GIUSTIZIA MINORILE IN ITALIA, “GUARIRE I CILIEGI”: il quinto rapporto di Antigone sugli Istituti Penali per Minorenni

“La giustizia penale minorile continua a essere un modello che punta non sul carcere e questa è una buona notizia”. A dirlo è stato Patrizio Gonnella introducendo la presentazione di “Guarire i ciliegi”, il quinto rapporto di Antigone sugli Istituti Penali per Minorenni, avvenuta nella mattinata di oggi all’interno della Comunità Borgo Amigò, un luogo che incarna quello che per Antigone deve essere l’obiettivo ultimo della giustizia minorile: dare risposte sul terreno sociale e non penale.

Non a caso il titolo del rapporto ha rappresentato un omaggio alla canzone “Un medico” di Fabrizio De André, dove il protagonista da bambino aveva il sogno di guarire i ciliegi. “Compito del sistema della giustizia minorile – ha spiegato Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e curatrice del rapporto – è infatti quello di proteggere i sogni dei ragazzi, promuovere per loro ogni possibilità futura, facendo sì che il giovane percepisca di avere davanti a sé tutte le alternative di vita aperte e non si senta stigmatizzato e costretto dall’esperienza penale”.

Un obiettivo che il sistema della giustizia minorile italiano ha fatto in gran parte suo. A testimoniarlo ci sono i numeri. Al 15 gennaio 2020 i minori e giovani adulti detenuti nei 17 IPM italiani erano 375. Raramente le presenze sono scese sotto le 400 unità (dunque il dato attuale è un dato quasi eccezionale) ma, altrettanto raramente, sono salite sopra le 500. Rispetto ai suoi vicini di dimensioni rilevanti l’Italia ricorre alla detenzione in maniera residuale. In Francia e Germania, nel 2017, gli istituti di pena per minori ospitavano 794 persone detenute; nel Regno Unito 895. In Italia 452.

“Numeri bassi che sono una buona notizia – come ha evidenziato ancora Gonnella – e che si accompagnano ad una diminuzione anche dei numeri della criminalità minorile”. Fra il 2014 e il 2018 le segnalazioni da parte delle forze di polizia all’autorità giudiziaria riguardanti i delitti commessi da minori sono infatti diminuite dell’8,3%, passando da oltre 33.300 nel 2014 a 30.600 nel 2018. Fra i delitti calano gli omicidi volontari (-46,6%) e colposi (-45,4%), i sequestri di persona (-17,2%), i furti (-14,03%), le rapine (-3,9%) e l’associazione per delinquere (-82,5%). Preoccupa invece la crescita, rispetto al 2014, dei minori segnalati per associazione di tipo mafioso (+93,8%: erano 49 nel 2014, sono diventati 95 nel 2018). A fronte di queste segnalazioni gli imputati minorenni sono per il 70% italiani (tra questi il 40% è nato nel Nord Italia) e per il 30% stranieri. Tuttavia si registra una sovra-rappresentazione di questi ultimi negli IPM. Gli stranieri rappresentano infatti il 57,1% dei ragazzi e delle ragazze recluse.

A fronte di questo scarso utilizzo della detenzione negli Istituti Penali per Minori, un ruolo rilevante è quello costituito dalle comunità di accoglienza nell’ambito delle quali oggi sono inseriti 1.104 ragazzi provenienti dall’area penale. La loro presenza è quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni, e questi numeri hanno fatto del sistema delle comunità un asse portante del sistema della giustizia minorile nel nostro paese.

La maggioranza dei ragazzi entra in comunità in misura cautelare. Un gruppo più ristretto arriva invece in comunità provenendo dagli IPM. Circa il 20% del totale dei ragazzi che entra in comunità lo fa nell’ambito di un progetto di messa alla prova. Tuttavia, anche in caso di reclusione in IPM, la vita detentiva è spesso ricca di attività che aiutano i giovani a guardare al futuro con maggiore speranza.

“Per grande parte la prassi dentro gli IPM non ha dovuto aspettare 43 anni per avere un ordinamento penitenziario specifico per le carceri minorili – ha spiegato Susanna Marietti durante la presentazione del rapporto. Durante gli anni passati, con il nostro Osservatorio abbiamo riscontrato pratiche avanzate, che il decreto dell’ottobre 2018 si è limitato a codificare ma che erano arrivate ben prima delle norme. Però oggi si può e si deve fare un salto in avanti, verso un modello di detenzione, fino a quando questa continuerà ad esistere nel sistema minorile, che ha davvero le potenzialità per affermarsi come rivoluzionario e per allargarsi un domani anche al di fuori degli istituti per minori. Come molte volte è successo in passato, la giustizia minorile può costituire il cuneo dal quale allargare le maglie del sistema in generale”.

Il rapporto completo con le schede degli istituti e i video con le immagini girate dentro le carceri si trova sul sito www.ragazzidentro.it

A questo link la cartella stampa.

fonte: ANTIGONE

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