Questo è il momento buono per istituire la classifica dei migliori Distretti. di Claudio Maria Maffei

Pur in presenza di una attenzione apparentemente senza precedenti sui servizi territoriali grazie al PNRR, nei fatti grande parte della attenzione della politica e dei media, specie a livello locale,  è assorbita ancora dall’ospedale. La stragrande maggioranza degli italiani e quindi dei politici italiani continua ad associare la “buona” tutela della salute alla presenza di “buoni” ospedali in ossequio al vecchio trinomio “case, scuole, ospedali” di Giuseppe Saragat che era diventato uno degli slogan più celebri dei programmi di riforme del dopoguerra.

Di questo sentire comune sulla centralità degli ospedali è anche testimonianza la Classifica del Sistema Salute nella Indagine sulla qualità della vita 2021 di Italia Oggi in collaborazione con la Università  La Sapienza di Roma.

In questa  classifica giocano un ruolo fondamentale i posti letto e le tecnologie ospedaliere più avanzate come se fossero queste le variabili più fortemente associate a una migliore tutela della salute. Di questa assenza di fatto del territorio dall’orizzonte della politica  sono testimonianza anche i nomi di alcune prestigiose e popolari (ciascuna a suo modo) figure di medico  ipotizzate come Ministro della Salute per il ruolo che hanno avuto a vario titolo nella gestione della pandemia (Zangrillo, Bertolaso e da ultimo Rasi), figure caratterizzate da una totale estraneità ai temi della sanità vista dal territorio. Il che equivale per me a dire che si legge la lezione dalla pandemia esattamente “alla rovescia”.

La recente Classifica degli Ospedali Specializzati migliori del mondo mi ha fatto allora venire in mente che forse potrebbe essere utile provare a fare una classifica dei migliori Distretti, magari per scoprire che il livello di salute “vero” di un territorio è molto più associato alla qualità dei loro Distretti (e dei loro Dipartimenti di Prevenzione, altra classifica cui pensare). Una classifica dei migliori Distretti avrebbe un forte significato perché porterebbe l’attenzione dei cittadini (e di conseguenza dei politici) sulla dimensione territoriale dell’assistenza e sulla diversa risposta che nei vari territori si dà a problemi che nella vita delle famiglie fanno una enorme differenza.

Infatti, in questa ipotetica classifica al Distretto verrebbero ricondotte tutte le aree di intervento sanitario e sociosanitario sul territorio, comprese quindi le attività consultoriali, quelle sulla cronicità, sulle demenze, sulle cure palliative, sulla salute mentale e la neuropsichiatria infantile, sulla disabilità, ecc.

Ovviamente fare una Classifica dei migliori distretti non è metodologicamente semplice, ma è certamente fattibile. Siamo pieni di indicatori di qualità al riguardo. Indicatori sulla qualità della assistenza territoriale sono infatti già presenti in molti autorevoli Report e sistemi di monitoraggio quali ad esempio: il  Nuovo Sistema di Garanzia che dal 2020 verrà usato per il monitoraggio della erogazione dei LEA da parte delle Regioni e Province, il sistema di valutazione della performance del Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il Programma Nazionale Esiti, il Sistema di Valutazione delle Performance regionali del CREA Sanità e  il Rapporto Osserva Salute della Università Cattolica del Sacro Cuore.

Una espressione spesso citata è che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Portata sui temi della sanità questo aforisma potrebbe diventare “fa più rumore un solo reparto che chiude di tutti i servizi territoriali che potrebbero crescere”. Il Servizio Sanitario Nazionale per trasformarsi col PNRR e il DM 77 ha bisogno anche di cambiamenti culturali che portino a considerare diritti esigibili fondamentali non solo le tradizionali prestazioni specialistiche specie ospedaliere, ma anche -e aggiungerei soprattutto – i percorsi di presa in carico territoriali. Da questo punto di vista l’idea di un riconoscimento dei migliori distretti potrebbe portare un contributo importante.

Questa proposta è anche il mio modo per augurare buon lavoro ai colleghi della CARD (la Confederazione Associazioni Regionali di Distretto) che domani inizierà a Trento il suo ventesimo Congresso Nazionale ovviamente dedicato ai temi caldissimi del PNRR e del DM 77.

Claudio Maria Maffei

fonte: QS

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