OECD 2019, IL PROFILO DI SALUTE DELL’ITALIA: luci e criticità (e raccomandazioni) per il nostro Paese

L’Italia ha la seconda più alta speranza di vita in Europa, anche se notevoli disparità persistono tra le regioni, per genere e situazione socioeconomica. Nel complesso, il sistema sanitario italiano è efficiente, e garantisce un buon accesso a prestazioni sanitarie di elevata qualità a costi relativamente bassi, sebbene si registrino differenze considerevoli tra le regioni. Le principali sfide per il sistema sanitario italiano consistono nel migliorare il coordinamento delle prestazioni sanitarie per la crescente fascia della popolazione affetta da malattie croniche, e ridurre le disparità di accesso alle cure … LEGGI TUTTO

Abstract:

La popolazione italiana gode in generale di buona salute e il paese occupa il secondo posto dopo la Spagna per speranza di vita.

Sussistono tuttavia notevoli differenze tra regioni e per situazione economica. Gli uomini italiani meno istruiti vivono 4,5 anni in meno rispetto a quelli più istruiti (un dato comunque inferiore rispetto alla media dell’UE) e il divario nella speranza di vita tra chi risiede nelle regioni del Sud o del Nord può raggiungere i tre anni a favore di queste ultime.

  • Sebbene le politiche di lotta al tabagismo abbiano comportato una riduzione del tasso di fumatori tra gli adulti, la percentuale di adolescenti e di adulti fumatori resta superiore alla media dell’UE. L’obesità tra gli adulti è inferiore alla media dell’UE, mentre è superiore la percentuale di bambini e adolescenti in sovrappeso od obesi. Nel febbraio 2019 i Ministri della Sanità e dell’Istruzione hanno adottato una serie di orientamenti politici integrati per incoraggiare migliori abitudini alimentari, l’attività fisica e altre attività di promozione della salute nelle scuole.
  • In seguito alla crisi economica del periodo 2008-2009 la spesa sanitaria ha inizialmente subito dei tagli, rimanendo poi stabile negli ultimi anni. Nel 2017 l’Italia ha destinato alla spesa sanitaria l’8,8 % del PIL italiano, una percentuale inferiore rispetto alla media dell’UE, pari al 9,8 %. La spesa sanitaria è stata finanziata per circa tre quarti con fondi pubblici, una percentuale inferiore rispetto al 2010 (79 %) nonché alla media attuale dell’UE (79 %). Le spese out-of-pocket sono aumentate in seguito all’introduzione, sulla scia della crisi economica, di nuovi ticket per molti servizi sanitari e prodotti farmaceutici. Il tasso di bisogni sanitari non soddisfatti è generalmente basso, ma resta più elevato per le persone a basso reddito.
  • L’Italia vanta un solido sistema di assistenza sanitaria primaria che le consente di fare fronte alle esigenze di una popolazione che invecchia. Diverse regioni stanno sperimentando nuovi modelli di erogazione dei servizi, con l’istituzione di poliambulatori territoriali e strutture di assistenza intermedie che si collocano tra l’assistenza sanitaria primaria e quella ospedaliera, potenziando in tal modo la capacità di gestione dei casi e associando i servizi sanitari con l’assistenza sociale. Sebbene queste iniziative mirino a identificare nuovi modelli di assistenza per pazienti affetti da malattie croniche, la maggior parte di questi progetti sperimentali non è ancora stata oggetto di un processo di valutazione formale.
  • L’Italia ha dovuto far fronte a sfide importanti per ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica riguardo ai benefici della vaccinazione: ad esempio, l’inadeguata copertura vaccinale, sia adesso che in passato, ha comportato negli ultimi anni la comparsa di diversi focolai di morbillo. Nel 2017 è stato approvato un piano nazionale di prevenzione vaccinale, che ha dato vita a un unico programma nazionale di vaccinazione comprendente dieci vaccini obbligatori per i bambini. Tuttavia, la disinformazione e la scarsa coerenza delle politiche continuano a ostacolarne l’attuazione.
  • A livello di personale sanitario, se da un lato il numero di medici e infermieri per abitante ha registrato un leggero aumento nell’ultimo decennio, dall’altro crescono le preoccupazioni riguardo alla carenza di personale nel futuro, dato che oltre la metà dei medici attivi ha un’età superiore ai 55 anni. Negli ultimi anni la formazione e l’assunzione di nuovi medici è stata limitata dalla mancanza di tirocini e di specializzazioni post-laurea, nonché di buone opportunità di lavoro per i medici di recente formazione, il che ha portato all’emigrazione di molti laureati in medicina e giovani medici. L’ambito della pratica infermieristica rimane limitato e non sono previsti ampliamenti di ruolo ai fini di migliorare sia l’accesso alle cure che le prospettive di avanzamento professionale del personale infermieristico.
  • Come in altri Stati Membri dell’UE, le previsioni indicano che l’invecchiamento della popolazione e la moderata crescita economica eserciteranno negli anni e nei decenni futuri una pressione sulla spesa pubblica per la sanità e l’assistenza a lungo termine. Un migliore coordinamento a livello nazionale per lo sviluppo di soluzioni sanitarie digitali potrebbe contribuire a migliorare l’accesso ai servizi sanitari e l’efficienza dell’erogazione dei servizi.

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