico. Anche in quest’ambito una comunicazione accurata e costruita su misura per i diversi gruppi di destinatari, può realmente fare la differenza.

L’attuale crisi dovuta al COVID-19 rappresenta una situazione unica del nostro tempo. Una situazione come questa richiede una risposta ampia e interdisciplinare da parte della comunità scientifica, dei leader politici, del mondo della salute pubblica [25]. I professionisti nel campo della comunicazione, dell’educazione, e delle materie psicologiche e sociologiche devono farsi parte attiva in una “chiamata all’azione collettiva” in cui ognuno di noi ha un ruolo significativo nel contribuire alla prevenzione e alla gestione dell’epidemia in corso.

Una comunicazione efficace in materia di salute è sicuramente un fattore chiave per combattere la pandemia COVID-19.

[Traduzione e adattamento di: Effective health communication – a key factor in fighting the COVID-19 pandemic, Patient Education and counselling, 2020]

a cura di Eleonora Tosco, Dors

Bibliografia

1. COVID-19: fighting panic with information, Lancet, 2020

2. Mizumoto K., Chowell G. Estimating risk for death from 2019 novel coronavirus disease, China, January–February 2020. Emerg Infect Dis., 2020
3. Lauer S.A., Grantz K.H., Bi Q., Jones F.K., Zheng Q., Meredith H.R., Azman A.S., Reich N.G., Lessler J. The Incubation Period of Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) From Publicly Reported Confirmed Cases: Estimation and Application. Ann Intern Med. 2020
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5. Mishel M. Reconceptualization of the Uncertainty in Illness Theory. J. Nursing Scholarship. 1990
6. Han P., Klein W., Arora N. Varieties of uncertainty in health care: a conceptual taxonomy. Medical Decision Making, 2011
7. Eisenberg S., Kurita K., Taylor-Ford M., Agus D., Gross M., Meyerowitz B. Intolerance of uncertainty, cognitive complaints, and cancer-related distress in prostate cancer survivors. Psycho-Oncology. 2015
8. Kurita K., Garon E., Stanton A., Meyerowitz B. Uncertainty and psychological adjustment in patients with lung cancer. Psycho-Oncology, 2013
9. Shen L. Mitigating psychological reactance: The role of message-induced empathy in persuasion. Human Communication Research, 2010
10. Lunn P., Belton C., Lavin C., McGowan F., Timmons S., Robertson D., Using behavioural science to help fight the coronavirus, ESRI, 2020
11. Tannenbaum M.B., Hepler J., Zimmerman R.S., Saul L., Jacobs S., Wilson K., Albarracín D. Appealing to fear: A meta-analysis of fear appeal effectiveness and theories. Psychological Bulletin, 2015
12. Petersen M.B. The unpleasant truth is the best protection against coronavirus, Politiken, 2020
13. Teasdale E., Yardley Lucy. Understanding responses to government health recommendations: Public perceptions of government advise for managing the H1N1 (swine flu) influenza pandemic, Patient Education Counselling, 2011
14. Risk Communication and Community Engagement (RCCE) World Health Organization; 2020. Action Plan Guidance COVID-19 Preparedness and Response.https://www.who.int/publications-detail/risk-communication-and-community-engagement-(rcce)-action-plan
15. Coronavirus disease . World Health Organization; 2019 (COVID-19) technical guidance: Risk communication and community engagement.https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/technical-guidance/risk-communication-and-community-engagement
16. Michie S., West R., Amlôt R., Rubin J. Slowing down the covid-19 outbreak: changing behaviour by understanding it,  BMJ Opinion, 2020
17. Crisis and Emergency Risk Communication (CERC) in an infectious disease outbreak, Centers for DiseasePrevention, 2020 https://emergency.cdc.gov/cerc/resources/pdf/315829-A_FS_CERC_Infectious_Disease.pdf
18. Barari S., Caria S., Davola A., Falco P., Fiorin S., Hensel L., Ivchenko A., Jachimowicz J., King G., Kraft-Todd G., Ledda A., MacLennan M., Mutoi L., Pagani C., Reutskaja E., Roth C., Raimondi Slepoi F. , Working Paper. “Evaluating COVID-19 Public Health Messaging in Italy: Self-Reported Compliance and Growing Mental Health Concerns” “COVID-19 International Behavioral Science Working Group”https://gking.harvard.edu/covid-italy, 2020
19. Malone M.L., Hogan T.M., Perry A., Biese K., Bonner A., Pagel P., Unroe K.T. COVID-19 in Older Adults: Key Points for Emergency Department Providers. J. Ger Emergency Med., 2020 
20. Zhang X., Wang F., Zhu C., Wang Z. Willingness to Self-Isolate When Facing a Pandemic Risk: Model, Empirical Test, and Policy Recommendations International. J Environ Res Public Health,  2020 
21. COVID-ready communication skills: A playbook of VitalTalk Tips, VitalTalk, 2020 https://docs.google.com/document/d/1uSh0FeYdkGgHsZqem552iC0KmXIgaGKohl7SoeY2UXQ/edit?usp=sharing
22. Lawrie I., Murphy F. A lack of communicating information around the rapidly changing pandemic will have life and death consequences, Association for Palliative Medicine of Great Britain and Ireland,  2020 https://apmonline.org/wp-content/uploads/2020/03/COVID-19-and-Palliative-End-of-Life-and-Bereavement-Care-22-March-2020.pdf
24. World Health Organization, 2020, Mental health and psychosocial considerations during the COVID-19 outbreak.https://www.who.int/publications-detail/mental-health-and-psychosocial-considerations-during-the-covid-19-outbreak
25. Bedford J., Farrar J., Ihekweazu C., Kang G., Koopmans M., Nkengasong J. A new twenty-first century science for effective epidemic response, Nature, 2019
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