Dodici anni di dati Hbsc descrivono il consumo di alcol degli adolescenti europei. di Emanuele Scafato

Nonostante una tendenza alla riduzione, il consumo di alcol tra gli adolescenti europei si mantiene su livelli pericolosamente alti configurando un grave problema di salute pubblica. Questo il preoccupante messaggio che emerge dall’analisi di 4 rilevazioni/round del sistema di sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children (Hbsc, Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) nell’arco di 12 anni. I risultati presentati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel rapporto “Adolescent alcohol-related behaviours: trends and inequalities in the WHO European Region, 2002–2014” fanno riferimento alle coorti dei 15enni di 36 Paesi della Regione europea.

La situazione attuale

Nel 2014, il 12,9% dei 15enni (il 9,4% delle ragazze e il 16,4% dei ragazzi) beve regolarmente (con cadenza almeno settimanale). Circa un quarto dei ragazzi (24,5%) e più di un quinto delle ragazze (21,1%) riferiscono di essersi ubriacati (almeno 2 episodi entro i 15 anni). L’iniziazione precoce al consumo di alcol (entro o prima dei 13 anni) riguarda il 28% dei partecipanti all’indagine (il 30,8% dei ragazzi e il 25,2% delle ragazze). Gli episodi di ubriachezza precoce (entro o prima dei 13 anni) hanno invece coinvolto l’8% dei partecipanti (il 9,4% dei ragazzi e il 6,6% delle ragazze).

Considerando le aree geografiche, le differenze di genere nell’abitudine al bere regolarmente si sono allineate nell’Europa del Nord, nel Regno Unito e Irlanda, dove ragazzi e ragazze hanno al momento prevalenze di consumo simili, mentre restano più elevate, a sfavore dei ragazzi (circa il doppio rispetto alle ragazze), nell’Europa centro-orientale e meridionale.

Circa il tipo di bevande assunte, prevale di gran lunga la birra (8,1%), più tra i ragazzi che tra le ragazze (12,1% vs 4%). Anche il vino incontra le preferenze degli adolescenti (3,7%), specie se maschi (4,6% vs 3,8%), fatta eccezione per 2 Paesi (Paesi Bassi e Regno Unito) dove le femmine sono più assidue consumatrici. I consumi di superalcolici (4,9%) e di alcolpop (i breezer e i cocktail confezionati già premiscelati, 4,7%) si assestano su prevalenze simili a quelle del vino, con una conferma di differenze di genere (maschi vs femmine: superalcolici 6% vs 3,7%; alcolpop 5,5% vs 3,9%).

Gli andamenti

Dal confronto tra l’ultima rilevazione (2014) e la prima (2002) prese in considerazione dall’analisi risulta un declino dei consumi di alcol, maggiore nei maschi che nelle femmine.

La riduzione del consumo riguarda tutti i tipi di bevande alcoliche, ma soprattutto birra (specie tra i ragazzi di Paesi con consumi elevati come Regno Unito e Danimarca) e superalcolici.

La distribuzione è disomogenea tra i vari Paesi, essendo il declino più marcato nei Paesi del Nord Europa, minimo o nullo in alcuni Paesi. In aggiunta in 9 Paesi si osserva un aumento della prevalenza del consumo dell’ordine del 20%.

La prevalenza di iniziazione precoce al bere si è drasticamente ridotta (era pari al 46% nel 2002), sia nei maschi sia nelle femmine ed è un fenomeno che si è verificato in quasi tutti i Paesi. Anche la prevalenza di episodi di ubriachezza precoce si è quasi dimezzata nell’arco dei 12 anni di osservazione, passando dal 17% all’8%). Questa riduzione si osserva in tutte le sub-regioni, fatta eccezione per quella mediterranea/meridionale.

In Italia

  • La prevalenza del consumo regolare di alcol passa dal 38% del 2002 al 24,1% del 2014 (maschi dal 46,6% al 31,3%, -15,2%; femmine dal 29,4% al 16,9%, -12,5%)
  • la prevalenza di almeno due episodi di ubriachezza entro i 15 anni passa dal 19% del 2002 al 16,4% del 2014 (maschi dal 22,2% al 18,5%, -3,6%; femmine dal 16,7% al 13,5%, -3,2%)
  • la prevalenza dell’iniziazione precoce passa dal 22,1% del 2002 al 19% del 2014 (maschi dal 28,4% al 26,1%, -2,2%; femmine dal 15,8% all’11,9%, -3,9%)
  • la prevalenza degli episodi di ubriachezza precoce passa dal 5,5% del 2002 al 3,3% del 2014 (maschi dal 7,8% al 4,9%, -3%; femmine dal 3,1% all’1,8%, -1,3%)
  • la prevalenza del consumo di birra passa dal 27,5% del 2002 al 14,9% del 2014 (maschi dal 34,8% al 20,9%, -13,9%; femmine dal 20,2% al 9%, -11,2%)
  • la prevalenza del consumo di vino passa dal 18,2% del 2002 al 7,6% del 2014 (maschi dal 23,7% all’11,1%, -12,6%; femmine dal 12,6% al 4%, -8,6%)
  • la prevalenza del consumo di superalcolici passa dal 18,3% del 2002 al 7,4% del 2014 (maschi dal 22,9% al 9,6%, -13,3%; femmine dal 13,8% al 5,2%, -8,6%)
  • la prevalenza del consumo di alcolpop passa dal 14,4% del 2006 al 6,7% del 2014 (maschi dal 17,4% all’8%, -9,4%; femmine dall’11,3% al 5,5%, -5,8%); di

Cosa si rischia

Questi comportamenti in una fascia di età in cui sarebbe opportuna la totale astensione dalle bevande alcoliche per proteggere il momento cruciale dello sviluppo dell’individuo, hanno un impatto sulla salute fisica, mentale e sulle relazioni sociali. Anticipare l’inizio dell’abitudine al bere e sperimentare episodi ricorrenti di ubriachezza comporta alterazioni funzionali e strutturali del sistema nervoso che persistono anche nell’età adulta.

L’alcol è un fattore di rischio per incidenti fatali e non fatali, tentativi di autolesionismo o di suicidio, predispone all’assunzione di sostanza d’abuso e a comportamenti violenti, antisociali o criminali, è associato al rischio di gravidanze non desiderate e di malattie a trasmissione sessuale, è correlato a scarso rendimento scolastico e a disturbi dell’apprendimento.

Nel lungo termine, l’alcol è un fattore di rischio di mortalità prematura e di morbidità, essendo implicato nell’insorgenza di malattia croniche non trasmissibili (cancro, diabete, malattie cardiovascolari). L’impatto del consumo di alcol su questo gruppo di malattie è particolarmente rilevante nella Regione europea dell’Oms dove si registrano i consumo di alcol più elevati nel mondo. Inoltre, gli adolescenti che bevono saranno più probabilmente adulti inclini a un consumo dannoso di alcol.

Quali interventi?

«Anche se nella Regione europea si è già raggiunto l’obiettivo della riduzione del 10% stabilito nel programma di contrasto alle malattie croniche non trasmissibili per il 2025, si può fare ancora molto per prevenire il devastante impatto dell’alcol sulla mortalità prematura e la disabilità» ha commentato Zsuzsanna Jakab direttore dell’ufficio regionale per l’Europa dell’Oms.

Il fatto che un declino di comportamenti rischiosi alcol-correlati si registri anche in Paesi con una elevata prevalenza di questi comportamenti come il Regno Unito e alcuni Paesi del nord Europa è un segnale che fan ben sperare e conferma il grande potenziale di interventi di contrasto concertati a livello nazionale e regionale come l’aumento del prezzo delle bevande alcoliche, la riduzione della loro disponibilità, il divieto di pubblicità, promozione e sponsorizzazione.

Risorse utili

Fonte: Epicentro

Print Friendly, PDF & Email