Sin dai primi giorni del suo insediamento, l’amministrazione Trump ha preso diverse decisioni politiche che hanno messo in seria difficoltà la scienza americana e internazionale. La maggior parte dei provvedimenti hanno riguardato diverse agenzie federali, in particolare seguendo quattro tipi di strategie: 1. oscuramento dei dati e blocco delle comunicazioni con l’esterno; 2. licenziamenti di massa a carico del personale; 3. taglio dei finanziamenti federali alle università; 4. nomina di personaggi controversi alla loro guida. Una descrizione dettagliata di come queste azioni sono state condotte nel corso dei primi due mesi della presidenza Trump è stata oggetto di un webinar organizzato da Epidemiologia&Prevenzione, rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, e PhilHead, un network di filosofia della medicina,1 oltre che di una pubblicazione apparsa in Scienzainrete, giornale online del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica2. Vengono qui di seguito riportati alcuni degli aspetti principali e le modalità con cui queste iniziative si siano evolute fino alla fine di aprile.
Oscuramento dei dati e blocco di tutte le comunicazioni delle agenzie federali con l’esterno
L’emanazione di alcuni ordini esecutivi presidenziali ha, da una parte, decretato l’esistenza di solo due sessi biologici, maschio e femmina, con il conseguente obbligo di eliminare qualunque riferimento all’identità di genere nei documenti federali; dall’altra, ha abolito tutti i programmi di promozione della diversità, equità e inclusione (Diversity, Equity, Inclusion – DEI) nelle attività federali.3 Per questo motivo, molte pagine web gestite da agenzie federali sono state oscurate per cercare ed eliminare qualunque riferimento all’identità di genere e ai programmi DEI. Inoltre, è stato chiesto a tutti i ricercatori dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di bloccare i propri articoli inviati a riviste scientifiche, in modo da verificare che i termini utilizzati fossero coerenti con gli ordini esecutivi.4 Va sottolineato che l’amministrazione Trump non ha mai stilato una lista esaustiva dei termini vietati, lasciando alle diverse agenzie la responsabilità di decidere quali documenti non fossero allineati con gli ordini esecutivi. Ciò ha causato la nascita di miriadi di liste non ufficiali, che contengono termini anche non direttamente associati all’identità di genere e ai DEI (un esempio per tutti: bias) e il cui divieto rende sostanzialmente impossibile anche solo scrivere un protocollo di ricerca nell’ambito della sanità pubblica.5
Licenziamenti di massa a carico del personale delle agenzie federali
Il 14 febbraio, circa 25.000 dipendenti federali hanno ricevuto un’e-mail di licenziamento immediato con l’accusa di scarso rendimento; nella maggior parte dei casi, si trattava di dipendenti assunti da meno di due anni o appena promossi a un nuovo ruolo, i quali godono di minori tutele dal punto di vista giuridico. Nel giro di pochi giorni, molte agenzie hanno perso tra il 5% e il 10% dei propri dipendenti, il che ha causato la temporanea interruzione delle loro attività.6 A fine marzo, due giudici federali hanno dichiarato i licenziamenti illegittimi, ma in seguito la corte suprema ha bloccato l’ordine di riassunzione, per cui la situazione è attualmente in stallo.7 Una seconda ondata di licenziamenti è iniziata il primo aprile, coinvolgendo decine di migliaia di lavoratori. Nel caso dello Human Health Service (HHS), il dipartimento che include le diverse agenzie sanitarie, si prevede una riduzione del 25% dei dipendenti.8
Taglio dei finanziamenti federali alle università
La National Science Foundation (NSF) e i National Institutes of Health (NIH) costituiscono le più importanti fonti di finanziamento della ricerca condotta nelle università americane e sostengono anche diverse collaborazioni internazionali; da mesi, però, questi fondi sono in gran parte bloccati9. A fine gennaio, le agenzie hanno ricevuto l’indicazione di verificare che i progetti finanziati fossero congruenti con le nuove direttive prima di erogare i pagamenti. Un successivo ordine esecutivo ha stabilito di ridurre i costi indiretti (per esempio, quelli relativi a elettricità, manutenzione degli edifici, spese amministrative) dei finanziamenti federali al 15%, rispetto agli attuali valori che variano tra il 50% e l’80%: una situazione che renderebbe la conduzione della ricerca impossibile nella maggior parte degli atenei. All’inizio di aprile, un giudice federale ha emesso una sentenza che dovrebbe annullare definitivamente i tagli, ma l’NIH ha recentemente fatto appello contro questa decisione.9
Nel frattempo, l’attacco alle università è diventato diretto ed è ulteriormente aumentato di intensità. Sfruttando il divieto di discriminazione all’interno dei programmi finanziati con fondi federali, l’amministrazione ha tagliato 400 milioni di dollari alla Columbia University, accusandola di non aver impedito atti di antisemitismo durante le proteste universitarie. Attualmente, tutti i fondi federali sono bloccati e ai ricercatori non è possibile partecipare a nuove domande di finanziamento, nonostante l’università avesse accettato le condizioni dettate dall’amministrazione Trump.9 Decine di altri atenei sono attualmente sotto indagine per lo stesso motivo e alcuni hanno già perso importanti quantità di denaro. Al contrario della Columbia, l’Università di Harvard ha deciso di difendersi in tribunale, sostenendo che il primo emendamento proibisce di bloccare contratti governativi per motivi ideologici.9 La decisione di Harvard è maturata dopo che si è vista consegnare da parte dell’amministrazione una serie di richieste inaudite, che includevano un controllo governativo sulle procedure di assunzione del personale e di ammissione degli studenti, oltre che l’obbligo di affidare a soggetti esterni la responsabilità di implementare politiche per garantire una sufficiente “diversità di opinioni” all’interno di dipartimenti e corsi di studio.10 La presa di posizione di Harvard ha galvanizzato decine di altre università, che stanno ora valutando di mettere in comune le proprie risorse legali ed economiche per difendersi in maniera più efficace.11 La scorsa settimana, più di 150 atenei hanno firmato una dichiarazione in cui denunciano «un abuso di potere e un’interferenza politica senza precedenti» da parte dell’amministrazione.12 Trump, da parte sua, ha ulteriormente inasprito il conflitto firmando nuovi ordini esecutivi che regolamentano in maniera più rigida le donazioni alle università e modificano il sistema di accreditamento dei college, un aspetto strategico sia per poter successivamente negare i finanziamenti federali sia per controllare i contenuti dei programmi di studio.12
Espulsione degli studenti e ricercatori stranieri
Nel corso di questa lotta, studenti e ricercatori stranieri sono diventati un obiettivo preferenziale per l’amministrazione Trump. A partire da aprile, il governo ha annullato visti e permessi di soggiorno di migliaia di studenti internazionali. Spesso, né gli studenti né le università presso le quali questi erano iscritti sono stati informati preventivamente, impedendo quindi la possibilità di fare ricorso contro la decisione. In molti casi, si tratta di giovani coinvolti nelle proteste filopalestinesi dei campus o che hanno espresso pubblicamente delle opinioni politiche, verso i quali non pendeva alcuna accusa formale di aver violato la legge. A volte, si tratta invece di persone i cui nominativi si trovavano nel casellario giudiziario (per esempio, per aver guidato in stato di ebbrezza oppure oltre i limiti di velocità consentiti); in molti altri casi, però, non è nota quale sia la motivazione alla base della cancellazione del permesso di soggiorno. Tutti questi studenti rischiano non solo l’espulsione, ma anche il carcere e la deportazione in Paesi diversi da quello di origine.13,14 Gli attacchi agli studenti internazionali, oltre a inserirsi nella più ampia politica di Trump contro l’immigrazione, costituiscono un’ulteriore strategia per colpire le finanze delle università. Negli Stati Uniti, si contano più di un milione di studenti internazionali, le cui rette generano guadagni per gli atenei superiori a 40 miliardi di dollari.15 In questo senso, è eloquente il fatto che l’amministrazione Trump stia discutendo della possibilità di vietare del tutto l’ammissione alle università di studenti internazionali che abbiano mostrato un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti delle proteste filopalestinesi.16 Mentre occorrerà aspettare l’inizio del nuovo anno accademico per conoscere con esattezza gli effetti di tali politiche sulle iscrizioni alle diverse università, il mutato clima politico nei confronti dei ricercatori internazionali si sta già traducendo in quella che potrebbe diventare una vera e propria diaspora scientifica. Nel mese di marzo, le domande di partecipazione per posizioni di lavoro in Europa da parte di ricercatori residenti negli Stati Uniti sono aumentate del 32% rispetto all’anno precedente; nello stesso periodo, le domande di ricercatori europei verso istituzioni americane si è ridotto del 41%.17
Nomina di personaggi controversi alla guida delle agenzie
Sotto la guida di Robert Kennedy Jr, nominato Segretario dell’HHS, le diverse agenzie federali di carattere sanitario hanno iniziato a prendere una serie di decisioni controverse. I CDC hanno dichiarato l’intenzione di voler condurre un nuovo studio su vaccini e rischio di autismo, anche se la comunità scientifica ha escluso da tempo la possibilità che questa associazione esista. L’NIH, d’altra parte, ha interrotto i finanziamenti sulle ricerche riguardanti esitazione vaccinale, HIV e COVID-19, e si teme che anche gli studi sui vaccini a mRNA possano essere fermati presto.18,19 Al contempo, viene pubblicizzato l’imminente lancio di un progetto ambiziosissimo, basato su un grande numero di fonti informative che, secondo Kennedy Jr, sarà in grado di svelare le cause dell’autismo entro la fine di quest’anno (sic).20 Da parte sua, la Food and Drug Administration sta valutando se richiedere alle case farmaceutiche la conduzione di nuovi clinical trial per confermare l’efficacia di vaccini contro il COVID-19 già precedentemente approvati.21 A causa di tutto ciò, l’American Public Health Association, Treatment Action Group e Doctors for America hanno chiesto pubblicamente le dimissioni di Kennedy Jr; all’appello si è recentemente accodata anche la rivista The Lancet.22
Le politiche di Trump sulla scienza e la salute hanno effetti globali e di lungo periodo
Le conseguenze delle decisioni prese dall’amministrazione Trump rischiano di avere ripercussioni ben al di fuori dei confini americani. Si stima che l’interruzione dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti a progetti di assistenza umanitaria nell’ambito di HIV, tubercolosi e salute materno-infantile potrebbero tradursi in 25 milioni di morti nel corso dei prossimi 15 anni.23 Gli effetti associati con altre decisioni, come l’uscita dagli accordi di Parigi e dall’OMS, sono più difficili da prevedere in maniera accurata, ma si prospettano devastanti. Al contempo, i primi cento giorni di presidenza hanno reso evidente che i danni all’impalcatura della ricerca scientifica e a coloro che al suo interno vi lavorano non sono accidentali, ma rappresentano un preciso obbiettivo politico. È di alcuni giorni fa la notizia che il Dipartimento di Giustizia sta inviando lettere a diverse riviste scientifiche, mettendo in discussione le loro politiche editoriali, sottolineando le loro responsabilità di informare correttamente i lettori, in particolare chiedendosi quale spazio venga concesso a “punti di vista divergenti” su questioni controverse. I giornali Chest, New England Journal of Medicine e Obstetrics&Gynecology hanno confermato di aver ricevuto tali comunicazioni, ma si ritiene che il fenomeno sia molto più esteso.24 Oltre all’ovvio intento intimidatorio, questa nuova strategia (così come anche alcune delle richieste indirizzate ad Harvard, menzionate precedentemente) suggerisce una grottesca concezione della scienza, simile a un talkshow dove sarebbe necessario imporre una par condicio, in modo da permettere anche alla minoranza di esprimere la propria opinione e ristabilire così una presunta neutralità perduta. Questa visione ignora completamente gli strumenti dei quali la comunità scientifica si è dotata nel corso del tempo per valutare le diverse ipotesi e giungere a un consenso nell’interpretazione dei fenomeni naturali; strumenti che, nonostante tutti i loro limiti, costituiscono il vero motore dell’accrescimento delle conoscenze. Peraltro, c’è una diretta corrispondenza tra questo tipo di visione e il concetto di alternative fact, propugnato dallo stesso Trump durante il suo primo mandato. In un libro del 2018, il filosofo McIntyre suggeriva che tale narrativa della scienza non fosse una conseguenza della post-verità, ma piuttosto ne costituisse uno degli elementi fondativi.25 Al di là degli effetti sugli aspetti materiali dell’attività scientifica (le istituzioni, i fondi, il numero di ricercatori), ciò che rischia di venir messo in pericolo dall’amministrazione Trump è il concetto stesso di Scienza. Se questo sovvertimento dovesse avvenire, difficilmente rimarrebbe confinato sul suolo americano, anche considerata la diffusione globale che, sotto varie forme, il negazionismo scientifico ha ottenuto negli ultimi anni. Da questo punto di vista, il contributo di Gianluigi Ferrante e colleghi pubblicato in questo numero26 è interessante, perché si inserisce all’interno di un fenomeno più ampio di resistenza attiva, condotto da parte della comunità scientifica internazionale secondo modalità differenti, che vanno dalla denuncia degli abusi alla conservazione di dati che rischiano di andare perduti, fino alla continuazione di filoni di ricerca invisi all’attuale governo americano. Alcuni anni fa, E&P ha ospitato un dibattito sul complesso rapporto tra scienza e valori, nel quale ci si chiedeva se l’indipendenza di cui ha goduto tradizionalmente la scienza all’interno della società non dovesse essere rimodulata, per meglio allinearsi alle nuove necessità di cittadini e istituzioni.27-29 L’avvento della nuova America di Trump sottolinea quanto gli interrogativi sollevati allora siano più che mai attuali e ci ammonisce sull’urgenza di trovare possibili soluzioni.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia
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fonte: https://epiprev.it/editoriali/cento-giorni-di-presidenza-trump-i-rischi-per-la-scienza