Sanità. La via maestra è il territorio. di Fulvio Lonati

Il Covid-19 l’ha insegnato: abbiamo bisogno di un servizio sanitario nazionale adeguatamente organizzato, dotato e finanziato, in particolare nella sua componente territoriale. Ciò non solo per far fronte alle future, purtroppo tutt’altro che improbabili, emergenze epidemiche, ma anche per tutelare e promuovere la salute delle comunità e dei singoli, specialmente di quelli più fragili, in tutte le regioni, per tutte le fasce d’età, con modalità e qualità omogenee. Ciò per salvaguardare equità, solidarietà e universalismo del servizio sanitario nazionale.

Sono necessarie rilevanti riforme di assetto del sistema, combinando innovazione tecnico-organizzativa con un deciso orientamento verso la salute e la partecipazione comunitaria territoriale.

È necessario inoltre un nuovo equilibrio fra Stato e Regioni che la riforma del titolo V non ha assicurato, aumentando le diseguaglianze regionali che potrebbero essere ulteriormente inasprite dall’attuazione dell’autonomia differenziata.

Ecco che cos’è per noi la via maestra. 

Attivare prontamente i distretti e le case della comunità

– Porre il baricentro della cura nel luogo in cui il cittadino vive: la propria casa.

– Basare la programmazione su coincidenza territoriale tra distretti sanitari e ambiti Tterritoriali sociali.

– Definire i territori e i progetti attuativi delle case della comunità.

– Analizzare bisogni e risorse delle comunità e pervenire a profili e piani di salute condivisi con tutti i soggetti.

– Attivare équipe multiprofessionali e multisettoriali.

– Coinvolgere operatori sanitari e sociali con il terzo settore e i nuclei attivi della comunità per una governance condivisa.

– Riformare le cure primarie con precise indicazioni e supporti per il lavoro di cura interprofessionale.

– Realizzare le centrali operative territoriali e i punti unici di accesso e accoglienza.

– Attivare progetti di promozione della salute, di sviluppo di comunità sane e di vivibilità ambientale, coinvolgendo la popolazione.

Superare il definanziamento del Ssn investendo sul personale, sulle tecnologie e sulla riorganizzazione

– Sbloccare le assunzioni nel pubblico, semplificare e razionalizzare i rapporti contrattuali-convenzionali con ruoli unici e unificanti.

– Adeguare i livelli stipendiali.

– Rifinanziare il Ssn, i livelli essenziali delle prestazioni sociali e i fondi nazionali per le politiche sociali, anche abolendo le agevolazioni fiscali per la sanità integrativa.

– Qualificare il personale in relazione ai bisogni locali e con competenze collaborative, comunicative, progettuali e valutative oltre che tecnico-specialistiche.

– Adeguare gli accessi ai diversi percorsi di laurea, specializzazione e qualificazione.

– Investire in telemedicina e teleassistenza e nel sostegno alla domiciliarità.

 Riportare il privato accreditato al ruolo integrativo del pubblico

– Programmare l’offerta pubblica esclusivamente rispetto ai bisogni di salute della popolazione, a cui possono concorrere, solo con ruolo integrativo, i privati accreditati: la competizione fra privati accreditati e servizi pubblici è incompatibile con la sostenibilità del Ssn.

– Introdurre strumenti adeguati per regolare la mobilità interregionale.

– Rendere trasparente l’individuazione dei privati accreditati nel rigoroso rispetto della programmazione.

– Limitare il ricorso alle esternalizzazioni, riservandole alle attività non sanitarie e scoraggiare fortemente il ricorso all’appalto.

Fulvio Lonati, portavoce dell’Alleanza per la riforma delle cure primarie in Italia

fonte:https://www.collettiva.it/copertine/italia/2023/10/03/news/via-maestra-territorio-manifestazione-7-ottobre-3432291/

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