Ricordare Sciascia. I giudici imparino che cos’è il carcere. di Franco Corleone

Una proposta di legge prevede tirocini formativi nei luoghi di pena per gli aspiranti magistrati.

La riforma della giustizia è ridotta a un tema di polemica continua e inesauribile. Il conflitto tra politica e magistratura avrebbe richiesto una definizione di ambiti e di confini, purtroppo è mancata la riforma della politica. Siamo tra Scilla e Cariddi. Da una parte leggi elettorali incostituzionali che danno il potere assoluto ai segretari di partito e dall’altra elezioni con le preferenze che squadernano frotte di candidati assetati di piccolo potere. Giustizia penale e giustizia civile pongono questioni diverse ma con soluzioni praticabili, che non si adottano perché romperebbero abitudini consolidate e rendite di posizione. Logiche di corporazione difficili da smantellare. Troppe cause senza senso costruiscono la montagna che provoca tempi lunghi, intollerabili.

L’ineffabile ministro Carlo Nordio si è dimenticato di avere presieduto una commissione per il superamento del Codice Rocco che doveva avere alla base il principio del diritto penale minimo e si balocca con l’introduzione di nuovi reati per assecondare le pulsioni securitarie e così aumentare il sovraffollamento carcerario.

Molti magistrati hanno condotto inchieste finite nel nulla, spinti da una ansia di protagonismo e di giustizialismo. Così la supplenza ha aumentato il discredito della politica e la democrazia ha subìto colpi irreparabili.

Invece di affrontare questo nodo in termini di responsabilità, Nordio promette test psico- attitudinali per i nuovi magistrati diretti a verificare l’assenza di condizioni di inidoneità alla funzione giudiziaria. Il ridicolo è raggiunto nella equiparazione prevista tra il colloquio sulla lingua straniera e quello psico-attitudinale. I test saranno individuati dal Consiglio superiore della magistratura nel rispetto delle linee guida e degli standard internazionali di psicometria. Questo colloquio, svolto con l’ausilio di uno psicologo, sarà condotto dopo gli esami scritti e prima della prova orale.

Una prospettiva che aprirà lo spazio a possibili nuove cause. Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha suggerito anche test sul consumo di droghe e alcol ma Nordio ha intimato di non esagerare.

Parliamo di cose serie. L’Associazione degli Amici di Leonardo Sciascia, con altre associazioni, ha elaborato una proposta di legge che prevede una attività formativa legata al concorso per magistrato ordinario che verta anche sulla materia del diritto penitenziario e sulla letteratura dedicata al ruolo della Giustizia quale strumento di garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali, della dignità umana, nonché alle distorsioni dei principi dello Stato di diritto che possono derivare dalle deviazioni del sistema giudiziario e che preveda che i magistrati ordinari in tirocinio svolgano un periodo di quindici giorni di esperienza formativa in carcere anche approfondendo le tecniche di mediazione di conflitti e le esperienze di misure alternative. Scriveva Leonardo Sciascia: «Un rimedio, paradossale quanto si vuole, sarebbe quello di far fare a ogni magistrato, una volta superate le prove d’esame e vinto il concorso, almeno tre giorni di carcere tra i comuni detenuti: sarebbe indelebile esperienza, da suscitare acuta riflessione e doloroso rovello ogni volta che si sta per firmare un mandato di cattura o per stilare una sentenza». A futura memoria.

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  Franco Corleone
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