Se Fontana porta l’Italia nella war on drugs di Trump. di Leonardo Fiorentini

Dalla tragedia alla farsa? E’ la migliore delle ipotesi, perchè la scelta di Donald Trump di riesumare la war on drugs proprio nel momento in cui maggiore è la spinta riformatrice nelle politiche sulle droghe all’interno dell’ONU, potrebbe avere effetti devastanti. L’ineffabile Ministro italiano alla “Droga” Fontana, non ha perso l’occasione per sottoscrivere il documento. L’Italia così di fatto si intruppa nella guerra alla droga made in USA.

Ma qui la questione politica, almeno a livello italiano, esplode. Se alcuni paesi possono essere sotto ricatto USA, la scelta di Fontana è tutta politica. Ed impegna il “Governo del Cambiamento”, che pure sulla questione ha sempre richiamato all’assenza di riferimenti nel famoso contratto. Quindi, su quale mandato politico è stato sottoscritto un documento che, al di là delle belle parole di circostanza, di fatto pone le basi della restaurazione di politiche proibizioniste che negli ultimi 50 anni hanno dimostrato essere fallimentari?

Perchè mentre il Ministro alla Salute Grillo dichiara di essere “personalmente” favorevole alla legalizzazione della cannabis, dall’altra parte il Ministro alla “Droga” Fontana dichiara con una nota ufficiale a nome del Governo di indossare il paraocchi e aderire alla war on drugs di Trump? Un’interpretazione della “gestione” di quel che c’è e non c’è nel “contratto di governo” piuttosto asimmetrica e a prima vista devastante per il Movimento 5 Stelle, che della questione (in particolare sulla cannabis) aveva fatto un suo cavallo di battaglia. E’ stato deciso all’unanimità in Consiglio dei Ministri come l’orrido pacchetto sicurezza/immigrazione di Salvini, o è stato oggetto della “camera di concertazione” paragovernativa? Oppure, più semplicemente, i Ministri leghisti fanno tutto quello che vogliono?

Vedremo che succederà. Di certo il “Governo del Cambiamento” è sempre più un “Governo della Restaurazione“.


Fonte: Fuoriluogo

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